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Musica viva

Pubblicato da: Categoria: Flash news

1
AGO
2013

 

Uomo di cultura da sempre conoscitore della buona musica, il consigliere comunale Aldo Leggieri fa sua la petizione lanciata da Stefano Boeri, già assessore alla Cultura del Comune di Milano, per "una nuova legge per la musica dal vivo in Italia" chiedendo alla Giunta e ai suoi colleghi consiglieri comunali di aderire. Chiaramente l'invito, che abbiamo già fatto nostro, è rivolto a tutti ed è possibile aderire cliccando sul link presente a fondo pagina.

"Chiedo ai Consiglieri Comunali di maggioranza e di opposizione della nostra città, all’Amministrazione comunale, nella persona del Sindaco e degli Assessori di aderire a questa petizione per una nuova legge per la musica dal vivo in Italia. Una legge che, a costo zero per lo Stato, moltiplicherebbe i luoghi (e il lavoro) per chi la musica la fa, la ospita, la produce e la distribuisce.

L’iniziativa è stata lanciata da Stefano Boeri, il già assessore alla Cultura del Comune di Milano, con una lettera inviata al ministro per i Beni Culturali, l’on. Massimo Bray, che abbiamo avuto il piacere di accogliere domenica scorsa in città.

Come abbiamo avuto modo di ascoltare da Bray, il ministero lavorerà per dare in futuro un riconoscimento ancora più importante al celebratissimo Festival della Valle d’Itria ed è stato confermato che continuerà ad essere sostenuta la società partecipata dal Comune, la Fondazione Paolo Grassi, che già da tempo si è distinta nel territorio per il lavoro aperto e di ricerca delle arti e per la presentazione di progetti sempre innovativi che puntualmente si presentano sempre ai primi posti nelle graduatorie regionali per essere finanziati.

Ma il ministero dovrà anche darci delle risposte per il riconoscimento della nostra Valle come patrimonio mondiale dell’Unesco, visto l’ampio carteggio di delibere, atti di indirizzo, mozioni, ordini del giorno approvati nelle sedi istituzionali comunali e regionali fino a ieri. O salvaguardare il polo universitario jonico che già ha ottenuto dei buoni risultati con l’elezione a rettore per l’Università di Bari del prof. Uricchio, già alla cattedra del corso di diritto tributario a Taranto. E con il lavoro dei nostri rappresentanti jonici a Bari che hanno fatto passare un emendamento in sede di variazione di bilancio di previsione 2013 per una destinazione di soldi pubblici importante. Grazie al lavoro di squadra e ad un modo di fare politica insieme, a difesa della nostra terra e dei nostri cittadini e dei giovani studenti.

Anche con questa petizione, il nostro Sud ha bisogno di aprire delle nuove pagine alimentando nuovi scenari inediti per la creazione, la diffusione e la fruizione dell’arte. La musica, in tutte le sue espressioni, è come, diceva il grande filosofo della Scuola di Francoforte, Theodor Adorno, la più profonda fra le manifestazioni possibili dello spirito umano. Considerando il flusso del dibattito anche da noi a Martina, l’ultima delibera per gli spettacoli approvata nel Consiglio comunale del 29 luglio scorso, la petizione “change.org” è uno strumento efficace per l’autocertificazione per i locali che fanno musica dal vivo al di sotto dei 200 spettatori.

Domani, nella seduta di Consiglio comunale, inviterò i colleghi dell’assemblea a leggere la petizione per aderire a questo progetto entusiasmante. I rappresentanti della nostra comunità possono dare un segnale importante anche da questo punto di vista. Dare l’esempio. E i cittadini possono manifestare la loro voglia di partecipazione e di libertà con delle decisioni che dal basso arrivano a migliorare la vita civile del nostro Paese. E la musica allieta lo spirito e l’anima. Per dirla alla Kierkegaard, (“Enten – Eller”), “dove i raggi del sole non giungono, pur giungono i suoni.”

Di seguito la lettera di Boeri al ministro Bray, e poi il link per aderire anche on line alla petizione popolare.

Gentile Ministro Bray,

i Rolling Stones, gli Who, gli U2, ma anche i Beatles (nel mitico Cavern di Liverpool) hanno cominciato a suonare nei pub e nei locali dal vivo, per qualche decina di ascoltatore sparso tra i tavoli o in piedi con una birra in mano.

La musica, come ben sappiamo, non è un prodotto preconfezionato.
Nasce in situazioni imprevedibili –un incontro casuale sui banchi di una scuola davanti a una pizza, sulla rete- e cresce in luoghi spesso occasionali: uno scantinato, un garage, una soffitta. Ma subito cerca, come l’ossigeno, un pubblico e uno spazio per mettersi in scena, magari davanti a pochi amici o parenti durante una festa, un matrimonio, una serata in un locale.

Aiutare la musica a crescere, significa offrire a migliaia di giovani donne e uomini la possibilità di suonare in pubblico e dal vivo.
Offrire loro spazi da cui possano sprigionare la loro linfa vitale. Sapendo che l’investimento in musica moltiplica i valori iniziali; perché la musica non è mai solo tempo libero e intrattenimento, ma una corrente che accende la vita degli spazi in cui scorre, produce lavoro, attira pubblico, incentiva il turismo e alimenta la creatività.
La musica è in altre parole una parte fondamentale della nostra economia; con un indotto esteso e articolato, che non riguarda solo chi fa parte della filiera (gestori, producer, autori, promoter, discografici, editori, artisti…), ma coinvolge e beneficia chi la musica la ospita, la promuove, la pubblicizza.

Eppure oggi in Italia fare musica dal vivo è sempre più difficile. Un groviglio di permessi, licenze, autorizzazioni rende oneroso e complicato organizzare momenti di ascolto live : sia per chi la musica la fa che per chi la ospita.

Noi crediamo, gentile Ministro, che una legge italiana sulla musica dal vivo sia oggi cruciale.
Una legge che, in accordo con la SIAE e l’ex ENPALS (due oneri fissi per qualsiasi pubblico spettacolo) annulli le procedure burocratiche e i permessi per i locali –di qualsiasi tipo- che ospitano chi si esibisce dal vivo.
Ci serve una normativa che stabilisca delle regole ragionevoli, come l’autocertificazione in rete degli spettacoli, una soglia massima di spettatori, orari condivisi per la musica su tutto il territorio nazionale; regole valide per tutti: gestori, artisti, fruitori, residenti.

Anche perchè una legge siffatta saprebbe affrontare nel modo più efficace i disagi prodotti dai fenomeni della cosiddetta “Movida”.
Moltiplicando nelle città italiane l’offerta di spazi dove si suona dal vivo (musica classica, rock, indie, jazz, blues, folk..) si diluirebbe infatti quella esacerbata concentrazione di folla attorno ai pochissimi locali in cui si può fare e ascoltare musica anche in ore serali. Per parlare solo di Milano, in pochi anni abbiamo perso il Derby, il Capolinea, la casa; 139 luoghi che hanno ospitato dal vivo le sonorità di artisti diversi e straordinari come Jannacci, Chet Baker e gli Afterhours.

In Inghilterra dallo scorso ottobre è in vigore una legge, la “Live Music Act”, che liberalizza e gli eventi di musica dal vivo con meno di 200 spettatori entro le ore 23 – e che incentiva le formazioni che si esibiscono “in acustico”.
Una legge che ha già cambiato il panorama musicale delle città inglesi e che ha avuto nel nostro Paese una fortissima eco mediatica.

Un Ministro che ha presieduto per anni uno dei più straordinari eventi di musica dal vivo europei –la Notte della Taranta di Melpignano- può meglio di chiunque altro capire come una legge italiana sulla musica dal vivo sarebbe davvero, un “decreto del fare”.

Ecco il linK:

http://www.change.org/it/petizioni/una-nuova-legge-per-la-musica-dal-vivo-in-italia?utm_source=supporter_message&utm_medium=email&utm_campaign=petition_message_notice

 



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