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Tutto il mondo ai vostri piedi

Pubblicato da: Categoria: GLAMOUR

24
MAR
2016
Una delle cose più belle dell’arrivo di una stagione è che abbiamo una scusa, anzi un’ottima scusa per comprarci delle scarpe nuove. Sì, ma quali? Vediamole insieme, tra altezze insidiose e trasparenze “umide”
 
Se la scelta non è mai facile, quest’anno è particolarmente difficile capire come non inciampare: le proposte degli stilisti in tema di scarpe sono tante, diverse e in contraddizione tra loro proprio come le correnti interne del Pd. E così questa settimana ho scelto per voi i modelli di scarpe 2016 da cui tenersi assolutamente alla larga. Un fatto va subito constatato, tacco o non tacco, sandalo o non sandalo, questa primavera tocca tirare fuori i talloni. Così è deciso dal (definitivo) revival del sabot, nelle varianti slippers, dette anche low sabot, – per i profani alla lettura, sono delle specie di pantofoline da casa senza la parte posteriore o con questa ripiegata sulla suola – o con tacco alto. Io le boccio entrambe. Con le prime ai piedi, che impongono l’abbinata con l’abito-pigiama (molto in voga quest’anno), rischiate che qualcuno vi chieda se siete rimaste chiuse fuori casa mentre correvate dietro al gatto. Non meno problematico il sabot alto: per dare una bella linea al piede ci vuole il tacco, e anche di parecchi centimetri. Ciò significa che mentre sarete impegnate a evitare di prendere una storta – considerate che non avete nulla a fare da contraccolpo a un cedimento di caviglia – farete forza sulle punte. Punte nude che con le temperature in rialzo non solo vi doleranno, ma raggiungeranno presto la temperatura di una pietra focaia e, sul far della sera, anche il colore del relativo acciarino. Un’altra insidiosa proposta sono le scarpe con inserti in plastica trasparente. Io non trovo ragioni per comprarle, ma se vi intrigano ricordatevi che, quando la plastica vi si appiccicherà alla pelle per via del sudore e quando poi inizieranno a colare le prime goccioline di condensa, non potrete appellarvi al fatto che le han proposte Chanel e Armani. Un veto anche sugli stivali. Io sono stata una cultrice e li ho portati in primavera e anche in estate, con ogni temperatura. Li ho difesi strenuamente: a chi mi chiedeva puntualmente se non avessi caldo, rispondevo citando i Tuareg che in pieno deserto si vestono esclusivamente in lana. Solo che ho cominciato a portarli non solo quando ancora c’era il Festivalbar, ma addirittura quando a presentarlo c’era Fiorello. Con la coda e la giacca gialla. Capite da sole che è davvero l’ora di dire basta. Altra proposta problematica sono i clogs, vale a dire gli zoccoli: laccetto alla caviglia e fascia sul davanti, con suola e tacco ricavati da un unico pezzo di legno proprio come Pinocchio… devo proprio soffermarmi sui motivi per cui non sono praticabili? Ma c’è di peggio, ovvero quelle che io ho ribattezzato le ‘scarpe Frankenstein’. Qualche esempio? Il sandalo sportivo con lo strappo e la suola in gomma che si sviluppa in altezza come un gladiatorio, oppure il japanplatform che ha la tomaia di una francesina e ancora la ballerina che dalla caviglia in su diventa un morbido stivale allacciato. E per queste non c’è davvero scusa che tenga.
 


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