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Esclusiva/ Signornò

Pubblicato da: Categoria: COVER

31
GEN
2014
La storica sentenza del Tribunale di Ferrara inchioda alle proprie responsabilità i Ministeri della Difesa e della Salute. Giustizia è fatta grazie alla tenacia di Santa Passaniti, una madre coraggio, e all’avvocato martinese Francesco Terruli, un professionista di testa e di cuore
 
 
Francesco Finessi, David Gomiero, Francesco Rinaldelli, Erasmo Savino e poi… ancora, ancora, ancora tutti insieme, tutti i quattromila in fila non per una parata d’onore, ma per una storia che disonora lo Stato Italiano. Sono i soldati che hanno pagato a caro prezzo, alcuni anche con la vita, le vaccinazioni fatte durante il servizio militare, con modalità, tempi e controlli sbagliati. Non ne parla nessuno per anni; un militare è un militare e deve tacere e obbedire. Ma nel 2002, il primo giorno di dicembre, nell’ospedale S. Martino di Genova a causa di un linfoma non Hodgkin muore Francesco Finessi, alpino di ventidue anni. Francesco, un ragazzone in buona salute, inizia la sua carriera militare a settembre del 2000 nel Reggimento Edolo di Merano per essere successivamente trasferito al 7° Reggimento Alpini di Belluno. Non parteciperà mai a missioni di “pace” (?) né presterà servizio in zone con la presenza di uranio impoverito (altra causa di tumori e decessi tra i militari italiani). Succede però che, immediatamente dopo la somministrazione della profilassi vaccinale (in un sol giorno fu sottoposto a ben cinque somministrazioni consecutive), nonostante presentasse già una copertura vaccinale per esserne stato sottoposto durante l’infanzia, inizia ad avere vari disturbi: senso di stanchezza, dolori alla schiena, lombalgie, mal di  testa costante. Tutto questo lo costringerà a ricorrere sempre più di frequente alle cure mediche in caserma e fuori. Congedato nel luglio 2001 inizia un calvario fatto di ricoveri all’Ospedale di Ferrara, dove gli veniva diagnosticato il linfoma, fino ultimo presso l’Ospedale di Genova dove viene sottoposto, purtroppo inutilmente, a un intervento di trapianto di midollo spinale. Da quel primo dicembre del 2002 inizia la battaglia di Santa Passaniti, la mamma di Francesco Finessi, la prima a capire che suo figlio è morto per una “malattia provocata”. Sono passati quasi dodici anni da allora; Santa li ha vissuti in trincea a combattere una battaglia durissima, solo per conoscere la verità sulla morte del figlio. Al suo fianco l’avvocato martinese Francesco Terruli,  da anni impegnato a tutelare i diritti di chi è stato vittima di casi simili. Sono stati anni in cui questa “madre coraggio” ha fatto e subito di tutto: dal fare eseguire degli esami sul campione di liquido seminale e sulle cellule staminali del figlio (esami che hanno confermato la presenza di metalli tossici, gli stessi metalli presenti nei vaccini somministrati) al subire pressioni e minacce (“stai attenta perché dalle tue parti, nelle strade c’è molta nebbia e si possono fare incidenti facilmente”); dalle audizioni nelle Commissioni parlamentari d’inchiesta (la prima nel dicembre 2005) al dover scoprire che il libretto sanitario di suo figlio, insieme a quelli di altri militari, era stato falsificato. Per questo episodio, con l’accusa di falso materiale e ideologico, nel novembre scorso è stato condannato a tre anni di reclusione, di cui due condonati, il tenente colonnello Nicola Marchetti, capitano medico degli alpini, che attestò di aver eseguito visite mediche, in realtà, mai effettuate. In tema di audizioni invece, la stessa Commissione Parlamentare d’Inchiesta istituita per valutare le cause di malattia e di morte che hanno coinvolto centinaia di militari italiani, ha evidenziato che le vaccinazioni somministrate ai militari non vengono effettuate secondo i protocolli della Sanità militare e spesso sono causa o concausa delle patologie delle quali i ragazzi risultano affetti e che in alcuni hanno portato al decesso. Così giorno dopo giorno, mentre la storia di Francesco diventa di pubblico dominio, grazie anche all’inchiesta “Vaccinati a morte” di Vittoria Iacovella, giornalista di Repubblica.TV, venivano alla luce nuovi casi del genere come quello di David Gomiero in servizio di leva nell’Esercito, che il 18 giugno del 2006 corre e vince una maratona, mentre il giorno seguente, sottoposto a una serie di vaccinazioni, subito dopo l’ultima iniezione cade a terra senza conoscenza. David oggi vive con un’invalidità riconosciuta al 90% causata da una gravissima neuropatia da avvelenamento da metalli pesanti. Nel 2008 invece, muore di cancro Francesco Rinaldelli, alpino di 26 anni, che era stato sottoposto a una serie ravvicinata di vaccini carichi di metalli come mercurio e alluminio. Tra le tante parole spese su questi casi, fanno rabbrividire quelle con le quali il presidente dello Sbarro Institute il professor Antonio Giordano, che aveva da subito riconosciuto il nesso tra vaccini ravvicinati e abbassamento delle difese immunitarie, risponde alla domanda della Iacovella: «Se venisse da Lei un militare italiano che le chiedesse un consiglio sul fatto di doversi sottoporre a una decina di vaccinazioni in un mese, cosa risponderebbe?» «Gli spiegherei che tanto vale suicidarsi». 
Intanto i genitori di Francesco Finessi si affidano all’avvocato Francesco Terruli e decidono di agire contro il Ministero della Salute, per far riconoscere giudizialmente il nesso di causalità tra le vaccinazioni somministrate e la patologia esitata poi con il decesso e ottenere il relativo indennizzo previsto per legge. Finalmente il 24 gennaio scorso il Giudice del Tribunale di Ferrara, dopo aver disposto una consulenza tecnica d’ufficio che, non solo ha confermato sotto il profilo della continuità fenomenologica  la sequenza “vaccinazioni-sintomi di esordio del linfoma-diagnosi di linfoma”, ma ha evidenziato anche, come riportato tra l’altro nella domanda giudiziale, che le vaccinazioni sul ragazzo sono state eseguite con modalità inadeguate, ha riconosciuto “il diritto di Raffaele Finessi e Santa Passaniti alla corresponsione dell’assegno una tantum di cui all’art. 2 comma 3 L. n. 210/1992 e per l’effetto condanna il Ministero della Salute al pagamento in loro favore del relativo trattamento economico.” 
«Sono stati dieci anni di battaglie, ma soprattutto di troppi ragazzi morti, quelli che abbiamo vissuto nella speranza della giustizia che, finalmente, oggi è arrivata». Sono state queste le prime parole di Santa Passaniti appena ha avuto notizia della sentenza da parte dell’avvocato Terruli che, da grande uomo di fede, prima ha rivolto un pensiero a Francesco e poi a sua volta ha dichiarato. «La sentenza del Tribunale di Ferrara servirà agli altri militari o ai familiari dei militari deceduti, a intraprendere con più fiducia le opportune azioni giudiziarie per ottenere giustizia». Si chiude così questo brutto capitolo di storia italiana che ha visto protagonisti in positivo, una mamma coraggio e il suo avvocato che, nell’affrontare quello che a prima vista aveva tutte le caratteristiche per essere definito uno scontro impari, prima della professione, ha buttato, insieme a Santa, il cuore oltre l’ostacolo. 
 
 
 


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