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Cravattari al 300%

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

27
MAR
2014

 

I poliziotti della Squadra mobile di Brindisi hanno eseguito, alle prime luci dell’alba di oggi, 4 ordinanze di custodia cautelare a carico di persone dedite all'usura e alle estorsioni. I provvedimenti - chiesti dalla Dda di Lecce e disposti dal gip - sono a carico di indagati 'insospettabili'. I quattro avrebbero gestito un giro di prestiti con interessi fino al 300%. A denunciarli, nel 2013, un imprenditore di Brindisi che si era rivolto al gruppo per ottenere liquidità, nel tentativo di salvare la sua azienda in difficoltà per la crisi.
Gli usurai hanno agito nel tempo approfittando delle difficoltà della vittima, garantendo e offrendo quello che le banche non gli avevano concesso: una linea di credito.
Ai domiciliari sono finiti, il 73enne Tommaso De Milo, molto conosciuto a brindisi per la sua rivendita di marmitte in via Ponte Ferroviario, Carlo Zuccaro, 53 anni, dipendente della Brindisi Multiservizi, Vincenzo Madaghiele, vigile sanitario in pensione di 74 anni che già negli anni Novanta era finito in una analoga inchiesta giudiziaria e Giovanni Mauramati, 55enne imprenditore cellinese che si occupa di impianti elettrici.
Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile diretta dal vicequestore Alberto Somma. Mentre le ordinanze d'arresto sono state richieste dai pm Alberto Santacatterina e Marco D'Agostino.
L’imprenditore brindisino era finito in una specie di “Catena di Sant’Antonio” dell’usura,  poiché si rivolgeva ad altri strozzini per pagare il debito contratto con gli altri usurai.
Si parla di una cifra superiore ai duecentomila euro che , in poco tempo, era quasi raddoppiata. 
Le pretese non si limitavano esclusivamente agli interessi, infatti Carlo Zuccaro  aveva anche imposto l'assunzione del figlio presso l'azienda della vittima.
Non contento di tutto questo lo Zuccaro, a luglio del 2013, per ottenere la restituzione del denaro, prima picchiò la vittima per poi minacciarlo con un coltello 
Tommaso De Milo invece, con la  mediazione di Madaghiele,  si occupò di versare materialmente la seconda parte dei prestiti, pretendendo penali altissime in caso di restituzione al di fuori dei termini stabiliti. In uno degli incontri avuti con l’imprenditore, il  De Milo fece riferimento ad alcuni appartenenti alla Sacra Corona Unita ai quali si sarebbe rivolto per riavere i suoi  soldi. Per questo riferimento, per i quattro scatterà  anche l’aggravante dei metodi mafiosi.
L’ultimo personaggio a entrare in scena fu il cellinese Mauramati.
Stanco di vessazioni e impossibilitato ormai a restituire i soldi, il 19 luglio del 2013, l’uomo denunciò agli uomini della Squadra Mobile brindisina tutto quello che gli era capitato in quei due anni di inferno.
La decisione di denunciare i suoi aguzzini, maturò nell'uomo subito dopo l’aggressione fisica subita la settimana prima, agressione alla quale si aggiunsero, nei giorni seguenti, altre minacce. L’imprenditore ha fornito agli inquirenti una copiosa documentazione che comprendeva, tra l’altro, anche la copia di numerosi assegni. Nel corso di una perquisizione in casa di Tommaso De Milo sono stati rinvenuti, all'interno della cucina, matrici e fogli firmati dalla vittima. Altri riscontri si sono avuti con il materiale ritrovato nelle abitazioni degli altri indagati.
La banda, subito dopo aver saputo della denuncia, ha tentato di intimidire ancora una volta l'imprenditore con minacce esplicite alcune delle quali provenienti anche dal figlio di Madaghiele.
 


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