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LA MIA TAZZA VEGANA/ETICHETTE CHIARE E LA SPESA È PIÙ FACILE

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

20
NOV
2018

“In tutta l’Unione europea i vegetariani e i vegani fanno fatica a individuare gli alimenti adeguati. Per decidere se acquistare un prodotto alimentare, sono costretti a studiare la lista degli ingredienti, facendo particolare attenzione agli ingredienti ambigui che potrebbero essere di origine animale o vegetale”.
Il 12 novembre è iniziata la raccolta di adesioni a una proposta di iniziativa popolare europea dal titolo “Etichettatura obbligatoria degli alimenti come non vegetariani/vegetariani/vegani”.
L’iniziativa dei cittadini europei, promotori della proposta, è stata ammessa dalla Commissione europea. Se entro un anno la proposta sarà sottoscritta, anche online, da almeno un milione di cittadini appartenenti ad almeno sette Paesi dell’Ue, la Commissione europea dovrà esaminarla e comunicare entro tre mesi le sue conclusioni giuridiche e politiche, l’eventuale azione che intende intraprendere e i motivi che la inducono ad agire o meno nel senso richiesto dai sottoscrittori.
Alla Commissione europea è stata fatta una semplice richiesta: apporre su tutti gli alimenti simboli grafici indicanti se si tratta di prodotti non-vegetariani, vegetariani o vegani.
Perchè si è avvertito questo bisogno a tal punto da farne formale richiesta alla Commissione europea? Necessità di semplificazione e chiarezza informativa direi.
Fare la spesa è diventato un momento da mettere in agenda. Sempre meno tempo da dedicare al benessere, sempre di più quello dedicato ai doveri quotidiani. Per cui, andare al supermercato per acquistare i prodotti non è una passeggiata. Spesso ci ritroviamo con prodotti che non avremmo voluto o dovuto acquistare, eppure il packaging - ovvero l’estetica della confezione - ci confonde, manipola, comunica un messaggio e ci fa mettere nel carrello un prodotto non voluto.
Colpevole il nostro cervello. Infatti, ricerche hanno dimostrato che il cervello di una persona che fa shopping è normalmente sovraccarico di informazioni. Al ventitreesimo minuto, in media, non riusciamo più a codificarle al meglio – ha spiegato l’amministratore delegato di SBXL, Phillip Adcock – così, se vediamo un cartello bianco e rosso pensiamo che l’articolo sia a buon mercato, perché questi sono i colori tradizionalmente utilizzati per saldi. Ed è per questo che circa un quinto di chi fa compere riempie il proprio carrello di prodotti in offerte speciali anche se costano di più dei prodotti normali".
Questo aspetto psicologico e la scarsa disponibilità di tempo a nostra disposizione, non ci permettono di leggere le etichette dei prodotti come vorremmo e quindi scegliere il prodotto migliore per le nostre esigenze. Anche chi è vegano o chi vorrebbe esserlo e prova a fare acquisti consapevoli di alimenti privi di latte, uova, carne e pesce, rischia di ritrovarsi con qualcosa che non avrebbe voluto comprare.
Il mercato dei prodotti destinati ai vegani o ai vegetariani è in continua crescita e le aziende se ne sono rese conto. E’ quindi assolutamente ovvia l’attenzione che mostrano nei confronti di questa tipologia di consumatori.
La proposta di etichettare il packaging con simboli inconfondibili che comunichino, subito e senza confusione, un prodotto come vegano, vegetariano o no è diventato essenziale.
Ad oggi, non esiste una definizione di legge che identifichi e separi in maniera chiara un prodotto vegano da un prodotto vegetariano e da un prodotto convenzionale.
Per questo motivo, ci si basa normalmente sui disciplinari delle diverse certificazioni, utilizzate dalle aziende, per comunicare al consumatore che il prodotto è adatto ad una alimentazione vegana. Eppure le indicazioni spesso sono fuorvianti. Cosa significa “può contenere tracce di latte, uova, pesce, ecc” o “contiene tracce di latte, uova, pesce, ecc.”?
Tali informazioni in etichetta potrebbero essere fuorvianti per il consumatore che molto probabilmente nella fase dell’acquisto si aspetta l’assenza di ingredienti di origine animale e non sa se procedere o meno all’acquisto.
Chiarezza informativa e semplificazione sono i bisogni primari del consumatore odierno, che per ragioni di salute (i celiaci ad esempio) o per scelte personali hanno il diritto di acquistare ciò che desiderano senza dubbi interpretativi.



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