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L´AEROPORTO DI TARANTO? PUO´ ESSERE UN´ECCELLENZA TUTTA ITALIANA

Pubblicato da: Categoria: COVER

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LUG
2018

C’è tutto: una biglietteria con sportello, un servizio di trasporto bagagli, un parcheggio enorme e ancora bagni pubblici, bancomat e caffetteria. Ci sarebbero anche migliaia di turisti e utenti pronti a spiccare il volo a pochi metri da casa. Manca solo la volontà politica

Mentre alcuni neodeputati tarantini si danno all’ippica (nota è la vicenda locale della imminente chiusura dello storico Ippodromo di Paolo VI) e altri tacciono o non danno risposte, la questione politica che più bolle in pentola in città (sulla brace c’è già quella Ilva) resta da sempre la mancata apertura ai passeggeri civili dell’aeroporto di Grottaglie.
Probabilmente da lì un giorno si andrà anche nello spazio, ma di permettere ai cittadini tarantini di prendere l’aereo – anche solo per piccoli voli interni o voli internazionali di nicchia – ancora non se ne parla. Quando si ha tutto bello e pronto è un vero peccato, anzi uno spreco, non utilizzarlo. È un po’ come avere a portata di mano una Ferrari e lasciarla impolverata in garage.
A capire questo semplice, elementare concetto (anche economico oltre che politico) è stata persino l’Autorità Portuale di Taranto, che - e già più volte del punto ce ne siamo occupati noi di Extra – invece, dal canto suo, molti sforzi ha profuso verso l’apertura del traffico marittimo alle navi da crociera per consentire lo sbarco di passeggeri civili in città.  
Sotto il profilo logistico, Taranto, non è messa poi così male. Ma basterebbe aprire questo nuovo canale aereo che il gioco è fatto: il turismo che “vola” di pari passo con la tradizionale vocazione commerciale e industriale della città. Siamo nel 2018, ma ancora niente.  
Eppure la storia dell’Aeroporto “Marcello Arlotta”, situato a soli 15 km da Taranto città, tra Grottaglie e Monteiasi, è davvero singolare. Non solo per il ruolo strategico di carattere nazionale che ha svolto negli anni della Prima Guerra Mondiale, proprio quando è stato costruito, a presidio del porto e degli abitanti tarantini. Come anche per il ruolo di trasporto dei militari italiani nei campi di battaglia svolto nella successiva Seconda Guerra Mondiale e poi di supporto in favore degli Alleati nel dopoguerra; anni difficili, in cui proprio in piena guerra civile italiana ha subìto pesanti colpi di bombardamento che ne hanno compromesso per anni l’utilizzo.
Difatti, i più giovani – però – difficilmente ricorderanno che l’Arlotta (chiamato così in onore di un tenente che ha perso la vita nella guerra del 15/18), fino allo sfumare degli anni Duemila, un aeroporto aperto al traffico dei civili lo è già stato e da lì sono transitati anche grandi papi come Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Attualmente, anche se questo dovrebbe bastare e avanzare, ma non troppo a quanto pare, è fuori da ogni dubbio che il “Marcello Arlotta”, oltre ad essere dotato di una delle piste più grandi del Paese, è assolutamente un’eccellenza tutta italiana per la sua multifunzionalità. Già. Un carico di innovazione sia in termini militari, per la stazione aerea gestita in parte dalla Marina Militare, sia in termini commerciali, data la sua vicinanza al Molo San Cataldo, sia in termini strettamente industriali: giacché è proprio a Grottaglie che l’Alenia produce fusoliere in fibra di carbonio per i Boeing 787, realizzando anche centinaia di posti di lavoro e facendo lievitare il pil, indotto economico compreso.
Resta la questione della mancata apertura al traffico civile, dunque. La cui motivazione sembra essere davvero una sconvenienza economica o – a onor del vero – un potenziale danneggiamento all’economia di Bari e Brindisi, che piste di decollo e di atterraggio egregiamente funzionali, anche aperte alle compagnie straniere low cost, ne hanno eccome.
Ma al di là di ogni possibile valutazione economica o ricerca di mercato, che non spetta fare in questa sede, l’evidenza non si può negare: è che forse poter prendere comodamente l’aereo (…visto che c’è!) senza dover raggiungere necessariamente Brindisi a sud o Bari più a nord, non è soltanto un sogno di tutti i tarantini. Ma anche un bisogno. E l’economia è nata proprio per soddisfare i bisogni dei cittadini; come la politica per soddisfare i bisogni dell’economia.
Oltre i primi, discreti, ma ragguardevoli sforzi fatti a livello regionale nei primi anni del Duemila, sulla vicenda poi la politica tarantina non è più riuscita ad andare oltre. Mentre è andata sempre più scivolando, fino ad appiattirsi, sulle velleità e sulle posizioni egemoniche baresi. Quando, a volte, la politica deve anche essere in grado di fare “il vocione” e governare sull’economia, lasciando il più possibile libero e aperto il mercato e farsi carico delle istanze dei cittadini e del territorio.
Chissà se un giorno le nuove generazioni Erasmus potranno sfruttare questa nuova opportunità: perché a loro chi ci pensa?



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