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Patrizia Garganese/RIDO ALLA VITA

Pubblicato da: Categoria: COVER

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LUG
2015

Riviste patinate, palcoscenici e set cinematografici. Una famiglia splendida. Bella e impegnata, la vita è stata generosa con lei. E anche il male che l’ha colpita le ha fatto scoprire una forza interiore che non conosceva.

 

 

Scoprire di avere un tumore è certamente devastante per ogni uomo, se poi il soggetto colpito è personaggio pubblico lo è ancora di più perché si deve passare, direttamente o indirettamente, attraverso il filtro dell’inevitabile commento da parte della gente.

Quando poi il personaggio pubblico è un nostro conterraneo, noto al pubblico televisivo fin dai tempi del grande Mike Bongiorno, allora diventa quasi necessario ascoltare dalla viva voce dell’interessato ogni tipo di commento.

Stiamo parlando di Patrizia Garganese.

Tarantina, 57 anni, vive nella città ionica con il marito Pasquale Pesari, tre volte madre (Giovanni, 32 anni, Federica di 29 e Nausicaa di 28) e due volte nonna (di Edoardo e Camilla), ha abbandonato le scene già da molti anni dedicandosi esclusivamente al suo ruolo di moglie e di madre. Quando i figli sono cresciuti lei ha ripreso a lavorare dapprima come giornalista e poi come regista di sfilate di moda.

Viene notata da Mike Bongiorno al concorso di Miss Italia del 1975. In quell'occasione si aggiudica la fascia di “Miss Cinema Italia". La Garganese affianca in seguito lo stesso Mike che la vuole nelle edizioni di “Scommettiamo?” dal 1977 al 1980. In quegli anni è molto richiesta come fotomodella per il suo fisico longilineo e infatti è testimonial di servizi di moda per alcune importanti aziende.

Lavorando per i maggiori mensili e settimanali di moda le sono assegnate numerose copertine; contemporaneamente studia danza moderna presso lo “Ials” di Roma e canto col maestro Gianni Dell'Orso. Si cimenta anche come cantante incidendo due brani di successo destinati ai più piccoli: “Gomma Gomma” e “Il Pulcino”, scritta dal grande Toquinho. 

Terminata l'esperienza con Mike Bongiorno, viene chiamata dal regista Antonello Falqui per ricoprire il ruolo di giovane soubrette nello storico show televisivo del sabato sera “Giochiamo al varieté” su testi di Michele Guardì. Nello stesso periodo partecipa a numerose trasmissioni come “Go!” con Stefania Rotolo e Sammy Barbot, “A passo di danza” con Romina Power e altre. Conquista una certa notorietà interpretando anche diversi fotoromanzi. Approda finalmente al cinema, aggiudicandosi il ruolo di co-protagonista nel film con Renato Pozzetto: “Zucchero, miele e peperoncino”, per la regia di Sergio Martino. Nel 1982 presenta su Rai 2, “Il Pomeriggio”, una "trasmissione contenitore" che spazia tra cultura, film e programmi per i ragazzi.

Il noto e molto frequentato stabilimento balneare “Mon Reve” di Taranto ha svolto un ruolo fondamentale nella vita della Garganese, infatti la ‘Baia dei Sogni” dei tarantini incantò la nostra per la sua bellezza naturale senza sapere che proprio qui avrebbe incontrato l’amore della sua vita, Pasquale, compagno del suo cammino matrimoniale e familiare. E decide ella stessa, a questo punto, di lasciare il suo lavoro nel mondo dello spettacolo.

Patrizia ci accoglie nella sua bellissima casa e con gentilezza e disponibilità accetta di parlare della sua recente malattia (un linfoma non Hodgkin alle ossa scoperto quando era al IV grado, il più elevato) di cui non ha fatto mistero con nessuno. Infatti ha un profilo Facebook con più di 1.800 amici e risponde anche privatamente a chi, nella sua stessa condizione, chiede consigli o semplicemente una parola di conforto. Ci informa che sarebbe sua volontà scrivere un libro sull’esperienza della malattia per essere di aiuto a tutte le persone che non hanno forza o abbastanza voce per combattere queste malattie e vorrebbe, una volta pronta e in forma, dare una mano alla città per cercare di vincere questa grande battaglia.

Patrizia è un fiume in piena e rivela subito questo suo bisogno interiore di esternizzare la storia della sua malattia intercalando il racconto con considerazioni che sono veri e propri consigli e appelli perché il malato oncologico non si possa ritenere mai sconfitto.

Devo premettere al mio breve racconto che mi rendo disponibile a parlare della mia attuale malattia perché possa risultare di aiuto a tutti coloro che ne sono alle prese. 

Certamente un tempo non sarebbe stato facile per nessuno parlare del tumore che prende il proprio corpo, oggi i tempi sono cambiati. Devo aggiungere che vita sana, dieta mediterranea, sport, controlli medici preventivi, niente alcol e fumo, almeno nel mio caso, non sono stati sufficienti a tenermi lontana dal linfoma alle vertebre che mi ha colpito poco più di un anno fa”.

A Patrizia chiediamo quale sia stata la sua reazione nel momento in cui gli esami clinici hanno decretato la presenza del suo male: “Devo, con estrema sincerità, dire che rimasi sorpresa ma, al tempo stesso, ritrovai in me una forza interiore che ancora oggi non riesco a spiegarmi e che mi diceva di reagire subito, senza perdere un istante. E così fu. Infatti, appena conosciuto l’esito delle analisi, la mia famiglia si è messa subito in contatto con una cara amica di famiglia, la dott.ssa Cristina Marmorale, oncologa presso gli Ospedali Riuniti di Ancona. Fu qui che iniziai una serie di controlli specifici che hanno portato poi alla diagnosi finale - linfoma non Hodgkin - a cui poi è subentrata subito la chemio mirata. Purtroppo, poichè il linfoma cresceva velocemente, bisognava agire in fretta e ho dovuto sottopormi alla prima chemioterapia già ad Ancona, continuando poi a seguire il protocollo prescritto e a fare le successive chemio a distanza molto ravvicinate, a circa 15 giorni l’una dall’altra, e in dosi molto forti per far sì che facesse subito effetto”.

Sappiamo di poter sembrare invadenti, ma osiamo conoscere qualcosa di più in merito da Patrizia. “Ebbene, devo anche precisare che subito dopo la prima chemio mi rivolsi al Centro di Ematologia Oncologica del ‘Moscati’di Taranto, egregiamente diretto dal dott. Patrizio Mazza e dalla sua efficientissima equipe medica, e fui affidata alle cure e al controllo della dott.ssa Specchia che si è rivelata una vera amica e una ottima professionista e che a sua volta aveva  svolto la sua specializzazione proprio presso gli Ospedali Riuniti di Ancona, mio primo punto di riferimento”.

A questo punto sorge quasi spontaneo un giudizio di Patrizia sulla struttura di Ematologia Oncologica della nostra città: “In tutta sincerità devo dichiarare che si tratta di un’ottima struttura, efficiente, bene organizzata e al servizio attento, puntuale e soprattutto molto umano dei pazienti, tanto che al Centro tarantino convergono anche da altre realtà pugliesi e dell’Italia Meridionale”.

Fin qui la storia in breve della malattia di Patrizia, ma la stessa ci tiene ad aggiungere un pensiero al quale è molto legata: “Dio è stato grande e buono con me, mi ha voluto veramente bene e mi ha molto aiutata. Devo riconoscere inoltre il ruolo importante che la famiglia ricopre nelle circostanze come la mia, tanto che mi sento di sostenere che la famiglia è la ‘bacchetta magica’ che serve a renderti ogni dolore e privazione più sopportabili. La mia è stata fantastica, mio marito, i miei figli, le mie sorelle, tutti, i nipoti, gli amici più cari. Proprio tutti, indistintamente, mi sono stati vicini e sono stati estremamente premurosi e attenti”.

Insomma, Patrizia è un libro aperto, ma per i nostri lettori elenca, a mo’ di decalogo le componenti fondamentali per ‘prendere per la coda’ il tumore: “Il primo di questi è di non perdere tempo e di affidarsi tempestivamente alle cure di strutture e medici competenti. Un ruolo non secondario lo svolge la fortuna. A tale proposito devo aggiungere che, poiché sono allergica ad alcune sostanze chimiche, mi rivolsi, quando non ancora ero consapevole del male, al medico di base perché avvertivo forti dolori alle ossa. Mi fu consigliato un antidolorifico molto noto e anche gli oncologi mi dissero che avrebbe avuto un suo effetto ma solo momentaneo. Se lo avessi utilizzato come palliativo per ancora altro tempo il male avrebbe continuato il suo crudele cammino e le conseguenze sarebbero state molto negative. Altro elemento importante del mio ‘decalogo’ è la fiducia e l’abbandono totale nelle mani di Dio. Come già detto trovarsi nelle circostanze come la mia accompagnati da una fede sentita e  vera è quanto di meglio ci si possa aspettare”.

A questo proposito prima di concludere il suo racconto Patrizia ci riferisce un episodio che ha del singolare: "In un momento difficile della mia malattia mia sorella Gabriella mi regalò una medaglietta raffigurante la Madonna dei Miracoli. Io l’appoggiai subito al petto pregando. Poi mi fecero cenare e, subito dopo, mi accorsi di non avere più con me la preziosa medaglietta. Era letteralmente sparita. Con l’aiuto di mia figlia la cercai ovunque, nel letto dove a stento potevo muovermi, mi cambiarono le lenzuola, mi sfilarono il pigiama, ma niente!!! Durante la notte, avendo dolori nella schiena a causa del linfoma, mi girai faticosamente su un fianco sentendo un qualcosa premere contro la schiena, proprio nel punto in cui il linfoma aveva  creato i danni più seri. Con le mani arrivo a toccarla: era la mia medaglietta che sembrava come incollata alla pelle proprio dove avevo la vertebra più colpita. Dopo quell’evento feci la prescritta Tac e il linfoma era quasi sparito del tutto. Ecco, Dio mi aveva fatto un bellissimo regalo. Dopo l’estate, a settembre,  mi aspetta un altro intervento per mantenere stabile le vertebre danneggiate. Ma avrò sempre con me la mia medaglietta e la sua presenza mi servirà ad affrontare con la stessa grinta questo altro momento negativo della mia vita”.

Fin qui la conversazione portata avanti con uno spirito di grande partecipazione e di trasporto emotivo da una tarantina nota e ben voluta dai suoi concittadini. Ne è venuto fuori uno spaccato di grande umanità. Nel suo racconto abbiamo colto spontaneità e sincerità e tanta voglia di andare avanti per debellare per sempre il “maledetto male”.

Il suo esempio di donna forte e combattente possa essere di aiuto a tanti uomini e donne che fanno i conti con questo male che potrebbe toccare ognuno di noi.

La salutiamo proponendoci di rivederci presto, magari per sponsorizzare un suo evento, visto che ha voglia di programmare molte iniziative, ora che sarà del tutto guarita,  e per brindare con gioia alla fine della sua malattia.

 


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