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Esclusivo/Sua maestà la canapa

Pubblicato da: Categoria: COVER

30
MAG
2014
Sbaglia chi crede che sia buona solo da fumare. Dalla sua coltivazione passa la rinascita di Taranto, perché capace di bonificare il terreno. E le sue potenzialità produttive sono infinite, dall’edilizia ai tessuti
 
A Taranto si parla di alternative, di bonifiche ambientali, di salute, di lavoro e la soluzione potrebbero essere a portata di mano: la coltivazione della canapa, pianta che nelle sue molteplici applicazioni offre benefici all’uomo, all’ambiente e all’economia.
Ci vuole un seme
I semi di canapa risultano essere completi dal punto di vista nutrizionale (in quanto contengono aminoacidi, vitamine e proteine) e anche molto importanti per la salute (come è stato riconosciuto dal Ministero della Salute). Rafforzano il sistema immunitario, migliorano il metabolismo, aiutano a prevenire patologie come l’asma, il colesterolo e l’artrite.
Possono essere mangiati crudi ma anche come ingredienti (pane, pasta, biscotti, farina e olio costituito quasi unicamente da grassi insaturi, importanti per prevenire le malattie al cuore).
Con i semi possono essere prodotte vernici, creme per il corpo, saponi e tanti altri prodotti.
Fibra forte
La fibra della canapa è molto resistente e affidabile nel tempo. La si può rendere anche molto sottile in base a diverse necessità. Sostituisce efficacemente le fibre sintetiche e anche il cotone, la cui produzione è molto inquinante.
Con l’utilizzo della canapa si possono salvare tantissimi alberi dall’abbattimento selvaggio in quanto si può produrre carta in grandi quantità rispettando l’ambiente. Il legno e la fibra che ne vengono ricavati sono di colore bianco e risultano già utilizzabili (dopo un semplice, ecocompatibile e non costoso trattamento con acqua ossigenata), al contrario della carta rilevante dal legno degli alberi il cui colore (giallo) necessita di un particolare trattamento con acidi (che producono diossina e inquinano) al fine di sbiancarla deteriorandosi poi nel tempo (è il motivo per cui, per esempio, i fogli di un vecchio libro si ingialliscono dopo tanti anni).
Buoni motivi per coltivarla
Puntare sulla coltivazione della canapa sembra quindi molto conveniente. A Taranto c’è un motivo in più per puntare sulla canapa, perché radicandosi in profondità contribuisce a bonificare i terreni inquinati assorbendone i metalli pesanti… una manna dal cielo!
E in Puglia qualcosa finalmente si sta muovendo in quella che sarà una rivoluzione, se si riuscirà a districarsi tra ostacoli giuridici, penali e pregiudizi culturali legati anche alle solite paure del cambiamento. Infatti a Brindisi pochi giorni fa nei pressi della centrale Enel di Cerano e del polo petrolchimico, dove l’agricoltura è stata danneggiata e penalizzata dall’inquinamento, i proprietari della masseria Villanova hanno seminato canapa nei 27 ettari di terreno dell’azienda di famiglia con la collaborazione di Assocanapa (Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura). E così un anno fa è nato il progetto C.A.N.A.P.A. (Coltiviamo Azioni per Nutrire Abitare e Pulire l’Aria) partendo proprio dalle campagne brindisine, avviato da CanaPuglia, un’associazione di Conversano, in provincia di Bari, nata agli inizi del 2011 con lo scopo di diffonderne i valori. Il progetto vede il coinvolgimento di vari agricoltori del territorio avviandone la coltivazione fino a 100 ettari.
Il riscatto di Masseria Carmine
Lo scorso 5 aprile nell’ambito dello stesso progetto, nei pressi dello stabilimento siderurgico, presso la Masseria Carmine di Taranto, di proprietà dell’allevatore Vincenzo Fornaro - che nel 2008 subì l’abbattimento di 600 capi di bestiame perché risultati contaminati dalla diossina e Pcb (e in quell’area è poi scattato il divieto di pascolo nel raggio di 20 km mettendo in ginocchio l’azienda) - è stata realizzata la semina della canapa dei terreni della masseria. La stessa, una volta cresciuta, e il suolo verranno poi analizzati per verificare la quantità e l’entità degli inquinanti assorbiti.
Negli anni a venire l’intento dell’associazione CanaPuglia è di allargare la semina nei terreni di tutte le aree intorno allo stabilimento ILVA coinvolgendo tutte le aziende agricole limitrofe.
Si prevede dal 2015 un raddoppio di coltivazione di canapa in Italia che supererà i mille ettari delle superfici coltivate. In questo sarà incentivante l’avvio dell’impianto di prima trasformazione a Crispiano, nell’hinterland tarantino, che dovrebbe essere pronto entro i prossimi due mesi con la funzione di lavorare le bacchette di canapa per ottenere canapulo e fibra e che ne consentirà l’agevole trasporto dal sud Italia (l’impianto si aggiungerà all’altro che si trova in provincia di Torino, a Carmagnola).
Si mangia e si abita
Ma la canapa può essere utilizzata anche nell’edilizia, anzi, nella bioedilizia. Infatti la fibra viene usata per creare pannelli che unita alla calce consente la nascita della Calcecanapa, un materiale di alta qualità per l’isolamento degli edifici che non necessita dell’aggiunta di sostanze nocive all’uomo e all’ambiente. Alcuni degli altri vantaggi: agevolazioni fiscali, adattabilità a edifici nuovi e a ristrutturazioni, riduce le emissioni di CO2.
Un’azienda pugliese, di Bisceglie, la Pedone Working, nel settore della edilizia naturale, in una quattro giorni denominata “Abitare il futuro” ha offerto la possibilità di visitare il cantiere “Casa di Luce”, già ben avviato, che prevede la costruzione di edifici in calce e canapa all’insegna dell’ecosostenibilità e del comfort. E’ stata anche l’occasione per degustare prodotti a base di canapa, dai taralli al pane, ai biscotti, alle pucce, alle focacce e tanto altro.
Niente fumo
La canapa dunque, a dispetto delle polemiche che, come detto, da tantissimi anni l’accompagnano a causa di chi ne ha fatto e ne fa un uso sbagliato, si offre come una validissima scelta per guardare al futuro affinché lo si immagini verde e ricco di prospettive occupazionali anche per il territorio tarantino.
Se, di concerto con la voglia e l’impegno delle istituzioni locali, lo Stato si convincesse e si decidesse di creare a Taranto delle aree no-tax come chiedono i Verdi di Bonelli, molte aziende sarebbero invogliate a investire nel territorio ionico.
Ed è quello che la città si augura… Speriamo bene.
 
 


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