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Cotta e phonata

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

27
FEB
2015
Ovvero quando si incontra l’uomo perfetto: ci fa perdere la testa, ce la rimette a posto e poi cucina pure
In quattro anni che frequento Modica dalle amiche siciliane ho saputo un bel po’ di cose sul parrucchiere Gioacchino. Che è gentile con le (numerose) clienti, che è creativo, che ha gusto, che azzecca le sfumature dello shatush. Che previene i desideri delle donne, ne raccoglie le confidenze, taglia con estro e acconcia a dovere. Non sono mancate le informazioni a ogni cambio di shampista e sul perché, di quando ha rinnovato il salone, cambiato le poltroncine, festeggiato la ricorrenza dell’apertura, preso una nuova linea colore e così via. Ho temuto di sapere perfino quante bombolette di lacca tenesse in magazzino. Tanto lodato che non mi sarei stupita neppure davanti alla notizia improbabile di lava testa comodi. In questi giorni siciliani ho saputo che a Natale scorso ha anche pubblicato un libro di cucina, raccogliendo le ricette delle signore che frequentano il suo salone. Sbriciando sulla mensola della cucina di Petra l’ho visto. Una bella costola grande, marrone, di una bella carta satinata. E ho scoperto che sì, negli anni ho saputo davvero un  bel po’ di cose su di lui, tranne l’informazione più importante, quella che più conta, quella che oserei dire è più evidente: che è figo. Parecchio figo. In copertina, ritratto in bianco e nero, maniche di camicia bianca e una ciliegia rossa tra le labbra. Apro a caso e lo vedo intento a addentare una stecca di sedano, a minacciare dolcemente con un mestolo, ridere con su un grembiule da cucina. Non sfioro le ultime pagine, di norma dedicate ai dessert, per evitare il sussulto di vederlo alle prese con la panna spray.  Non ci posso credere. Ora capisco perché accaparrarsi un appuntamento perfino prima della partenza assillava le menti. Ora sì che si giustificano una piega con 42° e l’aggiustatina alle punte prima di settembre. Non covo alcuna intenzione bellicosa, agogno solo i quattro anni di phonate platoniche persi rimirando nello specchio quel sorriso. Va bene, lo ammetto, quei bicipiti. Pensare che io scettica a priori sui parrucchieri uomini e, va detto, completamente depistata dalla visione del Calendario 2013 del salone – 12 mesi e 12 icone gay –  immaginavo una sorta di Cristiano Malgioglio del bigodino. Comunque ben mi sta, così imparo a fare valutazioni sulla carta (e non sulle cartine delle mèches per esempio) e a volere tenere sempre la mia testa a posto, che a volte perderla, o almeno metterla un po’ a rischio, può riservare delle sorprese. E invece eccomi qui, in cucina invece che nel salone per signora, così l’unico manzo che vedrò è quello all’aroma di arancia suggerito dalla signora Concetta. 
 


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