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Sylvie Bovary/Tutta burlesque e tatuaggi

Pubblicato da: Categoria: Brave Ragazze

24
GEN
2014
L’eclettica performer fiorentina dell’arte del sedurre con ironia. Il suo corpo è ricoperto quasi interamente dai disegni che la rappresentano. Conosciuta anche come la Santa protettrice dei tatuaggi: «Io blasfema? Non quanto i Gesù luminescenti che vengono venduti a san Pietro»
 
Burlesque performer, dark cabaret starlette, creative and art director e acrobata. Ma per molti Sylvie Bovary, eclettica artista fiorentina, o se preferite “Freak Girl”, dall’inglese è una sorta di “ragazza del capriccio”. Precisamente in inglese il termine “freak” indica una persona anticonformista nel comportamento e nell’abbigliamento, che rifiuta con fermezza le ideologie borghesi. Tuttavia Sylvie Bovary, cresciuta nei quartieri di Parigi, non la si può riassumere semplicemente così. Lavora attivamente in tutta Europa e può vantare collaborazioni con le migliori interpreti del settore. Nel suo curriculum anche la partecipazione al programma “Lady Burlesque” di Sky1 e collaborazioni per produzioni cinematografiche e videoclip musicali. E un’altra peculiarità di Sylvie Bovary sono i suoi amatissimi tatuaggi. Quasi completamente ricoperta, senza di essi si sentirebbe persa e “ignuda”. Forse impossibile capire quanti sono. E potrebbero non essere terminati. Le piace il mare d'inverno, legge il marchese De Sade e nei suoi spettacoli ama rappresentare un’allegoria sulla “diversità”, nel senso più ampio del suo significato: fisico, mentale, sessuale, culturale. E ama ribadire che “è proprio dietro la normalità che si nasconde la vera “mostruosità”. Eccolo il pensiero della “Santa Protettrice dei tatuaggi”, altra definizione di un autentico personaggio.
Il tuo corpo è quasi completamente ricoperto dai tattoo. Perché sono così importanti per te?
«Perché sono Me. Ogni disegno, ogni storia, ogni molecola d'inchiostro che ho sotto pelle sono la mia vita. Mi sentirei terribilmente a disagio senza di essi. Un po’ come i capelli per Sansone».
 
 Sei la “Santa Protettrice dei tatuaggi”. Quanti ne hai?
«Non ho idea del numero dei tatuaggi che ho, non li ho mai contati. Io vedo la cosa in modo opposto, ovvero quanto spazio vuoto mi è ancora rimasto».
 
Ce ne sono altri in programma?
«A questa domanda risponderò cosi: finché c'è spazio c'è speranza».
 
Parliamo del Burlesque. Tre aggettivi per descriverlo.
«Brillante, eclettico, coinvolgente».
 
Molti continuano goffamente a confondere Burlesque e Lap Dance. Approfittane per sfatare questo accostamento.
«In Italia non hanno tutti i torti, perché è stato confuso sia da burlesquer improvvisate che si esibiscono goffamente in locali diffondendo un'idea malsana del mestiere a livello mediatico. Come tutte le commercializzazioni delle cose si diffondono, ma la qualità viene persa e dimenticata per strada. Per fortuna ci sono molte artiste capaci ed eccezionali che ci rappresentano anche all'estero e un piccolo pubblico di nicchia che riesce a capire la differenza tra la vera arte e l'arrangiamento di chi s'improvvisa per raccattare consensi o semplicemente per compiacersi o per due spicci».
 
Riesci a interpretare stupendamente qualsiasi costume. Colpisce molto quello in cui, con la canzone “Personal Jesus” che ti accompagna, sei vestita da una peccaminosa Madonna. E se ti dicono che sei troppo blasfema?
«Mi è stato detto. Ma credo che la storia insegni che l'arte è sinonimo di comunicazione ed è atea. Non credo che il mio show sia più blasfemo dei Gesù luminescenti che vengono venduti a san Pietro. Tutto dipende dal punto di vista in cui si guardano le cose. Le persone s'infognano così tanto il cervello con le nozioni che vengono comunicate che non appena c'è qualcosa che non rientra in quei canoni si sentono disorientati e offesi. Comunque l'importante è che una reazione ci sia, segno che qualcosa sono riuscita a comunicare. Poi ogni persona avrà la sua interpretazione, un po’ come quando leggi un libro.
 
A cosa si ispirano le tue movenze dei tuoi spettacoli?
«Le mie movenze sono contaminate dallo studio della danza che mi ha formata da quando ero piccola, però si adattano alle caratteristiche psicologiche di ogni personaggio che vado a rappresentare su palco»
 
Immagina di avere davanti a te una platea formata da tante donne. Perché un po’ di Burlesque fa bene?
«Fa bene per capire te stessa. Per capire il tuo fisico e il tuo essere donna. Soprattutto in una società dove gli standard della donna non sono reali e le ragazze si ammalano seguendo degli stereotipi irraggiungibili. Dove donne si vergognano di essere tali. La donna è come l'arte: bella in ogni sua forma ed espressione. Non dovrebbero esistere canoni e le donne non dovrebbero fissarsi sui propri difetti ma apprezzarsi per quello che si è e imparare a far leva sui propri punti forti. Il gioco è semplicemente questo. La perfezione non esiste per fortuna, altrimenti sarebbe una noia mortale ed è il dettaglio che fa la differenza. Il burlesque mi ha insegnato questo.
 
Sei già stata a Molfetta la scorsa estate. Quando ti rivedremo dalle nostre parti?
«Spero prestissimo! Amo la Puglia, fosse per me partirei adesso per tornarci. Sicuramente ci rivedremo la prossima estate, ma questa volta mi tratterrò un po' di più per farmi anche un po' di vacanza».
 
 


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