MENU

BARBARA FORIA /Aspetto il principe (di qualsiasi colore)

Pubblicato da: Categoria: COVER

5
SET
2014
Dal palco di Colorado a quello del Festival del Cabaret, un vulcano biondo ha conquistato con la sua simpatia («non sono gnocca»). Ora ritorna a teatro, in attesa di un “lui”
 
Il festival del Cabaret, negli ultimi undici anni, è sempre stato in mani sicure con quel mattatore eccezionale, qual è Mauro Pulpito, veterano della manifestazione. Ma quest’anno più che mai, si è avvalso del contributo di una co-conduttrice che in quanto a professionalità e simpatia lo eguaglia. Barbara Foria, nota ai fan di Colorado, si rivela una piacevolissima scoperta.
Ci apre con allegria le porte del suo camerino poco prima dell’ultima serata del Festival e ci racconta – non mancando di farci fare qualche grassa risata – cos’è per lei la comicità.
 
Partiamo proprio da questo Festival del Cabaret, che quest’anno è diventato maggiorenne, essendo la 18^ edizione. Per te, invece, si tratta della prima conduzione. Dopo la Garitta e la Coppa, arriva la Foria. Quali novità hai apportato al Festival?
«Innanzitutto che non sono una gnocca!»
 
Opinabile.
«Diciamo che quest’anno puntiamo sull’allegria e sulla simpatia, in poche parole sull’esplosione del vulcano, così come mi chiamano – date le mie origini napoletane! La Garitta è bella e simpatica, la Chiabotto elegante, Michela Coppa stupenda… con me hanno raccolto tutto, ecco. Simpatia, eleganza, classe e bellezza (ride, ndr)»
 
Non ci facciamo mancare niente, dunque. Un bilancio di queste serate?
«Beh, è stato divertentissimo. Ero già venuta al festival come special guest lo scorso anno, durante la conduzione Pulpito-Coppa e si era già instaurato un rapporto magnifico. Sono ancora in contatto con Michela, siamo molto amiche, e con Mauro è scattata immediatamente un grande sintonia. Lui è il veterano del Festival e infatti sul palco scherziamo proprio su questo. Gli do continuamente del “vecchio”. Ho portato una ventata di freschezza e di gioventù, di leggerezza, diciamo, rispetto a Mauro che invece ha un ruolo più istituzionale».
 
Se nelle precedenti edizioni le donne del Festival si lasciavano guidare da Mauro, nel tuo caso si tratta di una vera e propria co-conduzione.
«Assolutamente, e anzi talvolta è anche costretto a subirmi, perché io sono molto più irruente, mentre lui è più pacato, ha una padronanza assoluta del palco e conosce a menadito il festival, tutti i suoi meccanismi. Ma ci divertiamo molto. Con lui mi trovo benissimo, è davvero bello lavorare insieme».
 
Di te ho letto che sei un avvocato. Come sei arrivata alla comicità?
«La domanda giusta è: come sono arrivata a essere un avvocato! Io ho sempre avuto questa verve comica, quest’indole votata allo spettacolo. Il mio sogno era quello di fare l’Accademia d’arte drammatica a Roma, ma non sono entrata in realtà, così i miei genitori mi hanno detto: “Barbara, se anche decidessi di fare questo mestiere, comunque prenditi un benedetto pezzo di carta”. E così ho scelto giurisprudenza, che non aveva obbligo di frequenza. Inoltre, dettaglio non di poca importanza, sono logorroica, dunque avrei potuto fare delle arringhe strepitose. Penso che potrei fare la matrimonialista».
 
A proposito di matrimonio, il tuo primo One woman show, così come molti dei tuoi spettacoli parlano proprio di quello.
«Il primo spettacolo è stato “Questo matrimonio non sa d’affare”, del quale è stata poi fatta una versione televisiva dal titolo “Meglio un uomo oggi che un marito domani”. Mi dicono sempre che parlo male degli uomini, ma non è vero: io parlo delle donne. Ma ovviamente non c’è un lato della medaglia senza l’altro».
 
Tutto questo parlare di matrimoni, mi “obbliga” a farti una domanda più personale…
«No, non sono sposata! Guarda, niente fedi! Ma c’è ancora tempo, mai dire mai. E poi penso che se un giorno dovessi sposarmi farei una festa gigantesca. Dal momento che vedo tantissime coppie separate, credo che ci sia una profonda crisi delle relazioni. Pertanto chi davvero decide di sposarsi oggi, sono convinta che lo faccia con grande convinzione e consapevolezza. Insomma, se nonostante questa situazione di crisi diffusa qualcuno decide ancora di sposarsi è perché vuole davvero farlo, perché ci crede. Fondamentalmente sono una romantica, credo nell’amore. È chiaro però che ne esistono di varie forme: se a venti anni crediamo al principe azzurro, a trenta ci accontentiamo di quello giallo, rosso o verde, a quaranta va bene la prima carrozza che passa! (scroscio di risate, specie della sottoscritta, ndr). 
 
Tra i tuoi ultimi spettacoli, c’è “Love cost. A qualcuno piace in saldo”…
«…nel quale parlo di crisi in generale. Non solo economica, ma anche di quella che affrontano le donne a una certa età. Racconto in maniera divertente l’amore e la vita nella società odierna, non tralasciando però qualche riflessione semiseria».
 
E poi “E che cats! Un altro musical”. E qui, scusa, ma non posso fare a meno di fare i complimenti a chi inventa i titoli dei tuoi spettacoli. Sono meravigliosi! Geniali!
«Siamo dei pazzi. Siamo un gruppo bellissimo, ho la fortuna e il piacere di lavorare con Marco Simeoli, il mio regista teatrale, Claudio Insegno e Francesca Nunzi. Provengono tutti e tre dalla scuola di Gigi Proietti, la migliore in assoluto. Una sera eravamo a cena e prendevamo in giro questa proliferazione di musical. “Ghost, il musical”; “Cenerentola, il musical”; “Full monty, il musical”… insomma! Ce ne sono tantissimi, la battuta è nata spontanea».
 
Prossimi progetti?
«A gennaio riparte Colorado, ma il mio vero amore e il teatro e ho dei progetti a riguardo… tornerò anche nella mia Napoli, finalmente, dove porterò uno spettacolo. Si chiamerà “Volevo una cena romantica e l’ho pagata io” e sarà un medley di tutti i tormentoni. Venite a vedermi!».
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor