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Viva la vaschetta!

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

8
GEN
2016
Perché ci si vergogna a chiedere di portare via gli avanzi del ristorante? Peccato, perché così molto cibo finisce nella pattumiera mentre potrebbe servire ancora per persone o animali. Ma per fortuna il trend sta cambiando
 
Tenga il resto è la nuova iniziativa anti spreco. E quanto spreco ho visto proprio in questi giorni di festa! “Posso portar via?”, diceva il cameriere, il quale si portava indietro piatti ancora intonsi. 
Siamo facilmente portati a consumare, o meglio a chiedere, una quantità di cibo e di cose di cui in realtà sappiamo benissimo non averne bisogno, ma soprattutto sappiamo che non saremo mai in grado di consumarlo del tutto, se di cibo si parla. 
Tanti e nuovi vestiti nell’armadio, nuove scarpe, nuovi accessori per il telefonino, tanto cibo nel frigorifero e poi, ops…sento un odore: qualcosa andato a male. E finisce nella spazzatura.
“Il troppo stroppia”, lo sappiamo bene. Ogni forma di eccesso diventa di cattivo gusto. Un trucco troppo appariscente? stroppia. Un abito troppo succinto? stroppia. Un piatto eccessivamente strabordante di cibo? stroppia. E non si tratta di sola estetica. E’ bello vedere un viso e un corpo ben valorizzato, una pietanza ben servita, ma è altrettanto sano farlo. 
L’aspetto interessante di alcune letture fatte in questo periodo di feste, in cui sembrava ogni giorno che la domenica si ripetesse (in stile Ricomincio da capo, film anni ’90 in cui Bill Murray interpreta il ruolo di un giornalista che rivive ogni giorno da capo la stessa giornata, ovvero il giorno della marmotta) è stato capire come ogni abitudine, ogni impulso che ci spinge a mangiare troppo, e male, ad acquistare tanti prodotti, indumenti, siano forme di dipendenza.
Tenga il resto è una di quelle iniziative che mi scandalizzano per la banalità del progetto, nel senso che non dovrebbe esserci proprio nulla di nuovo nel portarsi a casa il cibo non consumato dal ristorante. Eppure ci ricamano sopra campagne di promozione sociale!
Tu stolto essere umano che paghi fior fiori di quattrini nel mio ristorante, chiedimi la vaschetta d’alluminio e portati il cibo a casa, dallo al cane, donalo al senza tetto, ma non lasciarmelo qui, perché finisce nella pattumiera, sono soldi tuoi! Immagino che un ristoratore penserebbe a qualcosa di simile.
Eppure ci si vergogna di chiederla. Forse per una dipendenza al giudizio (positivo) di chi ci sta di fronte? 
Dopo Monza e Arezzo, sbarca a Pordenone l’iniziativa suddetta. Centomila vaschette d’alluminio distribuite per evitare lo spreco di cibo nei ristoranti e locali pubblici. 
Bella iniziativa, per carità, ma non dovrebbe essere un’iniziativa di pochi, dovrebbe essere la prassi anti spreco valida ovunque e per tutti, ricchi e poveri, perché portare a casa il cibo non rende “pezzente” il medico, quanto non lo sarebbe l’operaio; al contrario chiedere di portare a casa il cibo non consumato, ma ugualmente pagato, ridà il valore alle cose e a noi stessi. 
 
 
TORTA VITAMINA C
 
INGREDIENTI
1 tazza di farina integrale
1/2 tazza di zucchero di canna
2 arance bio (succo e buccia grattugiata) + 1 per la base della torta
1 limone ( solo buccia grattugiata)
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 bicchiere di olio di semi
1 bustina di lievito vanigliato
latte di soia q.b
 
PROCEDIMENTO
 
In una ciotola capiente unire la farina, il lievito e lo zucchero e mescolare le polveri.
Grattugiamo la buccia delle 2 arance e del limone e mettiamo da parte. 
Spremere il succo delle arance appena grattugiate e versarlo nella ciotola. 
Solo adesso uniremo al composto la buccia del limone e delle arance e il cucchiaino di zenzero in polvere. Mescolare ripetutamente e aggiungiamo del latte se l’impasto dovesse risultare troppo compatto.
In uno stampo tondo, foderato con carta forno, posizioniamo le fettine di 1 arancia e versiamo sopra il nostro impasto. Infornare a 180° per 25-30 min, fate sempre la prova stecchino ;)
 


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