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In tv lo fanno meglio

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

18
GEN
2018

Presto - per fortuna - verranno  adottate soluzioni necessarie per ridurre l’impatto dell'uomo sull’ambiente. Intanto una serie televisiva "azzarda" una previsione green

Dal cinema alla realtà si parla sempre più spesso di inquinamento ambientale e di plastica che si sta accumulando sul pianeta.
Il cinema, e chi è dietro quella macchina da presa, si sta interessando parecchio alle tematiche ambientaliste, una sorta di monito a far cessare i comportamenti sbagliati distruttivi del pianeta terra. Una serie televisiva chiamata “Travelers" che ha destato la mia curiosità in questi giorni racconta di “viaggiatori” del futuro che tornano nel XXI secolo per salvare il pianeta distrutto anche a causa della plastica, del maltrattamento ambientale e dal consumo di carne (già i “viaggiatori” del futuro pare siano vegani). Dalle sale cinematografiche ci si sposta in quelle politiche e pare che anche lì si stiano sciogliendo un po’ di matasse cercando di proporre soluzioni per la riduzione del consumo di plastica. Ad esempio in Francia nel 2020 saranno vietati del tutto l’uso di stoviglie monouso in plastica, mentre in Italia dal 2019 saranno vietati i cotton fioc non biodegradabili e dal 2020 i cosmetici contenenti microplastiche saranno eliminati dal commercio. Senza aspettare anni,  già dal 1 gennaio 2018, in Italia, i sacchetti per frutta e verdura nei supermercati diventano a pagamento (ogni bustina trasparente costa da 0,02 a 0,03 cent) e fatti di materiale biodegradabile e compostibile.
C’è chi parla di soluzioni necessarie per la riduzione dell’impatto che l’uomo ha sull’ambiente. Eppure, di contro, c’è chi pensa - come il Codacons - che il pagamento da parte del consumatore del sacchetto di plastica trasparente sia nient’altro che una “tassa occulta a danno dei cittadini italiani che non ha nulla a che vedere con la giusta battaglia in favore dell’ambiente” sottolineando che “è assurdo che i costi di accorgimenti pseudo-ambientali siano scaricati interamente sugli utenti, trasferendo su di essi spese che dovrebbero essere solo a carico delle aziende e dell’industria”. E’ stata stimata, infatti, una spesa annua per sacchetti tra i 20 e i 50 € a famiglia. Per chi contravviene alla legge, utilizzando sacchetti fuori norma, scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 100.000 euro.
Necessari gli interventi a favore dell’ambiente, certo. Peccato che il legislatore abbia scordato di proporre anche dei processi di incentivazione per i rivenditori per facilitare l’adeguamento e per i consumatori adesso costretti a pagare?
Alcuni si sono inventati stratagemmi per evitare di acquistare i singoli sacchetti. Molti preferiscono comprare i prodotti ortofrutticoli direttamente nei mercati generali boicottando i supermercati, altri invece acquistano sì nei supermercati, ma prezzando e incollando sul singolo prodotto l’etichetta, oppure riutilizzando la vecchia busta di rete (che però non sono ben accette da tutti i supermercati alle casse). Il riciclo per altri è la soluzione, ovvero ci sono i consumatori che cercano di portare da casa le buste trasparenti e riciclarle. Bella l’idea, ma purtroppo al momento non è possibile poiché le buste adoperate per alimenti sono obbligatoriamente monouso per evitare il rischio di contaminazioni e quindi rifiutate dai supermercati.
La normativa del 2018 e quelle che seguiranno prevedono sacrifici da parte di negozianti e consumatori nella speranza che ciò determini effetti benefici per l’ambiente. A me, tutto sommato, pare che i “visitatori” del futuro siano già qui e che la lotta all’inquinamento da plastica sia già cominciata.



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