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Uccio De Santis/ Oggi sono io

Pubblicato da: Categoria: COVER

8
MAR
2013

 

È stato un carabiniere, un medico, un contadino. E il padre lo voleva avvocato. Nel suo ultimo spettacolo, tuttavia, il noto mattatore barese racconta semplicemente se stesso, senza maschere né costumi
 
L’aria da eterno ragazzino, lo sguardo da ammaliatore, sulle labbra sempre un sorriso. E una battuta, pronta a uscir fuori in ogni momento. Bastano pochi attimi con Uccio De Santis, cabarettista noto per gli sketch che da anni interpreta insieme agli amici fidati del Mudù, per rimanerne affascinati. Non si può non cader vittima del suo immenso carisma e della sua personalità prorompente. Un concentrato di allegria, simpatia e affabilità tipico di chi gode di un grande benessere interiore, di chi sa di aver trovato il suo posto nel mondo. Perché, che Uccio sia felice, glielo si legge in volto. E come non potrebbe? Come non perde occasione di raccontare, fa il lavoro dei suoi sogni e conduce la vita che ha sempre desiderato. In quanti possono affermare la stessa cosa? Sempre troppo pochi, forse. E allora, ecco che nel suo nuovo spettacolo, “È una vita che faccio questa vita” ci racconta le sue scelte, il suo passato, le difficoltà e le soddisfazioni che valgono qualsiasi fatica. Uno spettacolo per infonderci – perché no – il coraggio di inseguire le nostre ambizioni e di diventare ciò che abbiamo sempre sognato. E per strapparci, come al solito, l’ennesima risata.
 
È partito proprio da Martina Franca il Suo spettacolo, “È una vita che faccio questa vita”. Titolo curioso.
«È un titolo che può utilizzare chiunque, immagino anche tu come giornalista. Quando ci si ritrova a fare qualcosa da un po’ di tempo, e nel mio caso, da molto, si dice che lo si fa da tutta la vita e quasi ci si rende conto che non si potrebbe, né vorrebbe fare altro. Per questo spettacolo teatrale mi è sembrato un titolo giusto, anche perché ho voluto cercare qualcosa di diverso, che non richiamasse necessariamente l’attenzione verso la banda dei Mudù, ma che in qualche modo si discostasse e fosse un po’ più personale».
 
Di cosa si tratta?
«Si tratta di una serie di monologhi e di dialoghi incentrati sulla mia vita, su come sono diventato un comico. Si parla delle prime feste in cui intrattenevo gli ospiti, agli esordi sul palcoscenico, dove lottavo contro la timidezza. Racconto del mio amore per il teatro, ma anche di semplici eventi di routine quotidiana, dove ogni uomo può identificarsi: il rapporto di coppia, i battibecchi fra moglie e marito che diventano normale amministrazione; si discute sulla spesa, sugli acquisti, sulle vacanze. E poi ancora, parlo di come ho scelto di fare l’attore comico, nonostante la mia famiglia avesse ben altri programmi per me, con un padre che mi voleva avvocato e una madre che si preoccupava che io fossi sempre cortese ed educato».
 
Dunque la vedremo in un repertorio diverso.
«Decisamente. Ho sentito l’esigenza di raccontarmi, di mostrare un lato più intimo e soggettivo, di creare insomma una cosa diversa. Non volevo portare a teatro il solito format, quello che ho fatto, seppur con grande divertimento e piacere, per dieci anni: sono stato un carabiniere, un medico, ho fatto divertire con le storielle che si mettevano in scena a Mudù. I cliché, i malintesi, gli intrighi, le barzellette vanno bene, ma avevo bisogno di cambiare e di fare qualcosa che fosse più mio. È una grossa novità per chi è abituato a vedermi sempre nei soliti ruoli».
 
A proposito di novità, dovremmo aspettarci anche un ruolo drammatico in  futuro?
«No, drammatico non direi. La mia vena è umoristica e voglio continuare con questo registro. Ciò nonostante non disdegno la possibilità di trasmettere un sentimento diverso, nostalgico, così come faccio in questo spettacolo. In “È una vita che faccio questa vita” racconto tante cose, per esempio, che non portano alla risata immediata, ma lasciano qualcosa su cui riflettere e magari strappano un sorriso anche nei giorni successivi, quando ci si ricorda di essersi trovati nella stessa situazione. Ecco, questa è un esperimento che ho voluto fare: cimentarmi con un diverso tipo di umorismo».
 
Visto il titolo dello spettacolo non posso che chiederle come descriverebbe la sua vita.
«Beh, vedi, dirò una cosa che può sembrare poco simpatica, ma rende bene l’idea: se dovessi morire domani posso dire di aver fatto nella mia vita tutto ciò che ho sempre desiderato fare. Mi sono divertito tanto, ho fatto anche dei sacrifici per riuscire a intraprendere questa strada. Io dico sempre che la vita è una sola, pertanto è importante che ognuno la viva al meglio, che faccia ciò che più ama e che non la sprechi dietro cose che per lui hanno poca importanza. Occorre rincorrere i propri sogni e battersi affinché si realizzino. Spesso mi capita di sentire molte persone che lamentano il fatto di doversi alzare presto al mattino, di doversi recare al lavoro, magari senza che ne abbiano alcuna voglia. Io invece non vedo l’ora di cominciare la mia giornata. Se mi sveglio alle 4 del mattino, mi dispiace dover aspettare fino alle 7. Ho la fortuna di fare il lavoro che ho sempre sognato e credo che questo sia una delle più grandi conquiste per un uomo».
 
Non è solo in questa avventura, vero?
«No, infatti. Sarò accompagnato da Antonella Genga, anche lei una colonna storica dei Mudù, amatissima dal pubblico. Inoltre, vorrei specificare che lo spettacolo è scritto a quattro mani con Antonio De Santis».
 
A impreziosire lo spettacolo ci sarà anche un’orchestra dal vivo.
«Esatto. Per la prima volta in uno spettacolo teatrale sarò accompagnato dall’Orchestra da Favola».
 
Come mai “da favola”?
«Beh, inizialmente ogni componente dell’orchestra doveva essere vestito come un personaggio delle favole: chi da Pinocchio, chi da Peter Pan, e così via. In realtà poi abbiamo deciso di eliminare questo aspetto perché i costumi apparivano troppo ingombranti, ma il nome è rimasto lo stesso perché lo trovavo splendido. Inoltre la scenografia è piuttosto particolare e un momento dello spettacolo è proprio dedicato a un mix delle più amate fiabe per bambini. Questo perché abbiamo voluto che nello spettacolo ci fosse qualcosa che accontentasse anche il gusto del nostro pubblico più giovane. Ci sono sempre tanti bambini che vengono a vedere i nostri spettacoli ed è giusto creare qualcosa ad hoc per loro. Dunque il nome dell’orchestra continua a calzare a pennello».
 
Ma lo sa che il 2013 è considerato proprio l’anno delle fiabe? In ogni settore, dall’editoria all’intrattenimento cinematografico, si sceglie di puntare proprio sui personaggi tanto amati dai bambini. 
«Ma davvero? Non ne avevo idea, è la prima volta che lo sento. Beh, allora lo prenderemo come un buon augurio, no?».
 
Quali tappe prevede il tour?
«Il tour di “È una vita che faccio questa vita” è iniziato in anteprima da Martina Franca. Il primo spettacolo si è tenuto infatti il 24 gennaio presso il Teatro Nuovo. In ogni caso sono previste trenta date distribuite nei prossimi due mesi, tra la Puglia, il Molise e la Basilicata. Faremo tappa in tutti i teatri più belli dei capoluoghi, ma anche in quelli più piccoli, proprio per permettere a chiunque di venire a vedere lo show. In pratica, ovunque c’è un teatro ci saremo noi».
 
Partirà con una marcia in più, visto che è reduce dal successo di “Non me lo dire”.
«Senz’altro. “Non me lo dire”, trasmesso nelle sale cinematografiche lo scorso anno, ha ottenuto un grande successo in Puglia, cosa di cui siamo fieri. Ha avuto un riscontro molto positivo e abbiamo ricevuto la calda accoglienza del pubblico che ci segue ormai da anni anche in televisione, con le gag di Mudù. Ci aspettavamo senza dubbio un maggiore successo a livello nazionale, ma è andata bene comunque. È stata un’opera prima, e probabilmente sono stati commessi degli errori; tuttavia siamo soddisfatti. D’altronde sbaglia chi osa. Sarebbe decisamente peggio non provarci affatto. “Non me lo dire” è stato il nostro apripista. Ora seguirà l’opera due».
 
Può darci qualche anticipazione su questo secondo film?
«Dico solo che sarà girato fra la Puglia e la Basilicata, quindi ancora una volta daremo sfoggio delle bellezze di cui gode il nostro territorio. Non dirò altro, vi lascio con il fiato sospeso».
 
Oltre all’opera due, sta lavorando ad altri progetti?
«Agli spettacoli teatrali dei prossimi mesi, seguirà sicuramente una tournée estiva, quindi ci sarà un intenso lavoro. Inoltre stiamo lavorando alla nuova edizione di Mudù. Insomma, ne vedrete delle belle!».
 
 


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