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Operazione "The Old": tutti i particolari

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

17
GIU
2014

 

Alle prime ore dell’alba di oggi, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto e della Compagnia di Manduria, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari delle Compagnie Carabinieri di Taranto, , Massafra, Martina Franca e Castellaneta, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri Bari Palese ed unità cinofile antidroga ed antiesplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, nonché della Compagnia Intervento Operativo dell’11° Battaglione CC di Bari, hanno dato esecuzione, nei comuni di Crispiano, Lizzano e Torricella, a 32 provvedimenti cautelari (19 in carcere, 13 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP del Tribunale di Lecce d.ssa Cinzia Vergine, su richiesta del, Sost. Procuratore della Repubblica di Lecce - Direzione Distrettuale Antimafia - dr. Alessio Coccioli, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, porto e detenzione di armi ed esplosivi .

Le indagini, avviate nel mese di aprile 2011 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto e dirette dalla D.D.A. salentina, a seguito di precise indicazioni che lasciavano supporre un’alleanza fra il clan Locorotondo di Crispiano ed il clan Cagnazzo di Lizzano, consolidatosi quale unico gruppo di quel centro, a seguito dello scioglimento del clan Mele, hanno consentito, con un innesto investigativo su elementi del predetto disciolto gruppo da parte della Compagnia di Manduria, di accertare l’esistenza di un organigramma criminale di stampo mafioso, operante nell’ara orientale ed occidentale della provincia ionica facente capo a Francesco Locorotondo, classe 1958 (pluripregiudicato di Crispiano, dotato di un ruolo assolutamente predominante), detto “Scarpa Longa”, già esponente del gruppo Modeo negli anni novanta e dai fratelli pluripregiudicati e capi dell’omonimo gruppo criminale operante in Lizzano CAGNAZZO Cataldo e Giovanni Giuliano, quest’ultimo denominato “Il vecchio”.

Nell’ordinanza - ha osservato testualmente il G.I.P. “…mai come in questo caso risulta presente tutto il catalogo degli elementi costitutivi rivelatori della mafiosità di un sodalizio criminale …censiti con certezza” . Nel corso delle attività investigative, infatti, oltre a definire le modalità delle attività illecite del clan, sono stati censiti anche: i rapporti tra il Locorotondo e i fratelli Cagnazzo nel riconoscersi come parte integrante del gruppo: tutti gli affiliati, oltre alla collaborazione criminale, infatti, avevano dei rapporti di solidarietà e usavano chiamarsi con l’appellativo di “cumpà”; ovverosia compare; l’organizzazione di incontri periodici tra i sodali, con veri e propri summit nel corso dei quali i fedelissimi prendevano le decisioni più importanti, per lo più nella masseria dei fratelli Cagnazzo, sita sulla strada che collega Lizzano a Fragagnano e convenzionalmente indicata come “là sopra”, vera e propria “base logistica del sodalizio”; il rigore delle regole interne e la struttura gerarchica con la rigida ripartizione dei ruoli ed in linea con la ritualità delle affiliazioni, con la presenza alle cerimonie di Locorotondo Francesco, che con la dote di “medaglione con catena ”, massimo livello nell’ambito dell’associazione mafiosa “Sacra Corona Unita”, è sicuramente il capo indiscusso della malavita locale e referente ionico per la SCU. Il vocabolario degli affiliati comprendeva poi sintomatiche locuzioni, quali “famiglia”, “cupola”, “giuramento”, “società” “appartenenza”, “parrocchia”, estendendosi all’indicazione delle “doti”, intese quali gradi nell’ambito della malavita, con “battesimi”, perlopiù effettuati nella masseria “covo”, intesi come affiliazione di prima, di seconda, di quarta, nonché l’indicazione del “taglio”, che evoca la piccola ferita con sanguinamento che suggella l’affiliazione e la correlata acquisizione del “diritto di parola” in seno al sodalizio.

Significativo anche il linguaggio criptico per indicare lo stupefacente (eroina, cocaina e hashish): “movimento”, “prodotto da vendere”, “cose”, l’espressione “sono rimasto a piedi” per dire che la droga da vendere è finita; “panetta”; “libretto della moto”; “chiavi”, “pila”, “macchina”, “C.D.”, “pezzo”, “storia”.

Nell’operazione sono stati coinvolti anche tre appartenenti al disciolto clan Mele, intercettati in quanto avversi all’egemonia dei Cagnazzo su Lizzano.  

Sono 19 in totale i destinatari delle misure cautelari che sono stati condotti presso la casa circondariale di Taranto,  mentre in 13 sono  sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.

Il nome dell’operazione, deriva dall’appellativo dato a Giovanni Giulio Cagnazzo “ il vecchio “.

Nel corso delle perquisizioni odierne sono stati sequestrati 54 gr. di cocaina e recuperate due pistole.

 



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