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Nathalie Caldonazzo/La speranza è donna

Pubblicato da: Categoria: COVER

22
MAG
2015
La madrina del Premio Rodolfo Valentino a Castellaneta si racconta, dagli esordi come modella fino alle performance teatrali, aspettando «una donna colta e saggia» che prenda le redini di un’Italia piena di “inciuci” 
 
 
In un’Italia dove si parla oramai solo “belenese”, ritorna l’ex soubrette del Bagaglino, Nathalie Caldonazzo, ora attrice di teatro. Madrina d’onore il 24 maggio a Castellaneta, condurrà il Premio Rodolfo Valentino Italian Excellence, importante evento internazionale che vedrà tra i premiati di quest’anno, Michele Riondino, Luca Barbareschi, Giuliana Lojodice e Gigi Mastrangelo. Al cineteatro Valentino di Castellaneta, stelle e luci dello spettacolo per una notte indimenticabile grazie alla collaborazione del Comune di Castellaneta e della Fondazione Rodolfo Valentino. Ma ora gustiamoci la chiacchierata che Nathalie è stata felice di fare con noi di Extra Magazine. 
Un grande ritorno alla conduzione del Premio Rodolfo Valentino Italian Excellence 2015. Come ha saputo Natalie che sarebbe stata la nuova madrina d’onore di questa importante kermesse e cosa ha provato? 
«Sono stata contattata con mio grande piacere dal regista della serata, Graziano Galatone, mio carissimo amico e grande artista. Io e Graziano abbiamo già lavorato insieme qualche anno fa, nella messa in scena di MR - Musical Romantico, spettacolo di ispirazione Mouline Rouge ed è scattata subito tra di noi una profonda stima. La stessa sera del 24 maggio a Castellaneta è prevista una mia performance cantata e ballata, tratta dal musical “Nine”. Ciò che unisce me e Graziano è lo stesso modo di vedere questo mestiere: non facciamo parte di lobby o altri gruppi esclusivi; facciamo il nostro lavoro con semplicità e passione, tenendoci lontani da giochi di potere».  
Tempo fa in effetti, lei ha dichiarato di essersi volontariamente un po’ allontanata dal mondo dello spettacolo, definendolo un po’ troppo pieno di “inciuci” e di insana competizione. Cos’ha invece di positivo il mondo del teatro in cui lei si è impegnata moltissimo negli ultimi anni? 
«Sì, questo mondo e soprattutto l’Italia, vive proprio di “inciuci” e di concorrenza sleale. A lavorare alla fine sono sempre gli stessi nomi e, inutile girarci in torno, c’è un esubero di straniere a cui vengono affidati praticamente tutti i ruoli. Non so perché succeda questo e non so perché in Italia sembra che il talento e la gavetta non vengano premiati. Il teatro è un mondo meno inquinato, dove coltivare rapporti autentici e dove perché no, esiste un’atmosfera più rassicurante anche dal punto di vista fisico: il teatro ti garantisce di gestire sempre nuovi ruoli e a qualsiasi età, senza l’ansia che qualche pezzo del tuo corpo non rimanga su (ride, ndr). E poi la genuinità del teatro e la mancanza di inciuci ti aiuta a guardarti allo specchio soddisfatta facendo l’occhiolino alla vera te».  
Da dove nasce quindi, la passione per il cinema e il mondo dello spettacolo? 
«Guardi, mia madre è Leontine Snell, ballerina e coreografa che debuttò a 15 anni a Parigi con le Blue Bell. Non posso negare di essere stata condizionata dall’esperienza di mia madre e di essere stata rapita dal trionfo della femminilità di quel mondo, io che avevo solo sei o sette anni. Mi incantavano le artiste che scendevano le scalinate con quella grande sensualità ed ecco il mio approdo al Bagaglino. Diciamo che poi una volta realizzato il desiderio di stare sulla scena in quel modo, mi sono dedicata totalmente al teatro». 
Sua madre quindi debuttò giovanissima. Anche per lei c’è stato un così precoce lancio artistico e se sì, come ha gestito la cosa a livello di nuove responsabilità e nuova fama? 
«Mah, non so nemmeno se sono poi realmente riuscita a gestire tutto questo. Sì, ho iniziato giovanissima anch’io all’età di 15 anni, tuffandomi nel mondo della moda a Milano, ansiosa già da allora di crearmi una mia indipendenza. La realtà è che succede tutto molto in fretta e ti ritrovi ad essere circondata da così tante persone che non esiste una vera e propria ricetta per rimanere a galla. Devi probabilmente fidarti del tuo istinto e buon senso, o almeno è ciò che ho fatto io».  
Ricordando Rodolfo Valentino ripercorriamo gli anni critici dell’anteguerra in cui tantissimi italiani, in particolare meridionali proprio come il divo di Castellaneta, andavano alla scoperta del sogno americano. Al giorno d’oggi in cui l’Italia sembra non riuscire a rialzarsi dalla crisi generale, lei Natalie pensa che i giovani di talento anche del cinema, faranno lo stesso percorso o c’è speranza di emergere nel proprio Paese d’origine? 
«Credo che se noi italiani continuiamo a piangerci addosso, nulla potrà realmente cambiare. Sinceramente ai giovani consiglierei di approfondire seriamente le lingue e sì, ahimè, di dirigersi all’estero. Purtroppo l’Italia in questo periodo storico sta rischiando di annientare sogni ed equilibri mentali, quindi un’esperienza in una realtà diversa sarebbe di sicuro più utile per riprendere in mano le proprie sacrosante aspirazioni. Manca alla nostra Italia una vera e propria guida morale che io rintraccerei per esempio in una figura femminile, magari una scrittrice, una donna colta e saggia che possa essere in qualche modo un faro».
Il varietà al giorno d’oggi, ricordando il suo apporto al Bagaglino, è quindi ancora una buona palestra per imparare il vostro mestiere oppure l’invasione dei talent ha cambiato definitivamente il debutto artistico? 
«Il varietà purtroppo è morto, non esiste più o comunque se un giorno dovesse in un certo senso risorgere, non è questo il suo tempo. Una mia passione a parte il teatro, è la pittura e nei miei quadri in stile pop, rappresento proprio la caduta di questo splendido genere. Del resto oggi la politica è di per sé satirica, ecco perché il Bagaglino o altre realtà simili, hanno cessato di esistere. Ora ci sono troppi cantanti e troppi cuochi, sinceramente. C’è sempre qualcuno che canta o che cucina, anche se dai talent sono venuti fuori artisti per esempio del calibro di Marco Mengoni, che io apprezzo e quindi diciamo che, in relazione a queste belle eccezioni, un qualcosa di positivo la formula talent lo ha apportato». 
Avrà sentito e risentito sicuramente milioni di volte il suo nome accostato a quello di Massimo Troisi. Tralasciando sterili gossip sarebbe bello sapere cosa le ha insegnato Massimo. 
«Io e Massimo avevamo la stessa etica, la stessa morale, semplicemente. Condividevamo gli stessi valori ed è stato anche il motivo per cui al momento della sua scomparsa, ho preferito ritirarmi invece che dare in pasto il nostro privato pubblicando autobiografie o interviste». 
Purtroppo ci ha lasciati di recente un altro fiore reciso troppo presto, Pino Daniele, che aveva tra l’altro firmato diverse colonne sonore dei film di Massimo come per esempio “Le vie del Signore sono finite” (1987). Grazie alla sua presenza, pensa che ricorderete in qualche modo entrambi la sera del 24 maggio a Castellaneta? 
«Questa è una decisione che spetta al regista ma di certo, se questa menzione potesse in qualche modo arricchire ulteriormente lo spettacolo del 24 maggio, mi metterei con gioia a disposizione. Inutile dire che anch’io ho adorato Pino e conosco tutte le sue meravigliose canzoni».
Dopo la conduzione del Premio Città di Rodolfo Valentino, ha già in programma un nuovo tour teatrale o altre apparizioni per l’anno in corso? 
«Sì, certo. Sarò l’8 e il 9 agosto in scena in Liguria, a Borgio Verezzi con la commedia brillante Toc Toc e poi ad ottobre ritornerò a Milano al San Babila con il Malato immaginario. Amo il mio lavoro e amo il teatro e dopo aver dedicato giustamente tempo alla mia splendida bambina Mia, ora voglio riprendere le tournèe e continuare a sognare. La vita è così breve per smettere di farlo». 
E ora concludiamo in maniera più leggera anche se dipenderà da quanto sarà “calorica” la sua risposta: la nostra regione vanta una delle cucine più sane e appetitose d’Italia. Cosa vorrebbe proprio trovare di buono nel suo piatto, una volta arrivata in Puglia? 
«Ah guardi, adoro la Puglia in genere e i pugliesi che trovo persone autentiche e con cui si riescono ad instaurare rapporti duraturi, ma ancor di più amo la vostra cucina. Di sicuro vorrei gustare alcuni dei miei piatti preferiti pugliesi, come fave e cicoria, pane, pesce e poi una cascata di latticini tra cui la mia amata stracciatella!».
Una gentilissima e gradevole Nathalie Caldonazzo che con le sue parole, ci ha riportato alla mente un verso di uno dei capolavori dei Litfiba, La mia valigia, in cui il mitico Piero Pelù canta: «…Nel labirinto dei pensieri/Lasciate spazio ai sognatori…».
 
 
 
 


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