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La storia di Maddalena/"Nella battaglia con la malattia vinco io"

Pubblicato da: Categoria: COVER

31
MAG
2018

Tarantina, da tredici anni combatte a colpi di chemioterapia il tumore che l'ha colpita (e cambiata). Una testimonianza preziosa per dimostrare che si può continuare a vivere e non solo sopravvivere

Fra gli oltre 21 mila nuovi casi di cancro registrati a Taranto dal 2006 al 2012 abbiamo scelto la testimonianza di una giovane donna del capoluogo ionico che da 13 anni continua a lottare contro il tumore al seno ed ha la forza e la capacità di additare ai lettori del settimanale Gioia, a cui ha rilasciato l’intervista, i segni positivi nella lotta contro il cancro.
Nel corso dei secoli della storia umana c’è stato sempre qualche “mostro” da abbattere e contro cui combattere. Ricordiamo, a mo’ di esempio, il vaiolo, la peste, la febbre spagnola, il colera, per non parlare di altre insidie presenti nel mondo come carestie, terremoti, nubifragi e tsunami. Nella lotta impari fra l’uomo, la natura e le malattie il primo ne è uscito quasi sempre, e soronamente, sconfitto.
Se è vero, come è vero, che da oltre 70 anni le generazioni che si sono succedute non hanno conosciuto gli orrori della guerra, è altrettanto vero, però, che una tipologia di progresso incontrollato ha portato una sorta di incubo nell’animo di ogni uomo e, in particolare, di ogni tarantino.
Un tempo nelle famiglie si diceva che la peggiore iattura che potesse scatenarsi contro un nucleo famigliare era il disonore di vedere un proprio caro alle prese con la giustizia e con le patrie galere.
Le famiglie non accettavano questo status e arrivavano, incredibilmente, ad isolarsi dal resto del contesto sociale per una sorta di giustificata vergogna.
Oggi migliaia di famiglie tarantine si svegliano al mattino con l’incubo che qualcuno dei membri possa essere stato colpito da uno dei tanti tumori che ormai sono “di casa” nel capoluogo ionico.
Si dirà che un continuo, costante ed attento controllo dei valori del sangue potrebbe rappresentare una spia per intervenire prima che non sia già tardi.
Tutto ciò è vero non in tutti i casi perché, a fronte di un quadro clinico di analisi perfette, ha fatto riscontro alla strumentazione di una Tac la presenza in attesa di un tumore.
Sono le donne quelle che, più degli uomini, “toccano con mano” questa situazione perché, per esempio, palpandosi il seno scoprono qualcosa che sconvolge da quel momento la loro esistenza.
Gli uomini lo scoprono con un modo diverso come attraverso la tosse continua vien loro detto che un tumore si è posizionato ai polmoni o che disturbi alle vie urinarie hanno messo in atto un processo cancerogeno alla prostata.
Sono soltanto alcuni esempi di una situazione che è a dir poco drammatica se si tiene conto che dal 2006 al 2012 nel territorio tarantino sono stati registrati 21.313 nuovi casi di cancro, di cui 11.640 tra gli uomini e 9.673 tra le donne.
Negli uomini al primo posto troviamo il tumore al polmone seguito, a breve distanza, a quello alla prostata e, un  po’ più distanziati quello alla vescica e al colon-retto.
Nelle donne il tumore alla mammella è il più diffuso seguito, a notevole distanza, da quello al colon-retto e da quello alla tiroide.
Nel commento di Antonia Mincuzzi, referente del Registro Tumori dell’Asl di Taranto, tra l’altro si legge: “La situazione rimane critica nel Comune capoluogo ionico che presenta eccessi tumorali soprattutto nel sesso maschile. Sulla base della letteratura depongono a favore di un presumibile coinvolgimento della condizione ambientale e lavorativa oltre che negli stili di vita della popolazione residente.
Questo in sintesi il quadro di una situazione a dir poco catastrofica perché i numeri sopra riportati viaggiano nell’ordine di decine di migliaia di persone che devono lottare letteralmente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, contro questo autentico “mostro” che si impossessa dell’organismo umano.
Non staremo ad elencare le molteplici cause che determinano l’insorgere di tante tipologie tumorali nella nostra città, ma non possiamo tacere sul fatto che l’esposizione all’amianto e la presenza di polveri sottili nell’atmosfera lanciate dalle industrie pesanti presenti sul territorio rappresentano certamente due dei focolai più preoccupanti contro i quali ben poco, fino ad oggi, è stato fatto per frenare questa terribile escalation contro quello che, a buon motivo, è stato definito il “male del secolo” con riferimento ai secoli XX e XXI.
Chi viene colpito dal tumore riceve una sorta di terremoto psicologico al quale si deve fare molta attenzione. I parenti pensano subito ai cosiddetti “viaggi della speranza” ma, per nostra fortuna, l’oncologia tarantina ha superato a pieni voti questo esame posizionandosi ai primi posti nel campo nazionale.
Il tumore si può combattere con la chemioterapia, con la radioterapia, con la terapia farmacologica e, nei casi necessari, con l’intervento chirurgico che non è più quello devastante di un tempo.
Ma qual è il rapporto fra il malato e la malattia?
Abbiamo, tra i vari casi, scelto quello della tarantina Maddalena che, a 25 anni, scoprì di avere un tumore alla mammella e da 13 anni, fra alti e bassi, combatte contro il male.
Così dice Maddalena nell’intervista rilasciata alla giornalista Mariateresa Truncellito sul settimanale “Gioia” del 10 maggio scorso.
“Nel 2005, a poche settimane dalla discussione della tesi di laurea, sotto la doccia – un classico – scopro una “pallina” sospetta. Ho un seno fibromatoso, perciò ho cominciato a controllarmi presto. Solo nove mesi prima avevo fatto un’ecografia andata bene. Il nodulo, 4 centimetri di diametro, vicino al capezzolo, al radiologo non era sembrato cattivo. Invece mi sono svegliata dall’operazione priva della mammella sinistra: era un carcinoma mammario duttale infiltrante, uno dei peggiori che potesse capitarmi.
Uno choc!
Quando ho aperto gli occhi la prima cosa che ho visto sono stati i miei genitori. Mia madre non riusciva a parlare, me lo disse mio padre. Scoppiai a piangere: c’è voluto molto tempo per accettare il mio corpo. Anche se sono stata più “fortunata”, rispetto a tante donne operate in passato, grazie all’inserimento di un espansore sottomuscolare che mi ha risparmiato la sensazione di vuoto totale. Dopo l’intervento, la chemioterapia. Avevo incamerato rabbia, ero molto aggressiva. Mi è servito continuare a lavorare per l’Osmairm, un centro che si occupa di fisioterapie a domicilio: avevo tanti amici, adoravo l’intrecciarsi di vite e la possibilità di aiutarli, perché aiutavo anche me stessa. Ma il braccio sinistro ha iniziato a gonfiarsi e ho dovuto smettere, optando per l’insegnamento. Per fortuna, l’operazione, per quanto brutale, era andata bene e così la chemio. Ero guarita, ma la guardia restava alta. Nel 2008 sono andata a Milano all’Istituto dei Tumori per la ricostruzione, con un’ottima riuscita”.
Continua Maddalena: “Mi sembrava di essere uscita dal tunnel. E invece, ci stavo entrando. Pochi mesi dopo i controlli rivelarono che i marker tumorali avevano ricominciato a circolare nel mio sangue. L’oncologo lo attribuì allo stress, minimizzando. Optai per un secondo parere. Ricovero e due settimane di esami che non lasciarono dubbi: avevo metastasi epatiche – il fegato ne era pieno – sulla pleura sinistra e su una vertebra dorsale. Uno dei medici disse ai miei genitori che il tumore alla mammella si era esteso. La situazione era molto grave, avrei potuto non farcela. L’unica strada, ripartire con la chemio. E pregare”.
“Ho cominciato sette anni di chemio, molte sperimentali, che continuano. È come un’altalena: quando cominci un nuovo ciclo vai alle stelle, perché stai meglio e se gli esami di controllo sono buoni sei felice. Nonostante gli effetti collaterali. La nausea, certo, ma pure una neuropatia periferica generale: non ho più sensibilità ai polpastrelli e anche la postura è cambiata, perdo l’equilibrio più facilmente. Ho il ciclo bloccato e sono ingrassata anche fino a 10 chili. Ho perso sopracciglia, capelli, ciglia, unghie. La pelle è diventata più sottile e così le vene. Ma i momenti peggiori li vivi quando occorre cambiare terapia: perché le metastasi hanno ripreso a crescere, il tumore corre più veloce di te e devi raccogliere le forze per superarlo di nuovo. Perché persone che hai incontrato in ospedale vanno via per sempre. Perché continui a incontrarne di nuove e non sai fino a quando. Io sono ancora qui, e mi ritengo fortunata. Ma a volte rifletto: sì sono forte, sì sono una grande, sì sono una veterana, il mio corpo ce la farà... Però la malattia mi ha messo di fronte alla morte, qualcosa  a cui non si pensa mai o quasi. Io ci penso da quando avevo 25 anni. Però ho anche imparato a credere e a sperare: i cambiamenti nella vita di noi pazienti sono legati ai progressi nella ricerca”.
Dopo aver passato in rassegna le varie fasi della cura finalizzata ad ottenere risultati positivi, Maddalena aggiunge: “Quest’anno è avvenuto una specie di miracolo che attendevo da anni: un farmaco per le donne che, come me, hanno tumore al seno metastatico HR positivo/HER2. Lo assumo per bocca, a casa, senza dover fare code in ospedale, e con effetti collaterali quasi nulli: ho solo una neutropenia, un calo temporaneo dei globuli bianchi che richiede terapie di sostegno al sistema immunitario. Dopo 13 anni mi sono ricresciuti i capelli: non immaginate la felicità di rivedersi con una chioma fluente e sana. E le ciglia.
L’anno scorso ho anche partecipato, “travestita” da rockstar, al progetto di un’associazione di donne di Taranto – tutte pazienti oncologiche o ex – che hanno prestato la loro immagine per un calendario: il ricavato è stato destinato all’acquisto di parrucche per donne in chemioterapia che non possono permettersele.”.
Da questa storia ricaviamo un interessante insegnamento, cioè non ci si deve mai arrendere anche quando sembra che tutto possa crollarti addosso, anche perché, come abbiamo letto sopra, è la stessa paziente a riconoscere grandi progressi nel campo della scienza nella lotta contro i tumori, ma lasciamo che sia la stessa Maddalena a dirci tutto ciò, come si evince nel corso della sua intervista: “Ho molti progetti: un canale YouTube dove raccontare la mia storia e continuo a coltivare molte passioni come la fotografia, il make up, il nuoto, la bici e la musica.
 



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