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Taranto/Se crollasse la città

Pubblicato da: Categoria: COVER

20
DIC
2013
Gli ultimi crolli in città vecchia sono solo l'ennesima dimostrazione di come il destino di un unicum storico e architettonico come l'”isola” possa essere lasciato totalmente a se stesso. Non stupisce affatto ciò che è accaduto in queste ultime settimane, diretta conseguenza dell'abbandono assoluto in cui versa da anni, con pochissime eccezioni, il centro storico di Taranto. Continua a stupire invece come mai non si provveda ancora a mettere urgentemente in sicurezza i tantissimi stabili che, come l'ultimo crollato in via di Mezzo e prima ancora quello in Postierla via Nuova, sono ancora miracolosamente in piedi nonostante al loro interno i solai siano ceduti e all'esterno presentino evidenti lesioni strutturali. Il rischio ora è che il problema si trasformi da una doverosa questione di tutela del patrimonio architettonico e di recupero della memoria storica a una necessaria ed urgente questione di difesa della pubblica incolumità. 
Certo, la scelta compiuta dell'amministrazione comunale di stornare dai fondi della rigenerazione urbana in città vecchia oltre 4 milioni di euro dei circa 7 a disposizione da devolvere invece per la ristrutturazione del teatro Fusco, non facilita la risoluzione del problema. Pur comprendendo ma non approvando minimamente le ragioni che hanno portato a questa decisione, figlia di scelte scellerate compiute nel recente passato e per le quali stiamo pagando e continueremo a pagare le conseguenze, non si può che affermare che si sia trattato di una pessima virata a 180 gradi rispetto alle aspettative di tutti, cittadini, professionisti, rivolte nei confronti delle politiche di rigenerazione in città vecchia che l'amministrazione comunale aveva prospettato per i prossimi anni. Quelle iniziative intese a fornire al centro storico tutte le dotazioni infrastrutturali necessarie per dare l'avvio, insieme all'indispensabile intervento degli investitori privati, a tutte le opere di rigenerazione e riqualificazione edilizia e urbanistica utili per salvare l'isola dal degrado ormai cronico in cui versa. 
Ed è proprio sulle politiche di rigenerazione urbana che si deve guardare con fiducia, unico tra i sistemi di riqualificazione urbana in grado di ridisegnare il futuro di quartieri centrali ma aggrediti da abbandono, capace di non calarsi dall’alto e di coinvolgere dal basso la popolazione in un processo di rinascita e di ricostruzione di valori e dignità del vivere civile.
Eppure, vi sono alcune “isole” nell’isola, dove i tentativi di recupero hanno avuto successo. Il caso di Salita San Martino rappresenta un fenomeno a cui guardare con attenzione perché, al di là delle “anomale” procedure seguite, si configura come un felice esempio di rigenerazione urbana portata a compimento dagli stessi cittadini della città vecchia con i propri mezzi. 
Gli strumenti ci sono, tutte le azioni di monitoraggio e di schedatura del patrimonio costruito sono state compiute e sono anche piuttosto recenti. E’ necessario procedere a interventi di riqualificazione generalizzati che partano, innanzitutto, da una messa in sicurezza di tutto il patrimonio di proprietà pubblica e che, per l’immenso patrimonio privato, obblighi i proprietari almeno a interventi minimi di consolidamento e di decoro. 
Senza tali interventi minimi ogni azione volta alla riqualificazione dell’immagine del centro storico può divenire vana.
Ma ciò non è comunque sufficiente. E’ giunto il momento di pensare a una programmazione nel medio-lungo periodo che, partendo da ciò che di prezioso è stato fatto nel passato, in termini di pianificazione e programmazione, possa aggiornare e adeguare alla situazione attuale gli strumenti urbanistici e attuativi capaci di ridare slancio ai processi di riqualificazione attraverso interventi di restauro, di conservazione, di manutenzione straordinaria di un patrimonio edilizio che, nonostante il degrado, mantiene intatta la sua carica di significati e di valori culturali.
Un processo virtuoso teso a un graduale ripopolamento del centro storico, non può che passare poi per una visione del centro storico come contenitore di contenuti e funzioni pubbliche. In tal senso l’insediamento universitario all'interno dell'ex  Convento di San Francesco, la nascita di strutture di accoglienza turistica e di alcuni nuovi locali commerciali hanno ridato nuova vita e nuovo dinamismo a una parte importante della città vecchia. Ma senza una riqualificazione complessiva, e programmata, ogni intervento rischia di diventare episodico. 
*Presidente Ordine Architetti di Taranto
 


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