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L'acconto

Pubblicato da: Categoria: Flash news

28
AGO
2013

La vicenda del 13 negato si arricchisce di un nuovo capitolo rischiando di superare, in una eventuale trasposizione televisiva, Beautiful. Questa nuova "puntata" parla del  pignoramento di 3 milioni di euro, ai danni di un CONI recalcitrante a "scucire" quanto richiesto da Martino Scialpi. La storia, che ha ricevuto un nuovo impulso dal momento dell'accettazione dell'incarico come difensore da parte dell'avv. Guglielmo Boccia,  viene aggiornata con un comunicato inoltrato dall'ufficio stampa dello stesso Martino Scialpi.

"31 processi definitivi con sentenza e 15 pendenti, di cui 13 penali e 2
civili: il suo nome non è Silvio Berlusconi, ma Martino Scialpi un normale
cittadino, originario di Martina Franca, che attende da ben 31 anni di ricevere
i proventi di una vincita al totocalcio, frutto di un 13  nell’ottobre del
1981.
Da allora ha visto solo carte bollate e giudici che hanno indagato su di lui e
sulla sua vincita, dichiarata legittima con la sentenza del 10/02/1987  dal
Tribunale di Taranto.
Solo lo scorso 10/02/2013 questa sentenza è stata considerata definitiva,
poiché il Tribunale di Taranto, per competenza, ha espressamente dichiarato che
alla sentenza del 10/02/1987 non c’è stata alcuna opposizione né ricorso dal
Coni o da altri enti ministeriali. Pertanto, la sua giocata vincente dell’
ottobre 1981 è valida s tutti gli effetti e, quindi, deve essere pagata.
A seguito di ciò ha richiesto, tramite il suo avvocato Guglielmo Boccia di
Martina Franca, di prendere visione dei verbali della commissione di zona dell’
epoca. Infatti, è questo l’organo, attraverso cui il Coni verifica le vincite e
il Ministero dell’Economia e delle Finanze controlla la corretta attività delle
scommesse, che avrebbe dovuto certificare la presenza della matrice e dello
spoglio della schedina vincente appartenente al sig. Scialpi. Questi verbali,
però, non sono mai stati esibiti dal Coni nel corso dei vari processi in cui ha
trascinato il sig. Scialpi.
La richiesta di accesso agli atti è arrivata all’attenzione dello stesso
Ministero e del Coni nei primi giorni di agosto 2013, come confermato dalle
ricevute di ritorno delle raccomandate. Solo il Ministero ha però dato una
risposta al sig. Scialpi, con una nota del 22 agosto 2013 in cui si dichiara
che “la documentazione a cui si richiede di accedere non risulta essere agli
atti dello scrivente”.
“Il Ministero, quindi,” commenta Martino Scialpi, “ha dichiarato di non avere
i documenti attraverso cui garantire il controllo su un ente, qual è il Coni,
che gestisce miliardi di euro degli italiani”.
Nessuna risposta, invece, è giunta dal Coni, interpellato sia alla sede
centrale di Roma, che alla regionale di Bari:
“Ancora una volta il Coni si è dimostrato sordo alle richieste” ha dichiarato
l’avvocato Guglielmo Boccia, “assumendo,  con una certa presunzione ed
arroganza, un atteggiamento di chiusura alle istanze, riconosciute legittime
dai Tribunali, di un onesto cittadino dello Stato Italiano”.
Il Coni, secondo quanto stabilito dal Tribunale di Taranto, deve effettuare il
pagamento. Non avendo proceduto nei mesi scorsi, l’avv. Boccia ha operato il
procedimento di pignoramento ai danni del Coni, per un ammontare di circa 3
milioni di euro,  su beni immobili e presso terzi riconducibili al Comitato
Olimpionico Nazionale Italiano.
“I pignoramenti sono stati tutti notificati” conclude l’avv. Boccia, “e
abbiamo potuto procedere a questa pesante azione solo perché il sig. Scialpi si
è visto riconosciuta legittima la sua vincita in tutti i processi. È stato
dimostrato, infatti, che non c'è stata nessuna truffa ai danni dello Stato da
parte del sig. Scialpi e che la schedina in suo possesso è stata regolarmente
giocata. Tutti i processi subiti, da quelli civili a quelli penali, hanno
accertato che il sig. Scialpi è persona onesta, che onestamente ha giocato la
schedina e che onestamente ha vinto. Senza alcuna truffa ai danni né del Coni
né dello Stato. Adesso è ora di effettuare il pagamento di quella vincita”.

 



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