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Maila Semeraro/Woman in black

Pubblicato da: Categoria: COVER

4
OTT
2013
Ama Etta James e Ray Charles, canta con Mengoni e ha un debole per il compianto Alex Baroni, a cui ha dedicato un album. La giovane artista martinese ci parla di sé. Partendo dal nome
 
Il suo nome significa “bellissima” in finlandese, ma Maila Semeraro, cantante ventitreenne, ha anche un notevole talento e un grande senso dell’umorismo. Simpatica, spigliata e allegra, Maila nonostante la giovane età ha dimostrato, nel corso di quest’intervista, di avere le idee molto chiare su ciò che la musica rappresenta per lei, raccontandoci dei diversi stili in cui si è cimentata prima di approdare al soul e dare così sfogo alla sua voce black. Martinese trapiantata a Roma, è  convinta che l’arte sia la migliore forma per esprimersi; per questo non lascia nulla al caso e cerca costantemente di migliorarsi. Ha imparato le migliori tecniche canore; ha fatto numerosissime audizioni, facendo della concorrenza uno strumento utile per continuare ad apprendere; e per otto anni ha studiato danza, disciplina che le ha fatto acquistare una maggiore consapevolezza del suo corpo e ottenere una perfetta capacità di gestione dello spazio e dei movimenti durante un concerto. Così come, del resto, i numerosi stage a cui ha partecipato, tra cui quello sul movimento scenico tenuto da Graziano Galatone. Che dire? Un’artista completa ed eccellente che saprà ritagliarsi ben presto uno spazio nel campo della musica nazionale e non.
 
Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
«In casa mia la musica è sempre stata presente. Mio padre oltre a cantare, suonava la chitarra e la tastiera e ricordo che da piccola intonavamo insieme “Azzurro” di Celentano. Credo sia stato lui a portarmi sulla strada della musica e ritengo che non potesse essere altrimenti. Quando si è abituati da sempre a essere a contatto con un’arte tanto bella non si può non farla propria».
 
E dalle prove con tuo padre, che hai definito il tuo “personal trainer”, sei passata ben presto a studiare.
«Esatto. Avevo quattordici anni quando mi sono iscritta a scuola di canto e ho iniziato a studiare con la grande Connie Valentini, un’artista straordinaria e una persona fantastica. Ogni lezione era un’emozione, perché Connie era davvero in grado di trasmetterti la passione e la voglia di cantare, lo faceva con il cuore. Mi ha insegnato le più disparate tecniche canore, i meccanismi del corpo, così come ad avere la tipica “mentalità del cantante”, quella capacità di entrare in tutto e per tutto nella musica. Passavamo da Norah Jones ad Anouk, affrontando generi e stili completamente diversi tra loro e questo mi è servito molto anche a capire per quale fossi maggiormente portata».
 
Giovanissima, ti sei trasferita a Roma…
«Già. Ho lasciato la mia Martina Franca per andare a vivere nella capitale, anche se torno spesso qui. Lo scorso giugno per esempio ho partecipato alla Festa della Musica con Aldo Di Paolo e faccio volentieri diverse serate nei locali. A Roma ho continuato a studiare canto con Fulvio Tomaino, un eccezionale bluesman, con il quale ho affinato la mia tecnica vocale e soprattutto sono andata alla ricerca di un suono particolare. Se da ragazzina cantavo i brani più gettonati, quelli che si sentivano anche nei corridoi della scuola, a Roma ho scoperto di essere una grande appassionata di soul e di amare moltissimo Ray Charles, Aretha Franklin, Etta James e Stevie Wonder».
 
Sono una profana della musica, ma mi sembra di intuire che hai una voce piuttosto “nera”.
«È così, e sto incentrando tutto su quello. Il mio percorso artistico è interamente orientato verso il genere black. Inoltre, quando ascolto un cantante che adoro, mi piace sapere tutto della sua vita, spesso così differente dalla mia. Mi incuriosisce conoscere ogni aspetto del suo percorso musicale e non solo».
 
Credo che Roma dal punto di vista artistico offra molto.
«Effettivamente sì, si respira musica e arte in ogni angolo e ti mette di fronte a moltissime opportunità. C’è una larga concorrenza, ma è un tipo di competizione positiva, quella che ti spinge a dare sempre il meglio di te e a migliorarti giorno dopo giorno. Si ha l’occasione di incontrare molti musicisti e di mettere in piedi numerose collaborazioni, di andare in giro con dei trii, di fare duetti e addirittura ho in programma un ottetto di voci. Dopo essermi iscritta al D.A.M.S. ed essermi laureata in Storia della Musica, sono stata inserita immediatamente nelle audizioni. Provini ovunque. Già all’università, inoltre, insieme ad altri ragazzi abbiamo costituito un gruppo jazz, il “Dams jazz band”, e abbiamo sempre ottenuto ingaggi in Ateneo, così come alle inaugurazioni della biblioteca, delle varie sale. L’ultima è stata spettacolare».
 
Racconta.
«Siamo stati chiamati per inaugurare l’Aula Magna della Facoltà di Architettura di Roma Tre e per l’occasione era stata ingaggiata la River City Brass Band. Ho avuto l’opportunità di cantare insieme a questa meravigliosa orchestra ed è stato fantastico. Un’emozione unica».
 
A proposito di opportunità, so che in passato hai provato a entrare ad Amici.
«Sì, è stato diverso tempo fa. Ero ancora minorenne, avrei compiuto diciotto anni poche settimane dopo e insieme a un’amica andai a fare il provino. Superai diverse selezioni e poi, proprio alla fine, non ce l’ho fatta. Mi sono fermata subito prima della puntata iniziale, quella in cui viene formata la classe. Pazienza».
 
Cosa pensi dei talent show come, appunto, Amici o XFactor?
«Non sono contraria a questo genere di programmi anche se ci sono alcuni aspetti negativi per una persona che ama davvero la musica. Nei talent il personaggio viene costruito ad arte e diventa uno strumento per il business delle etichette e delle case discografiche. Con questo non voglio dire che sia sbagliato, sono espedienti commerciali e si sa che spesso si deve sottostare alle logiche del mercato, bisogna offrire al pubblico quello che il pubblico desidera. Però è una soluzione che rischia di ingabbiare l’artista e di non farlo esprimere al meglio. L’ideale sarebbe trovare un produttore in grado di venire incontro alle volontà artistiche del cantante. Sarebbe un connubio perfetto».
 
Parlando di talent, un po’ di tempo fa sei stata la corista di Marco Mengoni.
«Che esperienza magnifica! È accaduto nel 2009 e per me era un periodo particolarmente zeppo di impegni, tra la tesi di laurea, esami, concorsi, audizioni e chi più ne ha, più ne metta. Lo stress era talmente tanto che i capelli mi si arricciavano da soli (ride, ndr). In ogni caso, a un certo punto mi arriva una telefonata da Massimo Calabrese, noto produttore, il quale mi chiede di fare la corista per Marco… il giorno dopo! Vi lascio immaginare la mia reazione. Naturalmente ho accettato e a quel punto ha avuto inizio una settimana di full immersion in sala di registrazione per prepararci al concerto che si sarebbe tenuto a Ronciglione, il paese d’origine di Mengoni. Come forse saprete, prima della finale di XFactor, i concorrenti ancora in gara tengono un concerto nella propria città. Marco ci ha raggiunto mezz’ora prima dell’esibizione e abbiamo avuto modo di provare con lui».
 
Che tipo è?
«Inizialmente appare molto timido, riservato, sulle sue. Ma poi, non appena inizia a cantare sprigiona un’energia che non ti saresti mai aspettato. Dal punto di vista tecnico e vocale, poi, è molto preparato, ha una voce incantevole e un timbro piuttosto particolare. Credo che di tutti quelli usciti dai talent lui sia effettivamente uno dei migliori».
 
So che un altro cantante italiano, scomparso purtroppo prematuramente, è entrato nel tuo cuore.
«Alex Baroni, già. Quando ero alle superiori ho inciso un album, “Ascoltami” dedicato proprio a questo grande cantante. Nel cd sono presenti molte cover e due inediti: “Ascoltami”, che dà il titolo all’album, scritta insieme a mio padre, e “Sognando”, brano che poi ho portato al 4° Festival Estivo della Canzone. Qualche anno dopo ho scoperto che il suo produttore era proprio Massimo Calabrese, con cui ho avuto modo di collaborare negli anni successivi. Grazie a quell’album ho conosciuto inoltre la famiglia di Baroni, con cui si è creata un’incredibile alchimia».
 
Cosa vedi nel tuo immediato futuro?
«Beh, al momento c’è un trio con cui stiamo facendo delle prove e speriamo molto altro ancora. Non nascondo, tuttavia, di pensare anche all’insegnamento: trasmettere ciò che io ho imparato e contribuire alla formazione artistica di un’altra persona sarebbe splendido. Certo, dovrò continuare a studiare, anzi… temo di non dover smettere mai. Come si dice, gli esami non finiscono mai. È proprio vero.»
 
Possiamo sperare nel secondo album?
«Perché no? Anzi, prometto che mi metterò al lavoro quanto prima. Nel frattempo farò tutto il possibile per cercare di coronare il mio sogno: diventare una cantante con la “C” maiuscola!».
 
 


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