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CHEF RUBIO/"A META" TRA I FORNELLI

Pubblicato da: Categoria: COVER

14
OTT
2014
Dalle vittorie nel rugby ai successi della sua cucina on the road. Il cuoco di “Unti e bisunti” si prepara a una nuova sfida e intanto racconta di quella colazione a Bari con polpo e birra 
 
 
Chef Rubio ossia Gabriele Rubini non ha bisogno di presentazioni.
Lo abbiamo seguito in tv nel programma cult “Unti e Bisunti” in giro per l’Italia durante le sue personali sfide lanciate a colpi di “street food” ai cuochi locali.
Senza averle mai cucinate prima di allora, ha riprodotto on the road “l’ ciol” baresi, il lampredotto fiorentino e la piadina romagnola tanto per citare alcune delle specialità locali, senza mai sfigurare, anzi…
Chef Rubio è un duro, non teme la decennale esperienza dei vari cuochi che di volta in volta decide coraggiosamente di sfidare sul loro terreno. Gli piace giocare fuori casa e, quando succede, sa anche perdere con fair play, da buon ex giocatore di rugby.
Sicuro di sé, volto molto espressivo, telegenico, televisivo e provocatore, potrebbe anche fare l’attore, si propone ai telespettatori con simpatia, sa prendersi anche in giro, sa adattarsi a ogni contesto sociale e culinario mangiando di tutto.
Lo abbiamo incontrato in esclusiva per Extra.
 
Chef, parlaci del tuo nuovo programma “Il Re della griglia”.
«E’ un talent show che vede nove concorrenti, tra ragazzi e ragazze, provenienti da tutta Italia che si sfideranno a colpi di spiedini, affumicature, salse e grigliate di carne, pesce e verdure. Sarà innovativo per contenuti e per forma. A parte i momenti di tensione richiesti anche dal format, l’atmosfera sarà conviviale e costruttiva. I ragazzi faranno un percorso di crescita in una sorta di mini corso che spero li porti insieme a noi e ai telespettatori a imparare dalle cose più semplici a quelle più difficili sul barbecue durante le sei puntate. Il vincitore avrà la possibilità di pubblicare il libro delle ricette ufficiali del programma e potrà partecipare ai campionati mondiali di barbecue in Svezia a giugno».
 
Come affronti questa nuova avventura?
«Sono assolutamente tranquillo perché abbiamo lavorato veramente bene e sono fiducioso nella risposta del pubblico. La scelta di partecipare a uno talent non ti nego che non sia stata facile perché è distante come concetto anni luce da ciò che ritengo indispensabile per la mia carriera. Invece si è rivelato molto interessante perché fino a quando non ti ci trovi dentro le situazioni non riesci a renderti conto che puoi dare anche un imprinting personale a ciò che fai e fino ad allora non puoi permetterti di giudicare nulla».
 
Questa volta non ti presenti da solo.
«Per fortuna... Mi sono portato i bodyguard stavolta (scherza, NdR). Sono due persone più grandi di me, con dei percorsi differenti. Paolo Parisi, un allevatore esperto e Cristiano Tomei, un cuoco un po’ schizzato ma che è diventato un mio grande amico e un grande maestro: sono contento di averlo conosciuto. Ci siamo trovati molto bene insieme. Un trio e una conoscenza molto costruttiva».
 
Le tue grandi passioni: il rugby e la cucina. Quale delle due ti ha dato più soddisfazioni?
«Entrambi perché in ogni cosa che faccio do il 100%».
 
E’ vero che ti sei ritirato dal rugby per un grave infortunio? Oggi avremmo visto Rubio ancora in campo o in cucina?
«E’ vero in parte perché ho subito diversi infortuni nella mia carriera sportiva. Ma dietro al mio ritiro dal rugby c’era soprattutto la voglia di cambiare dopo 18 anni di attività. Forse se non avessi avuto infortuni avrei seguito tutto un altro percorso, magari non sarei arrivato in nazionale maggiore ma forse chissà sarei andato a giocare all’estero e non avrei potuto cimentarmi in cucina come poi ho fatto».
 
Un’altra tua passione che i telespettatori non conoscono?
«Ce ne sono diverse: la scrittura, la lettura, la fotografia, i viaggi e la musica».
 
Il fatto di avere scritto due libri quindi non è stato casuale.
«Quello è dovuto alla popolarità altrimenti forse difficilmente avrei avuto la possibilità di pubblicarli».
 
Il momento più difficile della tua vita?
«Ce ne sono stati tanti. Ogni volta che si prova a fare un salto nel buio, specialmente quando si fanno delle scelte azzardate. Magari quando sei piccolo, anche delle piccole sciocchezze ti sembrano insormontabili ma poi crescendo capisci che sono servite a crescere e che non erano nemmeno così drammatiche».
 
Il momento più bello?
«Le emozioni più forti sono arrivate forse nel rugby per il sacrificio e il tanto lavoro che c’è dietro e perché le condividi con la squadra. La vittoria contro l’Irlanda nel mondiale Under 19 la ricordo particolarmente».
 
Cosa piace di Chef Rubio ai telespettatori?
«Credo arrivi il fatto che sono una persona e non un personaggio. Questo mi ha consentito di guadagnarmi il rispetto dei colleghi e dei miei coetanei. Gli autori di solito fanno i burattinai nei talent invece, per quanto mi riguarda, loro sono diventati miei amici… non sarebbero mai riusciti a impormi nulla perché avrei fatto sempre e comunque di testa mia».
 
Sei diventato anche un fumetto, “Food Fighter”.
«Sì, pensavo inizialmente a uno scherzo quando la casa editrice Star Comics tramite i suoi editori e gli specialisti del settore mi hanno contattato al telefono proponendomi di diventare un fumetto. Ho accettato e a prodotto finito si è rivelata una bella cosa. I ragazzi con cui ho lavorato sono stati tutti fantastici a partire da Enza Fontana e Giuseppe Di Bernardo. Si sono messi a disposizione dandomi la possibilità di raccontare ciò che volevo. Sono orgoglioso del risultato finale e soprattutto ancora non mi capacito su come siano riusciti a fare un fumetto su di me».
 
Ci sarà un seguito con altre avventure di “Food Fighter”?
«Guarda, è nata come una scommessa di un lavoro unico. Se la Starcomics riscontrerà successo nelle vendite potrà magari esserci. Io spero di leggermi in altre avventure. E’ simpatico pensare di starsene comodamente seduti in poltrona leggendo le avventure del tuo alter ego che suda per te».
 
Non possiamo non parlare del tuo successo in “Unti e Bisunti”. Hai registrato una puntata anche a Bari. Hai assaggiato (e anche fatto), tra gli altri, i panzerotti di Giancarlo con la ricotta “’scquante” (forte, piccante), le popizze, la tiella di patate riso e cozze di Rino detto “U’ Principe” alla ricerca del piatto sfida e alla fine hai sfidato “l’ ciol” (involtini di interiora di cavallino) del noto “U’ russ” che assistito dal figlio Lello, ti ha battuto…
«Una città magica Bari, una delle mie preferite. Ricordo le difficoltà nel capire ciò che diceva “U’ russ”... avrò capito solo il 30% di ciò che mi diceva (ride, NdR). A parte gli scherzi, persone squisite nonostante le tante difficoltà di chi sta per strada, chi frigge le popizze, chi griglia la carne, chi altro. Una umanità estrema in situazioni non certo di benessere. Materie prime eccellenti, disponibilità, gentilezza: grandi davvero».
 
Il piatto che meglio di altri sei riuscito a riprodurre?
«Il fritto alla romana. In quella occasione sono stato battuto ma non meritavo la sconfitta. Posso dire molto di più su questo piatto. Comunque la tradizione trasteverina merita a prescindere la vittoria così come tutte le altre in Italia. Infatti il messaggio che abbiamo voluto e che vogliamo mandare è che la tradizione va sempre mantenuta e le persone che ne fanno parte non dovrebbero vivere ai margini come purtroppo spesso accade».
 
Un episodio divertente andando su e giù per l’Italia?
«Ce ne sono tanti. Ricordo una volta in Trentino sono scivolato cadendo su una montagna di escrementi nell’ilarità della troupe. E’ stato divertente... più per loro che per me perché ho dovuto cambiarmi».
 
Ma se un giorno qualcuno volesse sfidare Chef Rubio? Su quale piatto avverrebbe lo scontro?
«Preferisco andare a imparare e poi riprodurre. Sono ancora in fase di crescita e di conoscenza e più imparo e più sono contento».
 
Ciò che dici ti fa onore perché denota umiltà, una dote oggi quasi rara.
«Mi fa piacere che tu lo riconosca. Dovrebbe essere alla base di ogni lavoro soprattutto nella cucina dove non bastano trent’anni di lavoro per raggiungere l’eccellenza, figuriamoci cinque anni».
 
Chef, ti abbiamo visto mangiare di tutto e tanto … ma come fai?
«La curiosità e la fame di conoscenza mi spingono a mangiare di tutto per poi riuscire a riprodurre ciò che assaggio. Riesco poi a smaltirlo con i sacrifici che faccio con l’attività fisica… Non c’è nulla che non possa finire almeno una volta nella mia bocca. A Bari ricordo che alle 7:30 di mattina ho mangiato 900gr di polpo crudo… buonissimo! Non ho una predilezione particolare per il dolce… mi piace molto il salato sicchè fare colazione con il polpo e con la birra mi ha fatto provare una sensazione orgasmica».
 
Come definisci il tuo modo di fare cucina?
«Personale e unico perché ognuno ha il proprio modo di esprimersi in cucina e io ho il mio».
 
Cosa non deve mai mancare nella tua dispensa?
«Se fosse possibile, la musica perché cucino molto meglio con le note in sintonia con il mio umore del momento».
 
Il tuo piatto preferito?
«Il prossimo che assaggerò».
 
Cosa vuol dire per te mangiar sano?
«Mangiare con conoscenza e coscienza».
 
Un programma che vorresti fare diverso dagli ultimi cui hai partecipato?
«Sì, magari un programma che mi consenta di viaggiare per poter raccontare l’estero insieme magari a chi non ha mai avuto la possibilità di farlo: sarebbe uno dei miei sogni. C’è sempre tempo no?».
 
Prima si diceva “I baffi alla Salvador Dalì” poi “I baffi alla Chef Rubio” ma... li hai tagliati!
«Il motivo è questo: mi annoio di tutto se non cambio spesso. Per stare sereno devo cambiare. Se non cambiassi credo che sposterei l’attenzione del pubblico sul personaggio invece di concentrarla sui contenuti che più mi preme raccontare e mettere in risalto rispetto all’immagine».
 
In tv sembri un tipo sfrontato… nella vita di tutti i giorni com’è Gabriele Rubini?
«Mi hanno sempre definito eclettico. Nella vita sono meno sfrontato di quanto si veda in tv. Sono molto più discreto e taciturno pur essendo comunque disponibile e spiritoso quando sono tra la gente. Non mi piace andare in discoteca, mi piacciono le situazioni tranquille».
 
Se un giorno dovessero proporti di partecipare a un programma con un tuo collega chi vorresti che fosse  e perchè?
«Jamie Oliver perché da piccolo lo seguivo con interesse e simpatia. Lui toccava le cose da esploratore, non era mai arrogante. Inconsciamente mi ha dato qualcosa. Nel panorama mondiale è l’unico che ho visto in tv e che mi fa simpatia. Lavorerei volentieri con lui e soprattutto gli farei perdere qualche chilo perché ultimamente è ingrassato».
 
In rete ho trovato un video di alcuni anni fa che vedeva la tua presenza a Masterchef.
«Era la serata inaugurale della presentazione del programma prima ancora che uscisse. Io lavoravo da freelance e fui invitato a fare un live show per gli sponsor presenti all’interno del locale di Milano che ospitava la presentazione. Non c’è mai stato nessun nesso tra me e il programma».
 
Condurresti mai un programma come quello?
«L’ho fatto nel nuovo programma “Il Re della griglia” che vedrete a fine ottobre. Sono comunque due programmi totalmente diversi e sarebbe riduttivo paragonarli. Noi raccontiamo il nostro modo di fare cucina, poi sta al pubblico affezionarsi a una trasmissione piuttosto che a un’altra. Non è detto che chi guarda un programma non possa guardare l’altro e viceversa. La cucina deve unire, non dividere».
 
Chef ti ringraziamo, ti auguriamo tanta fortuna per la tua carriera a cominciare dal tuo prossimo impegno di fine ottobre e ti salutiamo a nome di tutti i tuoi fan che in Puglia sono numerosi
«Grazie a voi».
 
 
 



Commenti:

Vitocarlo 10/OTT/2014

Schef rubino se sei d'avero come appari in tv sei un grande !!!!

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