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Esclusiva/Metti una sera a cena con Vespa

Pubblicato da: Categoria: COVER

21
SET
2017

La masseria del '500, la passione per il Primitivo - da produrre prima che da bere -, un'industria che ha impigrito i tarantini e una consapevolezza: "dalle lacrime non esce niente". Il giornalista più famoso d'Italia racconta la Puglia, il suo paradiso inconsapevole

Bruno Vespa, il giornalista per eccellenza, storicamente legato ai grandi personaggi politici che hanno fatto la storia d’Italia, ha deciso di darsi al vino, al Primitivo per la precisione. Si è innamorato dell’entroterra tarantino ed ha acquistato degli appezzamenti di terreno, compreso un’antica masseria, a Manduria. Sarà lui a narrarci questa storia, in questa intervista, molto particolare, che gli abbiamo fatto all’Histò, un oasi di pace che si trova sulla Circummarpiccolo di Taranto, tra il quartiere Paolo VI e la statale che porta in città.

Taranto. Basterebbe il nome della città pugliese per cominciare la nostra intervista, dott. Vespa.
“Taranto per me significa Museo archeologico, per esempio. Pensate un po’. Tutti fanno riferimento all’Ilva invece io penso al museo archeologico. E’ meraviglioso. Una delle cose più belle cose che ci sono in Italia. Bisogna ammirare le cose positive. Ovviamente bisogna anche preoccuparsi di quelle negative,  affinché non peggiorino.
Questo marchio di Taranto. La  verità è che è una città bella, che deve reagire, che deve riprendersi un’industria sana, la quale, poi,  deve dare tanto lavoro. Taranto deve valorizzare tutto ciò che ha. Io ho notato una cosa da quando sono in Puglia: è un Paradiso che non si riesce a sfruttare fino in fondo, purtroppo”.

Si sente sempre parlare di Salento e quindi, tante volte, Taranto viene emarginata. Basterebbe vedere la considerazione che si ha di Porto Cesareo, a due passi, nel leccese, dal punto di vista turistico, per evincerlo.
“Ma no!  Per esempio, io sto finendo una masseria sulla quale sto veramente ‘buttando il sangue’; non so quale follia mi ha portato a farlo perché è un impegno enorme, gigantesco! Parlando con una persona che se ne occuperà, abbiamo discusso sugli itinerari. La prima cosa che gli ho detto è stata di puntare sul Museo archeologico di Taranto. Bisogna valorizzare le cose che si hanno. Ovviamente, inseriremo, fra gli itinerari, anche le bellezze di Lecce e quanto ci sia di bello nelle vicinanze. Ripeto, bisogna valorizzare le cose che si hanno, che sono tante. Il museo va preservato, soprattutto per le difficoltà che si incontrano nel manutenerlo”.

Taranto, per tanti anni, è stata segnata dalla monocultura industriale. Cinquant’anni sono tanti. Per cui, anche la popolazione ha subìto gli effetti negativi di questa omologazione.
“Io vengo da una città in cui c’era anche la monocoltura industriale (L’Aquila). C’era l’ex Zecca di Stato, istituita durante la seconda guerra mondiale, poi ci fu la Siemens; ad un certo punto c’erano, in una città di 60.000 abitanti, ben 5000 persone del territorio che lavoravano in questo settore. Oggi credo che saranno al massimo 200 ad occupare quei posti di lavoro. Le monocolture impigriscono. Sono un disastro. E’ successo la stessa cosa con la Fiat a Torino, in maniera più drammatica. Invece bisogna far germogliare nuove iniziative. Voi qui avete un Paradiso”.
Poi, Vespa assume un aspetto serioso e va giù duro (NdR): “Il Paradiso è il turismo. Io sono rimasto molto amareggiato, avendo investito un sacco di soldi in Puglia. La Puglia è la prima destinazione da visitare, l’ultima per la qualità di servizi. Non va bene, non va bene…”.

Come mai la scelta è caduta su Taranto?
“Intanto io faccio vino, vino Primitivo, il Primitivo di Manduria. Io ho scelto Manduria. Ho una bella masseria del 500, in quei luoghi, che abbiamo quasi finito di ristrutturare. Ha soltanto 4 suite lussuose; soltanto 4, perché, le altre sei, sono in mezzo ai vigneti. Poi farò la cantina (vinicola). La zona è dedita al turismo del vino. La Puglia è molto bella  io credo che da lì si possa girare, si possano raggiungere infiniti posti. I siti visibili sono molto più numerosi che in altri posti, tanto da permettere di trascorrere in un arco di vacanza ragionevole. Il mare, per esempio, è molto bello ma va gestito meglio l’accesso”.

Torniamo a Taranto, lasciamo il vino. Come fare a mediare Ilva e situazione turistica?
“Ilva, non devo dirlo io, se utilizzato bene, in maniera sana, può essere, tuttora, un grande patrimonio. Io spero resti agli italiani. In questo, sono molto nazionalista. Avevamo  la chimica (eravamo fra le star del settore), l’abbiamo persa; la telefonia, l’abbiamo persa. L’acciaio è in bilico. Difficile dire che siamo un grande Paese se poi perdiamo tutto come anche le compagnie aeree. E le compagnie alberghiere? Non ne abbiamo più una. Le avevamo e ce le siamo giocate. Da questo punto di vista, non va per niente bene. Bisogna avere idee e non aspettare che gli altri ce le propongano. Occorre muoversi”.

Taranto ha anche perso qualcosa, dal punto vista militare. Non ha più il dipartimento della Marina, passato a Napoli.
“C’è stato un asciugamento. Io vengo da L’Aquila. Una città, oltre che devastata dal terremoto, è stata depotenziata a favore di Pescara. Tarantini, non commettete l’errore di piangervi addosso. Dalle lacrime esce poco”.

Forse è una caratteristica del tarantino?
“Ma no! Accade anche a Venezia o a Trieste; in Italia, in genere, ci si piange troppo addosso. Margaret Thatcher (fu primo ministro della Gran Bretagna) diceva, in maniera dura, lo Stato deve metterti in condizione di lavorar bene, ma devi essere tu a rimboccarti le maniche, senza svilirti. Devi proporti”.

Grazie al dott. Vespa per averci concesso questa intervista che riteniamo interessante. Potremmo non essere d’accordo si alcuni punti ma, siamo certi di aver incontrato un vero signore che ha mostrato il suo alto grado di intellettualità, proprio con la grande disponibilità nei nostri confronti. Grazie Vespa, da tutta la redazione di Extra Magazine.



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