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Il testo/ «Vogliamo un "salva Taranto" e non un "salva Ilva"»

Pubblicato da: Categoria: COVER

1
MAR
2017

Ecco il manifesto della marcia "Giustizia per Taranto", organizzata da cittadini e da associazioni per chiedere la chiusura delle fonti inquinanti, la riconversione economica, bonifiche e risarcimenti per la città e per ribadire con forza una posizione contraria alle emissioni inquinanti dell'Ilva e ai patteggiamenti delle tre società imputate nel processo Ambiente svenduto

“In attesa di conoscere gli esiti del processo Ambiente Svenduto, le recenti richieste di patteggiamento avanzate dal gruppo Riva lasciano la popolazione estremamente preoccupata. Non eÌ€ dato sapere, difatti, se il denaro dei patteggiamenti saraÌ€ investito per interventi in favore dello stabilimento siderurgico o se verraÌ€ destinato al territorio tarantino. Quei soldi, pochi in veritaÌ€ rispetto ai danni causati, devono essere destinati a Taranto, alla sua provincia e ai suoi abitanti: non certo usati per rendere appetibile la vendita dell’azienda.
Parliamo di una provincia che ha già pagato, paga e ancora pagherà con malattie e morti; di un territorio che vede, tra l'altro, i propri prodotti alimentari guardati con sospetto dal mercato e gran parte del suo patrimonio immobiliare, specie quello vicino l'Ilva, fortemente deprezzato; di una città che, in determinate giornate di vento, è costretta a vivere in apnea!
Non possiamo tacere le nostre perplessitaÌ€, non piuÌ€: Taranto merita un’attenzione diversa, piuÌ€ profonda, piuÌ€ umana.
Abbiamo perso fiducia nei confronti dei Governi, sempre attenti ad anteporre la produzione dell’acciaio alla nostra salute!
I diritti umani, pur sanciti nella nostra Costituzione, qui sembrano non esistere: negli anni si sono susseguite troppe leggi SALVA ILVA e nemmeno una Legge SALVA TARANTO!
Alla Magistratura, in cui abbiamo sempre avuto fiducia, chiediamo di porre attenzione alle richieste di patteggiamento e, soprattutto, alla destinazione del denaro che verrebbe recuperato. Quei soldi devono essere utilizzati per Taranto, per le BONIFICHE e per il RISARCIMENTO dei danni da questo territorio subiti. Quel denaro può costituire un primo anticipo per i lavori di messa in sicurezza di emergenza della falda sotto i parchi minerali: l'Ilva, da tempo, è obbligata a farlo ma continua a non farlo.
In assenza di certezze sulla destinazione per Taranto di quei denari, QUEI PATTEGGIAMENTI VANNO RIGETTATI.
Al Governo chiediamo di pensare alla Provincia di Taranto anche attraverso l’istituzione di un fondo che garantisca il risarcimento dei danni; come ulteriore forma risarcitoria, pretendiamo la totale esenzione dalle tasse e dai ticket sanitari. Al Governo chiediamo ancora, e con forza, il FERMO IMMEDIATO DELLE FONTI INQUINANTI; chiediamo di sapere e poter partecipare, come cittadini, alle decisioni che, necessariamente, avranno ricaduta sulla nostra cittaÌ€ e sulla nostra salute.
Noi non crediamo nell'ambientalizzazione dell'Ilva: l'acciaieria non potraÌ€ mai essere compatibile con la vita dei tarantini, cosiÌ€ a ridosso della cittaÌ€! Fuori dall’Ilva c’eÌ€ un territorio i cui diritti sono calpestati; al suo interno avviene lo stesso, e non vi sono neppure certezze sul futuro di tutti i lavoratori.
Occorre operare una profonda RICONVERSIONE economica e sociale di Taranto che, a partire dalla chiusura delle fonti inquinanti, porti alla bonifica del suo territorio, da affidare agli stessi operai della fabbrica e dell’indotto. Per questo il Governo deve richiedere l’accesso ai fondi europei per la globalizzazione previsti proprio per la riqualificazione professionalmente degli operai, nonché il loro accompagnamento verso altre forme di occupazione. CioÌ€ consentirebbe di avere una manodopera altamente specializzata da impiegare nelle nuove economie verdi in fortissimo sviluppo.
La nostra voglia di Giustizia per Taranto non si ferma il 25 febbraio: ci poniamo l'obiettivo di riunirci periodicamente e di continuare ad organizzare eventi di richiamo cittadino. Siamo stanchi e delusi: ma vogliamo trasformare la nostra rabbia in attività concrete, perchè Taranto merita rispetto.
Ribadiamo la nostra apartiticità: siamo semplici cittadini, ognuno con la sua idea ma tutti liberi da qualsiasi bandiera politica. Non vogliamo neanche essere definiti ambientalisti: siamo solo cittadini che chiedono le basi del vivere dignitoso e civile, il sacrosanto diritto alla salute, il diritto a non doversi più ammalare o morire per colpa della produzione di acciaio.
Il nostro obiettivo eÌ€ racchiuso nelle parole della dott.ssa Patrizia Todisco: “non un altro bambino, non un altro abitante di questa sfortunata cittaÌ€, non un altro lavoratore dell’Ilva abbia ancora ad ammalarsi o a morire o a essere comunque esposto a tali pericoli, a causa delle emissioni tossiche del siderurgico”.
 



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