MENU

Ragazze, vi spiego il fuorigioco

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

10
MAR
2016
Undici uomini influenzano come nient’altro il comportamento di un dodicesimo uomo, il vostro. Ecco un paio di trucchi per cavarsela alla grande e diventare perfette capocannoniere del tacco 12
 
Una di quelle cose che noi donne – specie se non tifose – rimpiangiamo amaramente sono le domeniche dove si giocavano tutte le partite contemporaneamente. Vero, erano pomeriggi in auto più in compagnia di Ciotti e Tonino Carino che del vostro lui o passeggiate imbarazzanti al fianco del vostro uomo attaccato alla radio portatile. Tuttavia, passata la tarda serata con 90° minuto, la serata con la Domenica Sportiva e al massimo il lunedì con il famoso Processo, almeno c’era qualche speranza di avere quattro-cinque giorni buoni di tregua calcistica. Adesso che, tra anticipi, posticipi e recuperi, Champions & Europa League, Coppe, Trofei e Tornei le partite di calcio si giocano tutti i giorni o quasi, non c’è scampo. Undici uomini influenzano come nient’altro il comportamento di un dodicesimo uomo, il vostro. Lamentele, mugugni, recriminazioni, polemiche: l’umore dei dopopartita è quanto di più vicino alla sindrome premestruale che un uomo possa provare. Inutile tentare di disinnescarlo con la ragione, errore madornale minimizzare l’accaduto – e non parlo solo di partite perse, perché anche quelle vinte danno problemi –, sbaglio grossolano ignorare gli sfoghi: per uscirne alla svelta ci vuole una strategia, da attuare passo dopo passo. Vediamola insieme. Come prima cosa, tenetevi costantemente informate sull’andamento del match. Non vi sto suggerendo di guardare la partita: un’occhiata a Twitter o a Google e saprete per tempo dove andare a parare, specie se poi il portiere della squadra del cuore non lo ha fatto. Al fischio finale dovete assolutamente avere questa informazione per comportarvi di conseguenza. Chiarisco subito che nelle fattispecie “partita-che-decide-un-campionato-testa-a-testa” e “finale-di-Champions” l’unica tattica da mettere in atto è fingersi morte appena sentite la chiave nella toppa o darsi a una fuga anticipata di tre-quattro giorni. Tranquille, scavalcherà il vostro cadavere dirigendosi verso la tv per rivedere i fatali goal o neanche si accorgerà che non siete in casa. Detto ciò, riprendiamo il nostro discorso. Ipotizziamo una disfatta e lui che rientra. Voi, consce del risultato, annuite a qualsiasi cosa dica. Annuite senza parlare. Se riuscite, scuotete anche la testa. Se siamo oltre i 4 goal subiti, quattro- cinque passi su e giù per il corridoio o per il salotto di casa in attesa del collegamento dal campo vi renderanno più credibili. Dopo che lo avrete fatto sfogare, iniziate a sparare a casaccio i tre- quattro nomi di giocatori della sua squadra che sapete. Senza aggiungere altro. Solo il nome. Tipo: Higuain? E lì, continuerà a sfogarsi, mentre vi strapperà di mano il telecomando per girare sul dopo partita. Qui si entra in una fase cruciale. Non serve sorbirsi il Moviolone, rischiare di rimanere accecate dalle luci che illuminano Paola Ferrari, né ascoltare le dichiarazioni sgrammaticate dei calciatori, per ‘salvare’ il vostro uomo da sé stesso, basterà dire a cadenze regolari “È scandaloso!”. Scandalo è una parola passe-partout nel calcio: si adatta all’arbitraggio come al risultato, alla dichiarazione dell’allenatore avversario come al parere in studio. È il commento adeguato alle ingiustizie sportive così come alle accuse di essere stati favoriti. Urlare allo scandalo vi proietterà verso la salvezza: il vostro lui si sentirà capito e sostenuto. Nel caso funesto ma ricorrente di goal dell’ex, commentate con disgusto “è proprio un mercenario”, funziona a spianarvi la strada. Altra faccenda delicata, il fuorigioco. Se sapete come si realizza, non dovete comunque farvi un’idea vostra. Che sia dubbio, subìto e non visto, inesistente voi sostenete la tesi di lui. Non contradditelo, mai. ‘Non c’era’ si commenta con un ‘non c’era!’. E soprattutto, quando lo dibattono in studio, non chiedetegli di spiegarvi il fuorigioco. Se non lo sapete, vi aiuto io. Immaginate il campo come un grande negozio di scarpe. Anzi, un supermercato delle scarpe. Voi, la capocannoniera del tacco 12, siete già oltre le casse (il cassiere è il difensore della squadra avversaria), mentre la vostra migliore amica è ancora dentro. Se lei lancia una scatola di scarpe nella vostra direzione oltrepassando il cassiere, le scarpe non potete tenerle perché quello è fuorigioco. Ecco, la certezza che voi conoscete cosa sia un fuorigioco è la svolta finale che lo porterà a stemperare la rabbia e la delusione per piangere e consolarsi sulla vostra spalla delle amarezze del pallone… almeno fino alla prossima partita.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor