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TULLIO DE PISCOPO / Andamento tosto

Pubblicato da: Categoria: COVER

26
DIC
2014

Quella volta che scambiò Piazzola per un fisarmonicista romagnolo. O quando compose il suo più grande successo in taxi. Dopo oltre 50 anni di successi musicali, racconta la sua vita e la battaglia più sofferta

Percussioni, batteria e andamento (lento) sono il leit motiv della sua vita.

Parliamo del napoletano tra i più noti e apprezzati al mondo che ha suonato con i più grandi musicisti di livello mondiale come Lucio Battisti, Pino Daniele, Astor Piazzolla e Chet Baker tra gli altri.

In Italia lo abbiamo applaudito con “Andamento lento” (1988), “E fatto ‘e sorde!” (1985) e “E allora e allora” (1989), “Conga Milonga” (2010) coin i quali ha trascinato il pubblico con il suo ritmo travolgente, energico e instancabile.

A un certo punto della sua vita però si è ritrovato ad affrontare una ennesima e inaspettata sfida. Stavolta però la musica non c’entra nulla e il suo avversario è un duro: si chiama tumore.

Abbiamo discusso con lui durante l’incontro con i fan alla Feltrinelli di Bari dove recentemente ha presentato il suo libro autobiografico “Tempo! La mia vita” in cui racconta la sua vita e la battaglia contro la malattia.

 

Nella tua carriera hai collaborato con tanti grandi artisti. Raccontaci un incontro in particolare.

«Nel 1973 con una telefonata lampo e poco chiara fui chiamato a suonare alla Mondial Sound di Milano con il più grande musicista argentino di tutti i tempi e riformatore del tango, Astor Piazzolla. Inizialmente sminuii l’appuntamento musicale scambiando Piazzolla per un fisarmonicista romagnolo ma il maestro Marco Ratti, mio amico, mi rivelò l’importanza e la grandezza di Piazzolla e che peraltro suonava il bandoneòn e non la fisarmonica come pensavo. Accettai l’invito e devo dire che fu un grande successo».

 

Com’è nato il tuo successo “Andamento lento” che cantasti al Festival di Sanremo 1988?

«All’aeroporto di Fiumicino di Roma, mentre attendevo il volo per Milano, incontrai Marco Ravera, figlio di Gianni, il patron di molti festival tenutisi in Italia. Ravera mi chiese di suonare un pezzo alla mia maniera per il Festival di Sanremo. Inizialmente fui scettico sulla compatibilità della mia musica con le note solitamente “sdolcinate” del festival, ascoltai alcuni pezzi musicali dei fratelli musicisti compositori Giosy e Mario Capuano e ne individuai uno adatto a me. Il viaggio in taxi verso Napoli, chiacchierando con il tassista  e guardando il mare, furono l’ispirazione del titolo e del testo che scrissi per intero durante quello stesso viaggio. Nacque così “Andamento lento” che poi è diventato un successo mondiale».

 

Ci racconti qualcosa del tuo libro?

«Vi leggo un capitolo del mio libro in cui racconto il giorno del referto della TAC, quando mi recai al centro diagnostico di Milano. Le paure, lo sconforto iniziale, le emozioni, fino al momento in cui l’infermiera mi informò che l’esito era il peggiore: era tumore! Uno di quelli che non lasciano scampo. La mia famiglia mi si strinse attorno e io capii che quel giorno era cominciata la mia odissea ma fin dall’inizio odiai e respinsi quel mostro che si era annidato nel mio corpo. Soffrendo ma con la forza di volontà, con tanta pazienza e con l’amore per la musica e per i miei cari ce l’ho fatta e oggi posso definirmi un “cacciatore di sogni” dopo aver vinto la mia lotta per la vita».

 

Tullio ti ringraziamo per la tua testimonianza e ti facciamo tanti auguri a nome dei lettori di Extra.

«Grazie a voi e un saluto ai lettori».

 



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