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Solfrizzi/Savino In salsa meridionale

Pubblicato da: Categoria: COVER

14
MAR
2014
Il condimento della vita? Gli errori, di cui essere sempre orgogliosi: parola di Emilio e Lunetta, “Due di noi”, almeno a teatro, a passeggio per Martina tra fan e “trappole”
 
 
Decido di raggiungere il Palazzo Ducale a piedi, lascio alle spalle lo stradone, appena sotto l’arco: «La porta della bellezza», la voce di lui è inconfondibile, squillante, calda, dizione perfetta con leggero “suono” barese. Il tempo di ruotare leggermente il capo e lei esclama: «Ogniqualvolta ho degli amici che vengono in Puglia, Martina è una tappa obbligata del nostro tour»; ha inizio così l’incontro con i protagonisti della commedia “Due di noi”  in scena al Teatro Verdi. Sold out si legge al botteghino, ma fino all’ultimo momento qualcuno spera ancora di riuscire ad aggiudicarsi la possibilità di assistere a un’interpretazione esilarante su un testo divertente che a guardar bene, però, aiuta a riflettere sulle difficoltà e sulla incomunicabilità nella vita di coppia.
Si procede a passo spedito alla volta delle sale nobili, Giulio Dilonardo – padrone di casa al “Verdi” - mostra soddisfazione nell’accompagnare gli ospiti, quel seppur breve tratto di strada gli ha permesso in questa stagione teatrale di far incontrare, di mettere insieme, di unire forme d’arte diverse.
Appare subito evidente che non potrò esordire come avevo previsto con Solfrizzi: le sale sono piene di fan, c’è chi su Facebook ha pensato bene di invitare tutta la cittadinanza, così lo affianco e quando è ormai chiaro che non ci sarà tempo e spazio per un’intervista, inizio con lui un’interessante chiacchierata.
Il testo che portano in scena ha più di quarant’anni, ma non li dimostra affatto, Solfrizzi precisa che con il regista martinese Leo Muscato hanno scelto di condirlo con una salsa  meridionale, questo ha significato arricchire il copione tipicamente british di calore, mimica e gestualità  propri del nostro sud.
Mentre parla, penso alla sua carriera, andata sempre in crescendo, con interpretazioni all’altezza di ogni personaggio, sia in caso di ruoli drammatici che comici, da grande attore qual è, dice che gli piace cambiare e di non prediligere l’uno all’altro.
Si mostra molto interessato agli affreschi della Sala dell’Arcadia, e mentre li guarda con ammirazione,  qualcuno  gli si avvicina, presentandosi come consigliere comunale, Solfrizzi spalanca i suoi occhi, stringe la mano e sottolinea di avere una forma di orticaria da politici, tempo fa, infatti, in un’intervista dichiarò di esserne, ormai, profondamente deluso.
Probabilmente perché  la politica non è più un servizio verso il popolo, ma solo e soltanto un modo per poter usufruire di privilegi. Poche ore prima in quel di Bari, presso l’aula magna dell’Università,  aveva avuto modo di dire ai ragazzi presenti: «I privilegi sono una cosa insopportabile, lo dico con tutta la rabbia di cui sono capace, specialmente in un paese come il nostro dove sono il frutto del niente, dell’incapacità, della connivenza, delle raccomandazioni, del nepotismo». Ha salutato i giovani  in Ateneo, auspicando che finalmente possa esserci e diffondersi  la cultura del merito e ha invitato i ragazzi a fare, magari anche sbagliare, «Io rivendico i miei errori», ma da questi si può certo imparare, migliorare per realizzarsi nel futuro. 
Dalle sale affrescate a quella consigliare il passo è breve: Emilio Solfrizzi e Lunetta Savino,  schiva, riservata e desiderosa di raggiungere quanto prima il teatro, si sono ritrovati seduti, dinanzi agli alunni dell’ITIS Majorana, già scuola di Leo Muscato. Tutto è avvenuto a loro insaputa, una sorpresa che non ha imbarazzato l’attore barese: «Che ci stiamo a fare qua? Non lo so, ci avete messo voi, noi stavamo vedendo il Palazzo Ducale». La Savino ha portato i saluti  del regista martinese ed è corsa in teatro a prepararsi, mentre l’assessore alla cultura ha parlato della bellissima carriera e della grande professionalità dell’ormai famoso ex alunno del Majorana, di questo ragazzo della nostra terra, e quando Solfrizzi fa notare che la Terra è la sua stessa, il professore ci tiene a distinguere tra Terra d’Otranto e terra di Bari, inutile dire che la cosa ha suscitato ilarità e simpatico disappunto da parte di chi ormai ha una visione cosmopolita del mondo.
Bello, sentito, partecipato l’elogio alla  terra di Puglia, «scoperta dai più proprio durante lo sbarco degli albanesi sulle nostre spiagge, all’epoca di “Teledurazzo”, i colori, la luce, il mare, hanno fatto della nostra regione uno dei set cinematografici più ambiti, uno dei cinque luoghi più belli al mondo».
Gli omaggi da parte del Comune sono due “pergamene” piuttosto datate, sorridendo dice che si sarebbe aspettato qualcosa di meno antiquato. Un saluto a tutti i convenuti e a uno in particolare: «Peccato, poteva essere una brava persona, ma fa l’assessore».
Tra sorrisi e applausi, lascia la sala, si ferma per le foto con i fan, con tutti scambia una parola, una battuta e poi zainetto in spalla si dirige a Teatro, manca poco all’apertura del sipario e… spettacolo bellissimo, divertente, che fa pensare, con un finale dai ritmi serrati, con due interpreti che diventano cinque personaggi, che come tutte le cose belle dispiace sia finito, ma … hanno tempo anche dopo lo spettacolo, per gli autografi, per le foto. E Solfrizzi per  le tante signore che lo aspettano «ma vedi un po’ se alla “vecchiaia” dovevo piacere alle donne», forse ora posso dirgli la frase con cui avrei voluto esordire: «Complimenti per l’escalation, sei un attore bravissimo, bello come George Clooney, come Brad Pitt, come ….»,  ma no, lo dirò la prossima volta,  ci sarà senz’altro una prossima volta, sul librone del Comune di Martina, ha lasciato, infatti, questo pensiero: «Alla gioia di esserci, alla gioia di tornarci».
 


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