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MISCELLANEA CATALDIANA/ Il Santo che venne dal nord

Pubblicato da: Categoria: COVER

4
MAG
2017

Grazie al prof. Antonio Fornaro ecco un ampio ventaglio che parla di fatti, opere, tradizioni e pagine di storia che ruotano intorno alla figura del Santo Patrono

LE ORIGINI INCERTE DELLA VITA DI CATALDO
Per la Chiesa Cattolica non ci sono dubbi che Cataldo sia nato nel IX secolo in Irlanda, ma per qualche studioso tarantino Cataldo potrebbe aver avuto origini germaniche; infatti il suo nome significa “fortissimo in guerra”.
Nacque accompagnato da leggende e da miracoli ma da adulto diventò monaco e poi vescovo e, seguendo l’invito rivoltogli da Dio, si imbarcò pellegrino verso Gerusalemme.
Qui sostò brevemente perché un angelo in sogno gli riferì il comando di Dio: “Catalde vade “Tarentum!” (Cataldo, và a Taranto).
Si imbarcò sulla prima nave che trovò, ma la nave, in preda a una tempesta, naufragò a Feline, sulla spiaggia salentina da dove il Santo si incamminò a piedi verso Taranto compiendo, per intercessione di Dio, numerosi miracoli come anche il richiamo in vita di gente morta.
A Taranto fu acclamato Vescovo della Città, vi rimase vent’anni e morì a tarda età. Il suo corpo fu trovato in un urna di pietra dove oggi si trova il Battistero, il 10 maggio 1071.

PATROCINI E ICONOGRAFIA SACRA
Cataldo salvò Taranto dalla pestilenza del 1815, dalle varie siccità, dalle tempeste e fu proclamato Patrono dei soldati che combatterono nella I Guerra Mondiale e Patrono dei marinai che combatterono la II Guerra Mondiale. E’ Patrono di coloro che soffrono di ernia.
Quando fu trovato il corpo di San Cataldo ci furono miracoli, ma una seconda traslazione avvenne nel 1107 quando era Vescovo Rinaldo e il corpo fu deposto ai piedi dell’Altare Maggiore.
Precedentemente l’unica reliquia esposta alla venerazione era l’osso del braccio del Santo; nel 1347 fu trovata anche la lingua vivida del Santo e portata in Processione.
Nel 1710 fu trovato in circostanze fortuite il cervello del Santo.
Cataldo viene festeggiato l’8 maggio per ricordare la data del rinvenimento del suo corpo, ma in realtà morì l’8 marzo. Nel passato erano 4 i giorni dedicati ai festeggiamenti per il Santo.
   
‘U PREGGE
L’8 maggio si rinnoverò il cerimoniale della consegna della statua del Santo al sindaco di Taranto che la restituirà la sera del 10.
La prima Processione a mare con la statua del Santo risale al 3 maggio 1933.
Numerose sono state le statue dal mezzo busto del 1346 a quella attuale dello scultore Virgilio Mortet che la realizzò nel 2003.
Il culto del Santo è diffuso in numerose città e paesi di Italia ma anche all’Estero.
Oggi sono pochi i tarantini che portano il nome di Cataldo, se ne contano circa 500.

LE STATUE CHE IN CITTA’ PARLANO DEL SANTO
Sulla facciata del Palazzo Arcivescovile svetta la statua in muratura del Santo, come anche sulla facciata barocca del Duomo che è di origine romanica. Altra statua del Santo, dal peso di 8 tonnellate e alta 9 metri può essere ammirata da tutti coloro che entrano nel Porto Mercantile di Taranto.
E’ stupenda la statua lignea dorata che campeggia sul soffitto del Duomo di Taranto, definito il “Cielo d’oro” della Cattedrale. Fu realizzato all’indomani dell’incendio del 1650 che distrusse i bellissimi affreschi. Sono ben 48 i cassettoni che compongono questa autentica opera d’arte.
Nel tamburo del Cappellone della Cattedrale si trova il dipinto di Paolo de Matteis del 1713 raffigurante la “Gloria di San Cataldo” attorniato da 37 tra i santi più venerati dai tarantini. L’opera venne a costare 4.500 ducati e intorno al tamburo vennero rappresentati episodi relativi alla vita del Santo e ai suoi miracoli. Vittorio Sgarbi ha definito questo monumento la “più alta espressione del barocco dell’Italia Meridionale” anche per i suoi pregevoli marmi intarsiati e le sculture marmoree.

DALLE ANTICHE PREGHIERE AI DOLCI DI IERI E DI OGGI E ALLA PROVERBISTICA
Le nostre nonne si rivolgevano al Santo in forma confidenziale pregandolo nel dialetto tarantino.
Ancora oggi ogni tarantino conserva all’interno della propria casa la statuina in argilla dipinta in argento del Santo Patrono.
C’è ancora oggi qualche tarantino che in ossequio ad una antica tradizione consuma il 10 maggio l’ultimo “sannacchiudere” natalizio, ma c’è anche chi resta legato al consumo della tradizionale copeta di mandorla.
Da dieci anni i tarantini possono gustare il “Dolce di San Cataldo” inventato da Giovanni Doro.
La proverbistica ci ricorda che “di San Cataldo va via il freddo e arriva il caldo” ma ammonisce: “Se di maggio non arriva l’8 non ti togliere cappello e  cappotto”.
L’ultima la riserviamo al primo poeta dialettale tarantino, Emilio Consiglio, nato in piazza San Costantino e al quale la città ha intitolato una scuola elementare e una nota via periferica della città, ma pochi forse sanno che Emilio Consiglio talvolta si firmava con lo pseudonimo “Cataldo Selaride”. Anche questo fa parte del nostro patrimonio da trasmettere alle nuove generazioni.
E che sia festa tra luminarie, bande, confraternite e, soprattutto, accoglienza agli ultimi.
 



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