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Unioni civili/ Vi dichiaro moglie e moglie

Pubblicato da: Categoria: COVER

16
FEB
2017

Entrambe si chiamano Mariella e stanno insieme da molti anni, ma solo da qualche giorno la loro unione è riconosciuta dallo Stato. E se questo vi sembra un happy end, sbagliate: come per tutti i matrimoni, questo è solo l’inizio

Nei giorni scorsi, nella sede comunale di via Romagna è stata celebrata l’unione civile tra due donne tarantine; si sono, infatti, unite in matrimonio Mariella Tomassini, di 46 anni, e Mariella Capuzzimati, di 51. La prima presta la sua opera lavorativa nei servizi di accoglienza ai migranti, la seconda è una impiegata della Agenzia delle Entrate.
La cerimonia è stata celebrata in un clima festoso dal consigliere comunale Alfredo Spalluto alla presenza di amici e parenti della coppia.
L’unione civile delle due Mariella non è stata la prima ma la terza, cronologicamente parlando, nel territorio ionico.
Alfredo Spalluto ha presieduto e celebrato l’evento come segno di affetto di una coppia che già conosceva e che ha avuto la legittima possibilità di coronare il proprio sogno d’amore e di tutelare le conseguenze di una vita in comune.
Abbiamo incontrato le due spose alla fine della cerimonia e abbiamo rivolto loro alcune domande.
Ciao Mariella & Mariella, ci raccontate come vi siete conosciute?
Mariella C.: «Ciao! Ci siamo conosciute nella primavera del 1994. Avevamo degli amici in comune e stavamo organizzando il primo (di una lunga serie) viaggio avventura in India. Lei viveva a Roma e scendeva di tanto in tanto. Effettivamente ci siamo conosciute durante il soggiorno in India, a Bangalore. E devo ammettere che non provavo molta simpatia per lei! (risate)».
Mariella T.: «A me invece piaceva molto, pur non conoscendola affatto… mi divertiva molto farla innervosire.. e direi dalle sue reazioni che mi riusciva benissimo! A ottobre dello stesso anno eravamo insieme!».
Da quanto tempo vivete insieme?
Mariella C.: «Viviamo insieme dal 1996, da quando vinsi il concorso nel Ministero delle Finanze e partimmo entrambe per il Piemonte, la mia destinazione».
E le vostre famiglie? Quando vi siete dichiarate con loro?
Mariella C.: «Direi che non ce n’è mai stato bisogno… per quel che mi riguarda, i miei genitori non avrebbero potuto aspettarsi nulla di diverso. Non ho mai portato un fidanzato a casa, nemmeno per finta! Quando abbiamo affrontato l’argomento, vivevo già in Piemonte. Ricordo papà la prima volta che ci venne a trovare dopo il coming out.. mi disse ‘per me è come se ti fossi sposata’. Mio fratello Massimo, invece, l’ha sempre saputo, anzi fu proprio lui a tirarmi fuori da un brutto momento di isolamento, a vent’anni, dicendomi “guarda che non sei la sola!”. A questo proposito c’è un episodio molto carino: quando lui si fidanzò con colei che è tutt’ora la sua meravigliosa moglie, le disse ‘mia sorella è gay, perciò se hai problemi a riguardo, dimmelo subito!’».
Mariella T.: «Nella mia famiglia non c’è mai stato un clima autoritario, di conseguenza non ho mai dovuto mettere un’etichetta addosso per affermare chi fossi o meno».
La recente legge sulle unioni civili vi soddisfa per come è stata strutturata o, secondo voi, contiene delle lacune?
Insieme: «Ovviamente ci sono delle lacune, pur non essendo delle esperte in materia. Per un Paese come il nostro, dove lo Stato non è poi così laico come dovrebbe essere, riteniamo sia stata una conquista anche questa legge ‘a metà’. Ci auguriamo profondamente che possa essere rivista e migliorata in un futuro non troppo lontano».
Cosa provate nell’ascoltare questo acceso dibattito sulle Unioni Civili?
Mariella T.: «Sono abbastanza annoiata ormai dal dibattito... ritengo sia arrivato il momento di aprire gli occhi e vedere da quante persone omosessuali, famose o meno, sia arricchita la nostra realtà di ogni giorno».
Mariella C.: «Provo ilarità, rabbia o impotenza.. è incredibile che negli anni 2000 ci sia tanta gente, in Italia, che manifesti odio, paura o si senta minacciata dai gay! E’ assurdo! Quando mai l’estensione di diritti ha danneggiato chi questi diritti li aveva già. La cosa più grave è che sia proprio la politica a gettare benzina sul fuoco, quando dovrebbe invece tutelare tutti ed evitare che ci siano cittadini di serie B».
Quando si verificano casi di omofobia provate più rabbia o dolore?
Insieme: «Sicuramente entrambe. Per questo abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra unione, volendo mostrare agli occhi di tutti l’assoluta ‘normalità’ di due esseri umani liberi dalle paure. Per dimostrare che non c’è nulla da temere in due cuori dove regna l’Amore.. al di là di che sesso abbia il corpo fisico proprietario di questi cuori!».
E su di voi avete vissuto discriminazioni o atteggiamenti omofobi?
Insieme: «No, siamo state molto fortunate probabilmente. Mai, né in famiglia, intendendo anche quella acquisita, né nell’ambiente di lavoro».
Aver dichiarato pubblicamente il vostro amore, e averlo condiviso con amici e parenti, che sensazioni vi ha procurato?
Insieme: «Orgoglio ed immensa felicità, un’emozione indescrivibile!».
Se aveste la possibilità di lasciare un breve messaggio sulla scrivania dei nostri parlamentari domani mattina, cosa ci scrivereste?
Mariella C.: «Niente sulle Unioni Civili ma di porre tutta l’attenzione e l’energia necessaria a far ripartire questo Paese».
Mariella T.: «Condivido appieno. Ogni individuo ha il diritto di vivere una vita piena e dignitosa. E la dignità nasce dal lavoro; un tessuto sociale economicamente appagato, crea una società di cittadini soddisfatti e più propensi alle lotte per i diritti civili. Se non c’è dignità, non può esserci spazio per null’altro, se non sono soddisfatte le esigenze primarie di ogni essere umano, non può esserci civiltà degna di chiamarsi tale».
Come si è dimostrata la città dopo il vostro coming out?
Insieme: «Siamo state letteralmente inondate da messaggi di auguri pieni di affetto e commozione! Ma la cosa più divertente sono state le confessioni, da parte di gente insospettabile, sulla presenza di uno o più parenti gay nelle loro famiglie!».
Da un recente studio pubblicato sul “Sole 24ore” emerge che al Sud le coppie gay che decidono di unirsi civilmente sono ancora molto poche, circa 7 coppie ogni 100 mila abitanti. Se doveste parlare a coppie gay che hanno ritrosia a dichiararsi, cosa direste loro?
Mariella C.: «Niente. E’ qualcosa che attiene alla sfera privata, intima. Come non direi nulla per esempio alle coppie etero che non fanno più figli. Ci sono già troppe trasmissioni televisive che si occupano dell’argomento, di ogni argomento che riguarda la nostra sfera privata.. che così non è più tale».
Riguardo alle unioni gay il Papa scoraggia i cattolici dall’alzare le barricate. La Chiesa secondo voi è pronta ad accogliervi o è ancora lunga la strada?
Insieme: «Papa Francesco è una grande anima ma la porta dell’accoglienza è appena schiusa. Fino a che la Chiesa stessa non farà chiarezza al suo interno e prenderà effettiva coscienza riguardo la sessualità di ogni individuo, preti e suore compresi, ci vorranno molti anni e molte lotte ma soprattutto tanti ‘Francesco’».
A chi vi risponde che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione, cosa vi sentite di rispondere?
Mariella C.: «Sono assolutamente d’accordo. Se la famiglia voluta da Dio è quella che occupa i principali fatti di cronaca nera ogni giorno, preferisco non si faccia confusione. Io la temo la famiglia tradizionale!».
Mariella T.: (risate) «Condivido ogni sillaba di mia moglie!».



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