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Gianna Fratta/New York, arrivo

Pubblicato da: Categoria: COVER

22
DIC
2016
Non sogni ma progetti da realizzare uno a uno. Come dirigere - prima donna - il tradizionale concerto di Natale al Senato. A lei, pugliese, ora guardano tutti i maggiori teatri nazionali, aspettando che arrivi - perchè no - un certo incarico oltreoceano
 
 
Chi è Gianna Fratta?
Una musicista… felice!
 
Chiariamo un equivoco. Vari siti danno la sua nascita ad Erba, in provincia di Cosenza. Possiamo assicurare tutti i pugliesi che lei è foggiana? 
Sono nata a Erba, dove ho vissuto i primi undici anni, ma le mie origini sono totalmente pugliesi.
 
Quando ha sentito la “vocazione” per la musica? 
La musica fa parte della mia vita, è la mia compagna dall’età di cinque anni, è cresciuta con me. Ho iniziato prestissimo. È stato un processo naturale come vivere o respirare. Non credo sia trascorso un giorno della mia vita senza che io abbia fatto musica, suonato o studiato una partitura. Posso dire che la folgorazione è avvenuta quando ho sentito la prima orchestra dal vivo. 
 
Lei è stata ovunque. C’è un posto, un paese, un teatro in cui avrebbe voglia di dirigere? 
La Scala di Milano, certamente.
 
Fra i numerosissimi riconoscimenti, il 7 marzo 2009 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana motu proprio del Presidente Giorgio Napolitano. Che giorno è stato?
Un giorno importante ed emozionante, nonostante io non sia legata molto ai riconoscimenti. Lo Stato nell’ambito della manifestazione “Onore al merito” ha voluto esaltare il lavoro di donne coraggiose, ambiziose, creatrici di percorsi straordinari. Quel giorno infatti, oltre a me, sono state premiate Samantha Cristoforetti e Fabiola Giannotti.  Essere premiata per i meriti derivati dal mio lavoro è stato fortemente gratificante. Una bella giornata davvero.
 
Domenica 18 dicembre Lei ha diretto centocinquanta musicisti nell’aula di Palazzo Madama per il concerto di Natale. È entrata nella storia. Prima donna a salire sul podio in questo evento preceduta da nomi importanti come Riccardo Muti, Daniel Oren, Lorin Maazel. Cosa ha fatto il sabato precedente e il lunedì successivo? 
Sabato ho finito la prova in Senato alle 13:00, poi sono partita per Rovigo dove, alle 18:00, avevo la prima di Rigoletto. Dopo il Rigoletto sono ripartita per Roma dove alle 12.20 ho diretto il concerto e alle 16:00 di nuovo a Rovigo. Finito lo spettacolo alle 19:00 ho preso un treno notturno e alle 8:00 ero a Foggia in conservatorio…!
 
Ha intrapreso una carriera che nell’immaginario collettivo è tradizionalmente svolta da un uomo. Ha condizionato anche Lei il fatto di essere donna nell’intraprendere questo percorso?
Io credo che il problema sia proprio nelle difficoltà che si incontrano a smuovere le abitudini. Mi spiego: in Italia non c’è un direttore stabile donna in nessun ente lirico statale e credo che i tempi non siano ancora maturi per vincere la consuetudine di vedere soltanto uomini in quel metro quadro del podio. Per me non è stato facile, per noi donne affermarsi è più difficile, lo dicono i numeri. Tuttavia sono contraria alla concezione delle “quote rosa” ovvero del destinare solo una parte di un tutto alle donne. Credo in una società meritocratica, chiunque deve poter ricoprire il posto che merita, sia esso uomo o donna.
 
Lei è titolare di cattedra di Elementi di Composizione al Conservatorio "U. Giordano" di Foggia, visiting professor alla Sungshin University di Seul dove insegna opera workshop e pianoforte, oltre a essere docente ospite per master class lectures in varie università del mondo. Ritiene che il mondo “lavorativo” della musica sia in grado di accogliere gli attuali “studenti”?  
Studiare musica è notevolmente proficuo. Io ho allievi con più di ventidue anni molti dei quali riescono ad insegnare nelle scuole, contrariamente a quanto accade per i laureati in lettere, per esempio. Più complicato è il mondo del concertismo e delle orchestre, dove lo spazio è notevolmente più ristretto. Oggi tante orchestre sono in notevoli difficoltà, molte chiudono anche perché sono assai limitati i sostegni economici. Molte orchestre concertistiche statali, con organici che arrivavano a sessanta musicisti, oggi sono ridotte, non assumono più e chiamano all’occorrenza i cosiddetti “aggiunti”. Da questo punto di vista l’Italia è un paese difficile.
 
Conosce bene il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Le sue conversazioni sono state lezioni straordinarie per gli uditori; ripeterete l’esperimento? 
Credo di sì. Mi chiamano spesso per tenere incontri che sono molto seguiti. 
 
…E sul podio? La vedremo?
Per ora non credo. Ho diretto a Martina Franca nel 2007. Sono stata la prima donna a salire sul podio del Festival della Valle d’Itria, con la direzione artistica del maestro Sergio Segalini. 
 
Lei è anche direttrice artistica. Se le dessero la possibilità di farlo in un teatro italiano, quale sceglierebbe e perché? 
Senza dubbio il Petruzzelli. È un teatro meraviglioso, amo la Puglia, e poi… c’è il mare!
 
Come vede il suo futuro? 
Lo vedo bello, felice. Sempre grazie alla musica, ho un amore sconfinato per lei.
 
Sogni nel cassetto? 
Tendo a realizzarli. Se sogno qualcosa diventa “progetto” e inizio a lavorare per riuscirci. Preferisco parlare di obiettivi e di quelli ne ho tanti, come dirigere al Metropolitan di New York, per esempio. 
 
Scelga la nota più bella…
Il LA. Perché segna l’inizio, dove tutti si “accordano”, lì si trova un punto di incontro.
 


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