MENU

Paolo Bruni/ E guardo il mondo da un terrazzo

Pubblicato da: Categoria: COVER

5
OTT
2012

 

Un insolito punto di vista per argomenti “difficili” spiegati da un architetto: la città, la riqualificazione, l’educazione al bello e perché un’industria è stata costruita proprio lì
 
 
 
«Bisognerebbe guardare Martina dai terrazzi». Perbacco, ha ragione, penso. Guardo la città da questo punto così alto e credo che sì, cambiare punto di vista talvolta rende tutto più bello. Paolo Bruni, per gli scatti fotografici di questa intervista, fa da cicerone a me e al fotografo Donato Ancona nella sua splendida casa in pieno centro a Martina Franca, i cui lavori di ristrutturazione hanno assorbito una decina di anni. Ma a giudicare dal risultato, ne è valsa la pena. «Mi hanno chiesto di pubblicare le foto di questa casa su varie riviste di arredamento, ma non ho mai accettato: sono spazi intimi, vissuti nella mia quotidianità». Come dargli torto: c’è un limite a tutto, anche al legittimo orgoglio di un architetto per il proprio progetto.
Montatura degli occhiali di un bel verde Gucci, colori neutri per giacca e pochette, vagamente somigliante a una versione più edulcorata di Vittorio Sgarbi, Paolo, anzi, l’architetto Bruni, ha una grande virtù: l’ironia, con la quale può dire tutto e lasciarti per un attimo nel dubbio che forse ti ha mandato a quel paese senza che tu te ne sia accorto. Laureato a Pescara, è ritornato a Martina dove, oltre alla professione, si dedica anche all’attività di famiglia, la Bruni Arte, ereditata dal padre Domenico – Mimì per tutti -, grande esponente di una Dolce Vita martinese che ormai non c’è più da tempo. Mi mostra le foto dell’inaugurazione del negozio e del locale La Rotonda, quando era sotto la gestione del padre e ospitava Walter Chiari, Gino Latilla, Domenico Modugno e bellezze giunoniche in abito lungo: «L’abito informale era permesso solo il 15 agosto, per il resto dei giorni era richiesto per l’ingresso l’abito scuro». Altri tempi.
 
Conservi anche le foto della tua elezione a consigliere comunale nel 1993?
«No, ho rimosso tutto, anche le foto. Scherzi a parte, l’esperienza politica nacque da un periodo storico favorevolissimo per Martina, caratterizzato da notevole fermento sociale e culturale. In quegli anni ci si ribellava a certe situazioni. Mi piaceva quell’aria di cambiamento, avevo le mie idee e volli essere parte attiva di un progetto».
 
Che cosa è cambiato da allora, o meglio, che cosa non è cambiato?
«Già nel ’93 auspicavo i concorsi di architettura per le nuove opere. Allora parlavo di partecipazione dei cittadini, oggi si parla di laboratori urbani, ma la sostanza è la stessa. Noi architetti, nelle fasi progettuali, ci confrontiamo. D’altronde penso che una visione d’insieme di un nuovo progetto nel suo contesto sia fondamentale, perché dà la possibilità di vedere come sarà l’opera finita inserita nelle preesistenze urbane. Invece in vent’anni questa città ha subito di tutto: costruzioni, sì, ma anche ferite aperte, come quella del foro boario, un’indecenza che attende ancora una soluzione. Su quell’area, per esempio, si sarebbe potuto intervenire con un bel concorso. Occorreva un’analisi, uno studio e poi l’intervento. Semplice. E invece…».
Oggi ci sono nuovi strumenti.
«Sicuramente  la  legislazione urbanistica  si  è  evoluta  e bisogna fare i conti anche con le  commissioni  paesaggistiche.. A questo proposito proprio nei giorni scorsi la giunta regionale ha approvato la composizione della nuova commissione, di cui sentivamo fortemente la necessità. Non dimentichiamo che il territorio è stato compromesso proprio perché non ci sono state finora regole precise e condivise. Non credo che la gente abbia voluto fare di testa propria, penso che semplicemente non sia stata guidata». 
Parliamo di PIRP, che non è un insulto, ma indica i Programmi integrati di riqualificazione delle periferie.
«Lo scopo in sintesi è quello principalmente di riqualificare aree degradate. Non si prevedono varianti urbanistiche. Ci sono contesti in cui questi strumenti hanno funzionato bene, diventando veri e propri laboratori urbani, grazie anche ai già citati concorsi di architettura. Sono contento che l’esigenza di una buona architettura si sta riaffacciando nell’immaginario collettivo e nelle amministrazioni più illuminate. Oggi la qualità architettonica la si può esprimere meglio in aree degradate o deindustrializzate piuttosto che in contesti dove solo la location  del  luogo  aveva  creato  un plusvalore  a  un  edificio  che  aveva solo la fortuna di sorgere in un contesto  centrale  favorevole. Una città, o qualsiasi agglomerato civico, ma anche una singola opera pubblica o privata, oltre che essere funzionale, deve rispondere anche a certi criteri estetici. E questo non per capriccio di esteti o di architetti, ma perché semplicemente si vive meglio. A  questo  punto  risulta  calzante  l’esempio dei  sottopassi  ferroviari  realizzati  e da  poco  inaugurati,  dove  si  risolve un  aspetto  funzionale  e  si  trascura l’aspetto estetico, in un contesto particolarmente  delicato  come  quello della Valle d’Itria».
E a Martina, con questa nuova amministrazione, si vive meglio?
«Quando vedo un centro storico che “funziona”, i vigili urbani che operano un maggior controllo e manifestazioni utili per la città, ben venga. Bisogna dare merito a chi opera da molto tempo prima di questa amministrazione, però, che ci sono delle cose che attualmente si stanno facendo, è vero, ma che non reputo “eccezionali”. Forse vengono reputate tali proprio perché prima determinate cose non sono mai state fatte. Quindi, in fondo, non è che questa amministrazione sia particolarmente eccezionale, è che ci guadagna nel confronto con le precedenti. Quando si viene eletti, si cerca di svolgere quello che il cittadino, nel riconoscergli questo mandato, desidera. Io riconosco le positività e gli sforzi, tuttavia è ancora molto presto per tirare già le somme di questa amministrazione».
Almeno nell’ufficio tecnico, grande criticità del comune martinese, si è visto un cambiamento significativo?
«Già in passato l’Ordine degli Architetti aveva presentato a chi di competenza determinate problematiche che necessitavano di una soluzione. L’attuale amministrazione, però, non ha ancora avuto la sensibilità di interpellarci. Magari lo faranno in seguito, perché ora sono sicuramente presi dal loro ricco carnet di impegni».
Ha senso ancora parlare di riqualificazione urbanistica, soprattutto in zone altamente compromesse?
«Dev’essere fatto, è legge. Martina si deve adeguare alle normative vigenti. Si sbaglia quando si gioca a interpretare. Le regole non vanno interpretate, vanno applicate. Per un fatto di democrazia. Noi abbiamo avuto sempre il problema dell’ufficio tecnico, con domande a lunga scadenza che non davano risposte in tempi certi. Quando invece si stabilisce che tutto è regolamentato, è più facile e non ci sono interpretazioni da fare. Se reputo Martina ancora bella? Certo, io sono legato alla mia città. In questi ultimi vent’anni, però, si sono verificate delle cose che non mi sono affatto piaciute. Una città che ha questi connotati e queste peculiarità, avrebbe meritato delle situazioni diverse».
In effetti pensavo a situazioni più drammatiche, come la zona industriale di Taranto, per esempio.
«La questione è molto delicata. Si ha l’alternativa per eliminare quest’indotto? Si può coniugare lo sviluppo, e quindi  il  lavoro,  con  la  salute? Di sicuro non è assolutamente colpa del quartiere Tamburi se è situata vicino all’Ilva, anzi, il contrario. E’ l’Ilva che è stata costruita vicino a quel quartiere. Poi, se la strategia industriale ha imposto che l’Ilva doveva nascere nelle vicinanze di un centro abitato, beh, è stata una delinquenziale mancanza di sensibilità. D’altronde ci ritroviamo un petrolchimico come Porto Marghera a Mestre. Eppure la riqualificazione è possibile. Bisognerebbe prendere spunto dalla Ruhr, in Germania. Non è altro che un complesso industriale siderurgico diventato anche parco tematico, dove ci sono milioni di visitatori l’anno». 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor