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Costretto a pagare il pizzo a tre famiglie

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

5
NOV
2014

 

E’ stata la disperazione, a spingere un barista di Adelfia a rivolgersi ai Carabinieri per porre fine a una incredibile storia di usura che lo vedeva vittima dal 2009 quando tutto ebbe inizio con la richiesta di pagare un pizzo di 500 euro al mese a favore di un detenuto vicino al clan Di Cosola. A ritirare il denaro, chiaramente, ci avrebbero pensato i familiari del carcerato.

Per quattro anni il barista paga e tace, ma all'inizio del 2013 accade qualcosa che avrebbe ulteriormente peggiorato la sua situazione.

Nel gruppo legato alla famiglia Di Cosola le acque si agitano e a farne le spese è il barista, al quale arriva l’ordine di “dividere” quei 500 euro con i familiari di altri due detenuti.

Ma questa richiesta non piace alla prima famiglia, così ad aprile scorsouna bomba distrugge l’ingresso del bar e due auto parcheggiate nelle vicinanze. Qualche mese prima, l'uomo aveva subito anche un attentato incendiario, che aveva in parte danneggiato la parte esterna del locale.

Dopo l’attentato il commerciante, terrorizzato dalla possibilità di essere oggetto di altre ritorsioni, comincia a pagare il pizzo a tutte e tre le famiglie arrivando a sborsare 800 euro al mese. Ma la cifra è davvero esosa e quando realizza di essere, oltre che disperato, sull'orlo del fallimento, decide di rivolgersi ai Carabinieri.

Dopo la denuncia e le indagini, condotte dai Carabinieri di Triggiano e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, oggi sei persone sono state colpite dall'ordinanza di custodia cautelare, con l'accusa di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere ai pregiudicati Giulio Marino, di 31 anni, Gaetano Moschetti, di 30 anni e Antonio Foggetti, di 26 anni, già detenuti per altri reati. In carcere è finito il pregiudicato 49enne Cosimo Marino, padre del 31enne Giulio. Arresti domiciliari invece per la moglie di Marino, la 32enne Annalisa Accettura, e per la mamma di Foggetti, la 51enne Lucia Emanuele che avevano il compito di riscuotere il denaro e di versarlo ai detenuti.



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