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Egidio Zingarelli/Diamo molto, non multe

Pubblicato da: Categoria: COVER

3
GEN
2014
Nominato da poco a capo della Polizia locale di Martina Franca, si ritrova a gestire il territorio di uno dei comuni più grandi d’Italia con un personale sottodimensionato, ma alle contravvenzioni preferisce l’educazione
 
 
Comandante Zingarelli, nell’arrivare a Martina Franca, che città ha trovato?
«Ho trovato come al solito dei problemi, gli stessi presenti in ogni città dove ho prestato servizio, ma problemi risolvibilissimi. La città di Martina Franca, devo essere sincero, è sempre stata per me una bella città. Arrivando ho percepito un po’ di rammarico perché gli addetti ai lavori ritenevano che la città, negli ultimi anni, avesse perso molto, anche se, devo dire, è una cosa che dall’esterno non si percepiva. Martina è una città grande, importante, che muove una serie di interessi, una massa di persone non indifferente, ed è giusto che abbia un comando di Polizia Locale all’altezza e posso dirle che stiamo lavorando per questo».
 
Che corpo di Polizia Locale si è trovato a gestire?
«Devo essere sincero: un buon corpo di polizia locale. Chiaramente una città di 50mila abitanti con un agro sconfinato come quello di Martina Franca, uno dei comuni più grandi d’Italia, avrebbe bisogno di un corpo di polizia locale molto più numeroso. La stessa norma prevede un vigile ogni mille abitanti, quindi dovremmo essere almeno in cinquanta. A Martina Franca, invece, siamo in 26, Comandante compreso. Chiaramente con cinquanta componenti in comando riusciremmo a dare alla cittadinanza una risposta sicuramente più efficace, più efficiente, più consona alle sue necessità».
 
C’è collaborazione tra voi e la città?
«Ho notato che è stata apprezzata da parte della città tutta una serie di iniziative che abbiamo attuato ultimamente, come i posti di controllo al codice della strada, il controllo assiduo al commercio ambulante e abusivo o il ripulire gli incroci della città da tutta una serie di cartelli pubblicitari abusivi. Sono state attività molto apprezzate dalla cittadinanza, e questo sinceramente mi ha reso davvero felice. Non nascondo però che in questo senso c’è ancora molto lavoro da fare. Io ho una concezione della Polizia Locale votata alla comunità, nel senso che noi dobbiamo cercare di interpretare i bisogni della cittadinanza.
Non avendo la struttura né la formazione, non vogliamo arrogarci nessuna prerogativa che sia di altra forza dell’ordine, ma abbiamo sicuramente la cultura e la preparazione per poter essere degnamente Polizia di prossimità, ovvero attuando il contatto col cittadino nel quotidiano. Credo tantissimo nella divisione netta delle competenze tra le Polizie Nazionali e Locali».
 
Se le dico “social network”, tocco un tasto dolente?
«Da certi versi sì, per altri no. Diciamo che questi ambienti, chiamiamoli così, ci consentono di monitorare in maniera più precisa gli eventuali malumori della gente e ci consentono di arrivare a migliorarci. Per altri versi dobbiamo assistere, nostro malgrado, ad affermazioni molto spesso ingenerose nei nostri confronti perché, probabilmente, l’ambiente del social network non controllato e non moderato adeguatamente lascia libero sfogo ad asserzioni che non hanno fondamento. Questo ci duole perché, mi creda, noi diamo l’anima tutto il giorno quando veniamo a lavorare. Certo ultimamente si assiste a un sentimento sfrenato della gente che ce l’ha con le istituzioni e con tutti coloro i quali rappresentano e lavorano al servizio delle istituzioni, ma nel nostro cuore noi sappiamo di fare il nostro dovere. Martina è una città esigente, perché è una bella città che da sempre viene vista come un punto di riferimento in tutta la Puglia, oltre a essere conosciuta a livello nazionale e internazionale».
 
Lei è avvocato, vero?
«Sì, ho fatto questa professione per dodici anni».
 
Quindi possiamo dire che al fascino della toga ha preferito quello della divisa.
«Ebbene lo confesso, un po’ come quando si è bambini e si hanno dei desideri, io personalmente mi sono sempre sentito votato alla pubblica amministrazione. Per me tornare a casa e sapere di essere stato utile a qualcuno, al cittadino, alla risoluzione di un problema, mi riempie veramente di soddisfazione. Non che la professione non me le desse, ci mancherebbe altro; ero un avvocato affermato, però essere al servizio della cittadinanza mi ha mosso a cambiare la mia professione. Da universitario ho fatto per più anni l’agente a tempo determinato, quindi avevo già avuto modo di sperimentare questo lavoro da semplice agente. Ho un percorso professionale che mi ha consentito di vivere diverse esperienze: ho fatto l’avvocato, sono abilitato all’insegnamento, ho fatto il comandante in diversi comuni della provincia e ora che sono approdato nella città più grande della provincia sono davvero soddisfatto e orgoglioso».
 
Quando è in servizio, si  sente più “Rambo” o più “padre di famiglia”?
«Io credo che buon senso ed equilibrio debbano condire tutte le azioni umane, sempre e comunque. Non bisogna essere molli, ma non bisogna nemmeno infierire sul cittadino. Al giorno d’oggi come tutti sappiamo si vive un momento difficile, la gente vive tutte le cose con animo esasperato e noi ci rendiamo conto che le persone sono cambiate, o per lo meno in questo momento reagiscono in maniera diversa. Noi abbiamo il dovere di avere buon senso più delle altre persone; per cui è necessario, molto spesso, anche mandare giù qualche rospo, far finta di non aver sentito determinate affermazioni, ma lo facciamo nella consapevolezza che questo ci conduce o ci aiuta sostanzialmente a risolvere problemi. Non è assolutamente giusto avere un atteggiamento duro nei confronti della cittadinanza, anche perché la città non se lo merita. Martina è una città civile, una città signorile, che ha necessità di avere una Polizia Locale presente, efficace, efficiente, ma assolutamente non dura».
 
C’è una multa in particolare che le è tanto piaciuto fare?
«No, sinceramente no. La punizione la ritengo sostanzialmente l’extrema raxio. Se è possibile indurre i cittadini, gli utenti della strada, o coloro i quali vengono a contatto con noi a modificare i loro comportamenti, a cercare di avere un atteggiamento più ligio e rispettoso della legge noi siamo ben felici. Io credo nell’educazione alla legalità, non nella repressione. Spesso in tutti i comandi in cui ho prestato servizio mi sono recato nelle scuole, partendo dalle materne fino alle superiori, perché voglio che i bambini e i ragazzi abbiamo un buon contatto con noi e con la legalità. Per esempio ho preparato, con i miei colleghi, tantissimi ragazzi a conseguire il patentino del ciclomotore».
 
Cosa chiederebbe al suo Assessore di riferimento o al Sindaco?
«Più personale. Assolutamente più personale perché così possiamo essere più presenti ed efficienti sul territorio». 
 
Un messaggio per i cittadini?
«Dateci una mano a rendere la città ancora più bella e più civile. La collaborazione con i cittadini, la condivisione delle problematiche, chiaramente con la risoluzione da parte nostra, è sicuramente un aiuto prezioso. Noi abbiamo la necessità di avere la collaborazione dei cittadini, dei commercianti, di tutti coloro i quali agiscono sul  territorio. Così si crea una rete attraverso la quale si veicolano esperienze e informazioni che ci aiutano a risolvere tantissimi problemi, ad arrivare prima sul posto, ad essere più efficaci, ad avere il polso della situazione, a intervenire  in maniera più mirata  più precisa. In poche parole a essere più adeguatamente al servizio della città».  
 



Commenti:

Agostino Convertino 4/GEN/2014

Le multe a martina sono solo una roulette russa dalle molte variabili, non escluso l'umore del vigile coinvolto; rappresaglie punitive che si infliggono solo quando il cittadino si agita. in assenza di telecamere, poi, il senso di frustrazione del malcapitato aumenta; volete la rete per veicolare esperienze? vi fornirò le registrazioni delle telefonate fatte col vivavoce al comando, risultato: ZERO.... Illustrissimo Signor Comandante, mi sembrano propositi nobili ma difficili da mantenere. Vediamo se ha voglia di parlare con me. Poi però, se accetta, deve dare pubblico riscontro delle Sue valutazioni. Agostino Convertino

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