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PIF/CHE DIO PERDONA TUTTI

Pubblicato da: Categoria: COVER

12
DIC
2018

Un uomo routinario dalle poche passioni si innamora ardentemente di una fervente cattolica. Per conquistarla si fingerà devotissimo, nascondendo maldestramente la propria indifferenza religiosa. Ecco il romanzo d’esordio del testimone più simpatico di Italia

Periodo impegnativo il mese di dicembre, spesso può rivelarsi piuttosto complicato, ché a essere tutti più buoni, talvolta, si fa una fatica che non vi dico.
C’è bisogno di un bel libro leggero, divertente, che faccia sorridere e che rilassi.
Ne prendo uno, dalla copertina carinissima, ma in realtà è il nome dell’autore ad avermi attirato.
Inizio a leggerne qualche pagina e dopo un po’ mi blocco, perché mi rendo conto di una cosa bizzarra: in tutti quei minuti, nella mia mente, ho letto con la voce di Pif.
Perché il libro in questione è Che Dio perdona a tutti, romanzo d’esordio del testimone più simpatico di Italia.
Badate bene, però, che simpatico lo è davvero, ma tutto questo umorismo cela in realtà riflessioni ben più profonde. Pif vuol farvi credere che il suo libro sia solo divertente e leggero, e invece no: ridendo e leggendo vi schiaffeggia con un’analisi attenta e molto critica – oltre che assolutamente veritiera – della società attuale, svelandone le ipocrisie e strappando via maschere, come un moderno Pirandello.
Prendiamo la religione, per esempio, tema centrale di questo romanzo. Quanti di noi si professano cristiani, ma poi non mettono in pratica proprio nulla di quanto è scritto nei vangeli?
Quanti di noi vanno in chiesa la domenica e poi quando vedono i barconi pieni di gente da aiutare fanno la faccia disgustata, trincerandosi dietro la demagogia pressappochista dell’”aiutiamoli a casa loro”?
Quanti di noi, ancora, si fermano ad aiutare qualcuno in difficoltà, dicono la verità rischiando di passare per pazzi, si spogliano dei propri averi per donarli ai poveri? Pochi, direi.
Perché la Fede è facile fino a quando resta una parola di cui riempirsi la bocca. Fare qualcosa di concreto non lo è affatto.
Ce lo insegna Arturo, goloso protagonista di questo romanzo, scritto con quella verve ironica che contraddistingue anche i film di Pierfrancesco Diliberto – chi conosce solo La mafia uccide solo d’estate non è un vero piffiano; il suo vero capolavoro cinematografico, a mio avviso, è In guerra per amore.
Racconta aneddoti comici, ti fa ridere e sorridere. Ma quei messaggi che lancia qua e là, tra una riga e l’altra, tra una pagina e la successiva, sembrano aleggiare solo in superficie, per poi scavare un buco nella coscienza del lettore, e lì depositano un seme, che sarebbe bene far germogliare in ognuno di noi.

 



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