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Malasanità/Garze e ferri nell'addome

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

2
MAG
2014

 

Quindici mesi vissuti in compagnia di due garze e un ferro chirurgico; sì, ma nell’addome.  E’ quanto capitato a una donna di Vercelli dopo essere stata operata dall’équipe guidata dal ginecologo Francesco Corsaro che le rimuove utero, tube e ovaie. Da allora, per sette volte, Giovanna B. 49enne di Vercelli si è recata al pronto soccorso in preda a dolori lancinanti, ma è stata sempre rimandata a casa con antidolorifici e calmanti. Successivamente, è stata una banale radiografia ha mostrare il motivo del suo malessere: due garze e un ferro chirurgico nell’addome, dimenticati dai chirurghi che l’avevano operata un anno e tre mesi prima.

Il caso ora, è stato affidato al Pubblico Ministero Pierluigi Pianta, della Procura di Vercelli,  che ha delegato i carabinieri del Nas di Torino per le indagini, iniziate con l’acquisizione, in ospedale, della cartella clinica e altri documenti. 

Tutto inizia il 21 novembre 2012 e quello che per Giovanna doveva rappresentare la fine dei suoi problemi, diventa il giorno dell’inizio di un nuovo Calvario. Tutto sembra essere andato per il verso giusto ma, inspiegabilmente, la pancia si gonfiava sempre di più e i dolori aumentano.
Giovanna chiede spiegazioni, ma la risposta resta sempre la stessa: va tutto bene, prenda questi antidolorifici. Fortunatamente per lei, a febbraio scorso, a qualcuno viene la brillante idea di sottoporla a una normale, forse banale, radiografia; ed ecco la sorpresa: nel suo addome “riposano”  due garze chirurgiche dalle dimensioni di 40 centimetri per 6 e un “cuscinetto metallico retratto addominale”, piegato a “L”, 25 centimetri di lunghezza e 4 centimetri di spessore.

Finalmente arriva domenica 9 febbraio e il ginecologo Francesco Corsaro, opera nuovamente Giovanna per porre riparo al danno di 16 mesi prima. Oltre ai corpi estranei, alla donna verrà estratto oltre un litro e mezzo di “ascite”, ovvero il liquido formatosi come reazione ai corpi estranei rimasti nel suo addome. Mentre la paziente, tramite i suoi avvocati, ha avanzato una richiesta di danni alla Asl, l’ospedale ha avviato  un’indagine interna per capire come sia potuto accadere un incidente del genere, alla luce del fatto che gli strumenti e tutto il materiale sanitario utilizzato durante gli interventi, vengono sempre contati prima di richiudere le ferite. 

 



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