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Dopo Auschwitz/La mia vita felice, nonostante tutto

Pubblicato da: Categoria: COVER

1
FEB
2018

Cosimo De Vito, classe 1923, milite pluri-decorato e deportato nel campo di concentramento. Il valore della memoria, il monito alle nuove generazioni, la speranza in un futuro migliore. Per poter dire: questo è un uomo

Che privilegio poter ascoltare dalla voce dell'aviere Cosimo De Vito la sua lunga storia, fatta di date, numeri e luoghi. E la ripete ancora anche per noi, con il racconto dei momenti più importanti della sua vita da militare, culminati con la deportazione da parte dei tedeschi nel 1943 e terminata con l’insperata liberazione da parte dell’esercito sovietico.

La guerra
De Vito, martinese, nato nel febbraio 1923, racconta di essere stato “richiamato alle armi” nell’aprile del ‘43. Presentatosi all’aeroporto di Grottaglie, dopo aver effettuato la “vestizione”, fu condotto a Brindisi, dove effettuò un corso di addestramento al termine del quale fu inviato presso il fronte albanese. All’aeroporto di Valona, De Vito lavorò come elettricista sino a quando, nel settembre 1943, gli fu proposto di aderire alla Repubblica di Salò. Il suo rifiuto gli costò la deportazione, prima a Zagabria in Croazia, poi a Colonia in Germania e infine al campo n° 47 ad Auschwitz in Polonia. Rimase nel campo di concentramento fino al gennaio del 1945, quando l’Armata Russa mise in fuga le truppe tedesche, liberando i prigionieri (《Aiutai una donna, una professoressa, cedendole il mio posto letto》). Dopo aver lasciato la Polonia, gli italiani sopravvissuti transitarono attraverso la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. Il suo rientro a Martina avvenne solo nel giugno del 1945 (《Mi accolse mia madre, che per la sorpresa ebbe un mancamento. Ma poi si riprese e mi preparò un bagno caldo》).

Le onorificenze
Il 2 giugno 2012 gli è stata conferita la Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto, nonché ai familiari dei deceduti.

La famiglia
De Vito ha avuto una vita felice. Ormai vedovo (《Con mia moglie siamo stati più di settant'anni insieme. Fino all'ultimo le sono sempre stato vicino》) è circondato dall'affetto dei figli ma è orgoglioso della sua autonomia: sempre curatissimo, cucina da solo ed è un perfetto padrone di casa per quanti vanno a trovarlo. Lucidissimo e con una memoria prodigiosa, incanta con i suoi racconti di una guerra ormai lontana.



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