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Il suono della vita

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

16
DIC
2016
Impronte fragili lasciate dai passi dei profughi siriani che, in fuga da una guerra, scappano cercando la pace tolta. Il pianista  di Yarmouk in Puglia per il Locus Winter racconta gli orrori della guerra e la speranza della musica
 
In mezzo a tanta gente che fugge c’è il pianista Aeham Ahmad, un giovane musicista palestinese di 27 anni, che comincia a suonare il pianoforte da quando ne aveva 5. Nato in Siria, vive a Yarmouk, alle porte di Damasco, è un ragazzo comune che studia musica e che ha un sogno: “ho studiato musica in Siria, prima al conservatorio e poi all’università. Ho finito nel 2010. Poi c’è stata la guerra e in quel periodo, all’inizio, ho deciso di suonare per strada, per i bambini. Dopo tre anni, però, è diventato rischiosissimo suonare per strada”.  
Infatti, dopo un primo momento di neutrale tranquillità, anche il suo campo finisce sotto il controllo di Isis e ribelli radicali; comincia la fuga di molti e il coraggio di restare per altri. Alcuni di quelli che decidono di restare formano il pubblico di Aeham che, nonostante l’agghiacciante disagio e il precario modo di vivere, fatto di stenti e di povertà, continua a suonare. In un vasto oceano, ci sono i pesci che scappano da uno squalo chiamato guerra. Uno si chiede: “perché ogni tanto qualche compagno scompare?”, “dov’è finito?” si chiede l’altro. Sono le leggi di una guerra che non fa eccezioni. Aeham vedeva i suoi amici stringersi attorno al suo pianoforte e loro cantavano in cerchio e allietavano quei momenti tragicamente pericolosi. Per non pensare, distraendosi con note musicali che facevano il giro nella testa, rimbombavano ovattando i pensieri e mascherando la realtà che li circondava. Il giorno dopo molti di quelli che il giorno prima avevano cantato, non cantavano più.  
Haram - proibito - questo dicevano della sua musica; dicevano che era pericoloso suonarla e pertanto da censurare. Per i jihadisti dello Stato Islamico la musica classica è un peccato, così danno fuoco al pianoforte di Aeham Ahmad davanti ai suoi occhi, e il pianista, accortosi di non riuscire più con la sua musica e le sue canzoni a motivare le persone a rimanere, decide di mettersi in fuga anche lui.
Comincia un lungo viaggio per il pianista che lo porterà in Germania e, dopo aver ottenuto i documenti definitivi di rifugiato, decide di fare il giro del mondo per far ascoltare la sua musica che racconta una storia: “Non sono una star, sono un rifugiato”, un rifugiato che riceve un premio per il suo impegno a favore dei diritti umani: il suono dolce della sua musica è profondamente triste, è una triste melodia consolatoria come forma pacifica di resistenza. Questa sua storia arriva anche in Puglia il 6 gennaio, per inaugurare il nuovo anno, nell’ambito della quinta edizione del festival “Locus Winter” presso la Chiesa della Madonna della Greca di Locorotondo. 
“E’ il mio cuore, la mia vita!” dice del suo pianoforte. Dal suo diario di Facebook, racconta il suo viaggio: “Sognavamo un paese, una casa, hanno sfregiato la casa dentro di noi. Sognavamo l'amore, hanno sbriciolato l'amore dentro di noi. Amavamo la musica, hanno giocato con le nostre note musicali e l'alfabeto della pace (…). In quei giorni è apparso il pianoforte della speranza, il mio pianoforte: si spostava nelle strade di Yarmouk, cantava e suonava la musica di chi non voleva questa guerra. Suonava le melodie dell'infanzia, faceva l'amore in musica. E così l'hanno azzittito, perché non amano il suono della vita. Ma non zittiranno il suono della vita”.
Simbolo della resistenza pacifica, di un’arte che non muore neppure durante una guerra, Ahmad rappresenta la bellezza dell’essere umano che, credendo fermamente nel valore della vita, porta avanti un messaggio di pace.
 
 


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