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Fashion Africa

Pubblicato da: Categoria: COVER

1
DIC
2016
Due pugliesi in Gambia hanno dato vita a un progetto di moda equo-solidale: insegnare il meglio della sartoria italiana alle donne africane, nel rispetto della tradizione dell’artigianato locale. Una bella storia fatta di moda e solidarietà
 
Antefatto
Facoltà di Scienze e tecnologie della moda, Università degli studi di Bari, sede di Taranto. In aula circa venti studenti con un sogno: la moda, poi quale sarebbe stato il percorso del dove e del cosa lo avrebbe determinato il tempo, la passione e il carattere. 
Io ero quella tutto “eventi e ufficio stampa”, poi c’erano le stiliste incomprese, la vetrinista incallita,  la ricca ispanica annoiata (a Taranto per caso e per amore) con la Vuitton sotto braccio, le sarte virtuose e le modelle mancate. Poi c’era Cristina Leo, genuina solare e dall’aria vagamente internazionale (non ha perso un progetto di studio e scambio internazionale  partendo per l’ Erasmus e il Leonardo alla volta del Portogallo!). Niente grilli per la testa, l’unico motto: vivi bene, vivi serena e vivi solidale. Domiciliata da Spinazzola a Taranto, per gli studi universitari conosce e frequenta Mariangela Recchia con cui ha mille cose in comune e con cui condividerà il soggiorno Emiliano dopo la laurea e i primi lavori nel fashion e beauty system. 
 
Il fatto
È il 2015, gli animi delle due ragazze sono irrequieti e insoddisfatti, così nel  tempo libero si occupano di integrazione culturale e di sperimentazioni sartoriali, dando vita a un progetto dal respiro “solidale e creativo”: MaCrì. L’obiettivo è subito ambizioso: costruire un laboratorio sartoriale per fornire gratuitamente dei corsi alle donne africane direttamente nei loro villaggi.
Così, tenendo ben presente che l’unione fa la forza,  le due condividono l’idea del progetto "MaCrì" con l’associazione culturale  Jahspora R-Evolution e Heart made che operano in Gambia, minuscolo Stato dell'Africa Occidentale, che le aiuterà a prendere “il volo”. Le MaCrì, (Mariangela e  Cristina), infrangendo le regole e gli stereotipi dei giovani fancazzisti moderni, rompono il salvadanaio dei risparmi  e partono per l’Africa, più precisamente per  Ndemban, un villaggio del Gambia, al fine di realizzare un atelier, ovvero un luogo creativo e produttivo in cui gli abitanti possano imparare a confezionare abiti  e da promuovere e vendere nel mercato internazionale il loro prodotti. 
Con determinazione e il peso sulle spalle dell’ansia dei parenti lasciati in Italia, hanno danno vita ad un laboratorio sartoriale offrendo lezioni gratuite di taglio e cucito made in Italy alla donne del villaggio. Ma come ogni cosa creativa che si rispetti la storia ha preso una piega prevedibilmente inaspettata: dopo nove mesi, come nelle migliori ipotesi di gestazione, è nata una linea di abbigliamento Equo-solidale formidabile, prodotta con tessuti Wax, tipici africani, freschi resistenti in 100% cotone, contraddistinti da stampe e fantasie coloratissime e ricami, cucita a filo come la tradizione sartoriale italiana vuole.
 
La svolta
Da poco rientrate in Italia,  Mariangela e Cristina stanno dando vita a una serie di eventi per la promozione del progetto e della linea, il ricavato ottenuto dalla vendita dei capi verrà reinvestito nell’internalizzazione del progetto, per l'acquisto di nuove macchine da cucire, di nuovi materiali per rendere stabile il laboratorio in Gambia e creare nuovi posti di lavoro all’interno del villaggio ed evitare pericolosi viaggi della speranza verso l’Europa. E’ perché no, magari diventare famose. Le belle storie fanno bene al cuore e allo stile.


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