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Uranio impoverito e il diritto negato alla salute

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

18
GIU
2014

L'incredibile storia di un Carabiniere in missione in Bosnia nel 1996, al quale la Asl di Brindisi nega il rimborso delle spese mediche sostenute per curarsi dalla grave malattia contratta a causa dell'uranio impoverito. La vicenda raccontata dai consiglieri regionali Saverio Congedo e Antonio Scianaro.  

“Diritti negati, viaggi oltre confine per curarsi da una terribile malattia e una sanità locale nemica che non dà sostegno anche in presenza di un ordine del giudice. Una storia triste che si è verificata a Brindisi e su cui è giusto far luce per restituire un clima di giustizia al più presto a chi l’ha vissuta”.
Lo dichiarano in una nota i consiglieri regionali del Pdl-FI, Saverio Congedo e Antonio Scianaro. “La vittima - proseguono - è un militare sui 50 anni, carabiniere, che ha prestato servizio nell’Esercito Italiano compiendo anche missioni all’estero, tra cui quella in Bosnia Herzegovina nel 1996. Qui, nella zona dove operava il Colonnello, ci fu un massiccio bombardamento Nato tra bombe e proiettili arricchiti con Uranio impoverito. L’esalazione di queste materie ha provocato una grave malattia nel militare, costretto a curarsi nel Regno Unito nell’unico centro europeo deputato alla cura dell’intossicazione di metalli pesanti. Così, chiese all’Asl di Brindisi l’autorizzazione a curarsi presso il centro inglese, con conseguente carico dell’80% delle spese in carico all’azienda sanitaria brindisina. Le cure necessarie alla guarigione, come stabilito dai medici britannici, dovevano avvenire ogni tre mesi e così il militare chiedeva l’autorizzazione all’Asl. Permesso che dopo un paio di viaggi l’azienda si è rifiutata di dare perché - senza alcuna competenza in merito - riteneva che le terapie fossero troppo ravvicinate nel tempo. Il paziente, non potendo invece sottrarsi dalle cure, è stato costretto a pagarle di tasca propria, fino a quando non ha chiesto il rimborso all’Asl. Richiesta negata, allora si è passati alle vie giudiziarie ed anche qui il giudice ha ordinato all’azienda di corrispondere il rimborso, cosa che non è mai avvenuta. È un comportamento incomprensibile da parte della struttura sanitaria che ci indigna e ci offende e su cui è opportuno fare chiarezza. Per questo - concludono i due consiglieri - presenteremo un’interrogazione diretta al presidente Nichi Vendola e all’assessore alla Sanità Elena Gentile, affinché la nostra non sia la Regione dei diritti negati per assenza di umanità e sciatteria della nostra macchina amministrativa”.



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