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NANCY BARNABA & FRANCO MEZZENA /SUL PALCO E NELLA VITA

Pubblicato da: Categoria: COVER

4
MAR
2014
Gestiscono insieme l’Accademia Mezzogiorno Musicale, trascorrono gran parte della giornata fianco a fianco e ridono della loro differenza di età. I due eccezionali violinisti ritornano a parlarci dei loro progetti e dell’ultimo album, ViotTi for 2.
 
Franco e Nancy sono fra quelle persone che quando le incontri ti migliorano la giornata. Trascorrere del tempo con loro è sempre piacevole. Ci incontriamo nella saletta di una biblioteca per una nuova intervista e ci mettiamo a parlare del più e del meno, di quanto sia bello ritrovarsi e del fatto che dovremmo vederci più spesso; ci lamentiamo della crisi del lavoro, ci disperiamo per lo stato dell’arte e della cultura italiana, relegata sempre negli angolini più remoti della coscienza di chi ci governa, come se fosse qualcosa di superfluo. Ci indigniamo per la possibilità che tolgano la storia dell’arte dalle scuole e poi torniamo a sorridere per cose ben più piacevoli, come l’uscita del loro ultimo cd, “ViotTi for 2”. Parlo – ma questo si sarà già capito – di Nancy Barnaba e Franco Mezzena, due straordinari violinisti che abbiamo avuto il piacere di conoscere, sempre su queste pagine, qualche tempo fa. 
 
Ci ritroviamo su queste pagine dopo un po’ di tempo dalla precedente intervista. L’occasione è propizia per parlare del vostro nuovo lavoro.
«Infatti, e ne siamo contentissimi. È da poco uscito il nostro nuovo album, “ViotTi for 2”, il primo volume di quello che si presta a essere un lavoro molto molto corposo che si svilupperà lungo un percorso di diversi cd. Giovanni Battista Viotti, un compositore a cui siamo molto legati e a cui è dedicato per l’appunto il nostro lavoro, ha realizzato nel corso della sua vita un repertorio davvero sconfinato, soprattutto per quanto riguarda i violini e in particolare i duetti».
 
Cosa vi ha attratto di questo compositore?
«Sicuramente il fatto che la sua musica sia fresca, leggera e gradevolissima. Soprattutto, e questo è ciò che maggiormente ci ha colpito, per i non musicisti. Viotti risulta piacevole anche a chi non studia musica classica, agli ascoltatori comuni insomma. Il genere di questo grande compositore appare disimpegnato, dunque non pedante o di difficile ascolto, ma nasconde comunque una certa profondità di messaggio».
 
Quali temi tratta?
«Si tratta di un compositore pop, se così si può dire. Dunque affronta dei temi popolari. Tra l’altro di recente gli è stata attribuita anche la Marsigliese. Analizzando la sua opera omnia, infatti, si è scoperto che il brano divenuto poi il più celebre inno della Francia rivoluzionaria, è un plagio di una composizione che Viotti aveva scritto circa dieci anni prima».
 
Se non ricordo male Franco ha già affrontato in passato l’opera di Giovanni Battista Viotti.
F: «Esatto. Per la Dynamic ho registrato in prima mondiale l’integrale dei ventinove concerti per violino e orchestra del compositore. È stato proprio in quell’occasione che ho capito quanto gradimento riscuotesse Viotti. Mi arrivavano centinaia di commenti positivi sulla sua opera. In fondo lui è stato un preromantico, un vero e proprio caposcuola dell’epoca prepaganiniana».
N: «Dai duetti, poi, si evince tutta la sua formazione, il suo percorso artistico, che si articola in tre fasi principali: il primo periodo lo vede essenzialmente impegnato con il classicismo, quasi alla stregua di Mozart, per intenderci; la seconda fase è quella invece dell’opera 29, che presenta una linea melodica forte, che però non è affidata esclusivamente al primo violino, ma al contrario è caratterizzata da uno straordinario intreccio dei due violini; la terza e ultima fase, infine, mostra un uso timbrico diverso, con dinamiche indipendenti».
 
Dunque mi sembra di capire che non vi è una predominanza di un violino sull’altro.
«Esatto, ed è proprio questo il suo genio. Solitamente nei duetti il secondo violino è di accompagnamento al primo. Nel caso di Viotti, invece, sembra quasi che i due ruoli si compenetrino dividendosi la scena in parti eque. Sembrano quasi due composizioni a sé stanti».
 
Questo equilibrio artistico immagino si rifletta anche nella vostra vita privata.
«Passiamo insieme ventiquattr’ore su ventiquattro. Al lavoro, a casa e fuori. Condividiamo praticamente tutto e non sarebbe possibile farlo se alla base non ci fosse una grande affinità. Insomma, stiamo benissimo e viviamo tutto con molta serenità, malgrado ciò che si potrebbe pensare».
 
Alludete alla differenza di età?
N: «Sì, (ride, ndr). La gente deve ancora abituarsi. Naturalmente è la prima cosa che si nota e spesso ci troviamo ad affrontare interviste in cui si parla solo di questo. Ma devo dire che la reazione delle persone ci diverte e ci fa piacere. Anche perché dopo i primi affrettati giudizi, imparano a conoscerci e a capire che quello che ci lega è un amore vero, reale e genuino. E iniziano, non solo a non farci più caso, ma ad apprezzare il fatto che siamo una coppia sia nel lavoro che nella vita. A Fontanetto Po, paese d’origine di Viotti dove ormai siamo di casa, riceviamo un’accoglienza stupenda dagli abitanti. È un centro molto piccolo e ci si aspetterebbe un certo pregiudizio, e invece siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla loro grande umanità. Si sono affezionati tanto a noi e amano vederci insieme anche come coppia. Senza parlare poi dei miei piccolissimi studenti. Io insegno a bambini dai due anni in su e loro, con la purezza che li contraddistingue, non trovano affatto strana la nostra relazione. Vedono solo l’amore e per loro è la cosa più bella che ci sia».
F: «Sai, io un po’ capisco la reazione che la gente ha quando ci vede per la prima volta. Pensano che Nancy sia stata una mia allieva (cosa assolutamente non vera) e che abbia tratto profitto dalla nostra relazione, oppure le chiedono se è straniera (ridono entrambi! Ndr). È normale, ci passiamo trentacinque anni! Insomma, se mia figlia dovesse dirmi che frequenta un uomo molto più grande di lei, anche io rimarrei un attimino perplesso. Ma, trovandomi io stesso in questa condizione, ho capito che ogni situazione va valutata per quella che è. Prima di incontrare Nancy, la mia vita sentimentale non era affatto rosea; al contrario ho passato dei periodi infelici. Pensavo che l’amore fosse eterno finchè dura; non avrei mai immaginato che a cinquantacinque anni avrei trovato quello vero, quello che prima di allora avevo solo sognato. E la cosa più bella è che cresce di giorno in giorno».
 
Nancy, come si fa a resistere a una dichiarazione del genere? Ma torniamo a noi. La registrazione live del primo volume sta riscuotendo già un enorme successo.
«Live, hai detto bene. L’abbiamo registrata durante un concerto a Fontanetto Po e la tensione era moltissima perché non potevamo commettere errori. Fortunatamente però è andato tutto bene… la seconda volta. Perché la prima il tecnico aveva dimenticato di accendere i microfoni!!! (ridono, ndr). A proposito dell’ottima riuscita, cogliamo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile il nostro lavoro. In primo luogo la Corrado Production di Supersano: Ermanno Corrado e Luciana Negro hanno un’apparecchiatura davvero all’avanguardia e la loro casa di produzione e un vero fiore all’occhiello della Puglia. La seconda persona da ringraziare – ma badate, non in ordine di importanza, perché sono tutti sullo stesso piano – è senza dubbio Giuseppe Leone, il quale ci ha fornito i due violini creati con caratteristiche adatte alla loro funzione “compensatrice”. Sono fatti talmente bene che le due voci si confondono e non si capisce mai quale sia quella di Franco e quale quella di Nancy. In fondo, il violino è lo strumento maggiormente a contatto con il cuore, dunque è estremamente personale. Già nella scorsa intervista abbiamo parlato dell’importanza di utilizzare strumenti nuovi, sia per i motivi già citati – e dunque la soggettività dell’utilizzo – e sia per dare valore al lavoro degli ottimi liutai che abbiamo in circolazione con nostra fortuna. Apriamo una piccola parentesi a tale proposito: molti insistono con la storia di utilizzare gli strumenti antichi, considerati tra i più preziosi al mondo. Basti pensare allo Stradivari. Ma anche Stradivari all’epoca se l’è fatto realizzare. Gli strumenti “si stancano”. È giusto utilizzare invece sempre violini, nel nostro caso, nuovi e realizzati ad hoc per noi e per il nostro modo di suonare. Dulcis in fundo, tornando ai ringraziamenti, non possiamo fare a meno di citare Salvatore Russo, un tecnico del suono tarantino e chitarrista di fama internazionale noto per aver fatto conoscere il gipsy jazz. Ecco, scusate la digressione, ma era doveroso citare le persone che con la loro arte e con il loro lavoro rendono migliore la nostra terra».
 
Quando uscirà il vostro prossimo album?
«Presto speriamo. Tra l’altro si tratterà di una novità assoluta, perché realizzeremo l’opera 29 di Viotti con l’accordatura a 432 hertz, invece della canonica a 440 hz. Lo abbiamo deciso dopo aver letto un libro che ci ha cambiato la vita: “432 hertz: la rivoluzione musicale” di Riccardo Tristano Tuis, un fisico che ha verificato come la produzione delle onde a 432 hertz incida beneficamente sulla salute dell’uomo andando a stimolare e a intervenire sugli organi, favorendone il corretto funzionamento. Ci abbiamo provato anche noi e abbiamo riscontrato effettivamente che la gente in sala, dopo l’ascolto, era molto più serena, felice. Mens sana in corpore sano, insomma. Sarà sicuramente un lavoro molto interessante da fare. Speriamo quindi di risentirci presto, anzi di farvi sentire presto anche il secondo volume di Viotti!».
 
 
 


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