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Marco Vernile/Un modello. In tutti i sensi

Pubblicato da: Categoria: COVER

17
OTT
2014
Un paio d’occhi assassini, una determinazione niente male e una carriera parallela di studi giuridici. Prendete questi ingredienti e otterrete un mix esplosivo di bellezza, carattere e talento che l’hanno portato nell’olimpo della moda
 
 
Di bello è bello. Non c’è dubbio. Ma Marco Vernile ci piace perché non bisogna scavare molto per indovinare una certa dose di talento e un’ottima capacità di entrare in empatia con chi gli sta di fronte. Farà strada questo ragazzo, più di quanta ne abbia già fatta sulle passerelle e sui set fotografici più prestigiosi.   
 
Marco, le tue virtù più eclatanti sono evidenti, ma raccontaci di te.
«Lavoro come modello da ormai 7 anni e in tutto questo tempo ho partecipato a innumerevoli sfilate, servizi fotografici e spot pubblicitari. È cominciato tutto per caso quando sono stato notato da stilisti locali. Da quel momento sono entrato nel circuito milanese della moda grazie ad alcune agenzie. Ho lavorato per brand di fama nazionale e internazionale quali per esempio Carlo Pignatelli, Bikkembergs, Yamamay, Baci&Abbracci, Enrico Coveri… ho anche posato per alcuni importanti redazionali come Uomo Vogue». 
 
Croci e delizie del mestiere di modello?
«Mi piace molto il mio lavoro anche se mi sento in dovere di spendere qualche parola per spiegare che non è tutto così semplice: spesso nell’immaginario collettivo, la gente che è totalmente avulsa da questo mondo tende a non prendere sul serio il lavoro di modello credendo che sia piuttosto un hobby praticato da chi è edonisticamente sicuro della propria avvenenza; di certo questa gente è del tutto lontana dalla realtà. Fare il modello è un lavoro, comporta dei sacrifici non da poco». 
 
Sacrifici di che tipo?
«Innanzi tutto un’intensa attività sportiva: dedico quasi due ore al giorno allo sport, tutti i giorni. Sappiamo tutti quanto siano buoni i cornetti a prima mattina, o quelle lasagne appena sfornate, per non parlare della Nutella… potrei continuare all’infinito. Bene, chi lavora come modello sa che dovrà stare alla larga da tali piaceri della vita e posso giurare che è davvero arduo stare a guardare gli altri che senza troppi problemi possono divorare tutta questa roba mentre tu sai che tra qualche giorno la macchina fotografica ti aspetta inesorabilmente mettendo a nudo tutte le tue debolezze a cui non hai saputo mettere freno».
 
Quindi è solo un problema di dieta?
«Neanche per sogno! Arrivato sul set è la volta di mettere a durissima prova il carattere e soprattutto la pazienza: bisogna avere a che fare con clienti esigenti che investono tempo e denaro nella pubblicità, per cui bisogna garantire un risultato ottimale. Ogni errore, ritardo o mancanza di professionalità non sarà tollerata. Bisogna affrontare tutto con un sorriso e umiltà, anche quando ti capita il fotografo, stylist o collega alle prime armi, che comincia a fare il saccente, cui ti piacerebbe dirgli: «Ma sai quanti lavori ho fatto prima che tu venissi a conoscenza della parola moda?!». Per fortuna mi sono capitati casi del genere rarissime volte. Infine ogni lavoro, per essere definito tale, deve essere adeguatamente retribuito e vi posso assicurare che anche sotto questa accezione il mio può essere considerato un vero lavoro».
 
Cosa ami di te?
«Di me amo la mia determinazione e la voglia di imparare, sono un fedele sostenitore del motto “vivi come se dovessi morire domani e impara come se dovessi vivere per sempre”. Amo inoltre la mia ambizione e la mia capacità di sopportare sacrifici in vista di un obiettivo futuro. Per dirla in maniera figurata, se il mondo fosse diviso in cicale e formiche, io mi colloco sicuramente in quest’ultima specie».
 
Di certo almeno una gran bella formica. Cosa invece cambieresti?
«Di me cambierei molte cose, non basterebbe questa intervista per annoverarle tutte ma la cosa che sicuramente cambierei è il fatto di prendere spesso tutto troppo sul serio risultando antipatico o estremamente severo agli occhi degli altri. Un altro difetto che vorrei eliminare è la mia estrema sincerità: la vita mi ha insegnato che essere troppo sinceri alle volte non premia affatto».
 
Bellezza, humor, carattere: quali sono le tue “armi” per conquistare?
«Direi che non esiste l’arma più efficace per conquistare, ritengo che la scelta più giusta sia essere se stessi. Una persona si deve innamorare di te per quello che sei, con i tuoi pregi e difetti, solo così si può dire di aver incontrato la ragazza giusta; se si conquistasse una persona millantando delle qualità che in realtà non si posseggono, sarebbe solo un modo per prendersi in giro da soli perché non si può fingere per sempre di essere ciò che non si è, e il rapporto avrebbe vita breve».
 
Una domanda da premio Pulitzer. Quanto conta la bellezza e l’aspetto fisico per te?
«Sarei un ipocrita a dire che la bellezza non conta nulla o in minima parte nella vita. L’estetica ha da sempre rivestito un’importanza tutt’altro che marginale. Bellezza significa essere desiderati, ammirati e ricordati. Ma anch’essa ha il suo lato oscuro, è un ‘arma a doppio taglio in quanto può suscitare invidia e porre in difficoltà in alcune situazioni, soprattutto quando siamo chiamati a essere giudicati da una giuria o commissione che sia, tanto che in queste circostanze la bellezza si trasforma in un prezzo da pagare». 
 
Progetti futuri? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Oltre a lavorare come modello studio alla facoltà di giurisprudenza, sono all’ultimo anno. Mi piacerebbe proseguire gli studi dopo aver conseguito la laurea per poter accedere alla magistratura. Sarà molto difficile ma le cose semplici non mi sono mai piaciute: sono molto determinato e ci proverò con tutto me stesso».
 
 


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