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Elena Convertini/ L´unica tra 12

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

29
MAG
2015
Le sue credenziali? Giovane, mamma e moglie di un operaio dell’ILVA. E se pensate che non siano le carte giuste per fare politica, leggete quello che dice l’unica candidata martinese
L’unica candidata donna tra 12 candidati martinesi. Come mai, secondo te?
«Non sono per nulla fiera di questa cosa. Purtroppo la politica è uno degli ambiti più maschilisti e competitivi che ci siano, Martina Franca è una piazza molto importante e qui le donne semplicemente non hanno avuto spazio. Eppure penso che le donne possano dare molto alla politica, portando all’interno del dibattito politico un nuovo punto di vista, che è quello della cura dell’altro. Come figlie, sorelle, mogli e mamme siamo spesso abituate a pensare prima a chi ci sta intorno e poi, se rimane tempo, a pensare a noi stesse. Non sarebbe male introdurre questo modo di fare, prettamente femminile, all’interno delle amministrazioni. Inoltre c’è un gravissimo problema di rappresentanza, nel Consiglio Regionale uscente c’erano solo 3 donne su 70 consiglieri, e guarda caso hanno bocciato la proposta di legge elettorale sulla doppia preferenza di genere che avrebbe permesso l’ingresso in Consiglio di molte più donne. La legge è stata bocciata da uomini intenti a tutelare i loro interessi e la permanenza sulle loro care poltrone».
Sei anche giovane, mamma, disoccupata e moglie di un operaio dell’ILVA…
«Sì, ce le ho proprio tutte le carte sbagliate per fare politica, ma penso che se la gente si è così allontanata dalla politica sia perché i politici sono anni luce lontani dalle tribolazioni che affrontiamo noi comuni cittadini. La gente come me ha bisogno di essere rappresentata, ha bisogno di sapere che c’è qualcuno che darà voce al loro grido di aiuto. Io sono tornata 10 anni fa dall’Università e un lutto in famiglia ha cambiato i miei piani, ho deciso di rimanere e costruire qui la mia vita. Mi sono sposata e ho messo al mondo due bambini, e sto male quando sento i miei amici confessare che vorrebbero mettere su famiglia, ma non possono permetterselo. Che società è quella dove un giovane coppia non può permettersi di fare un figlio, dove non puoi più neanche sognare di comprare una casa? In questa campagna elettorale ho incontrato tanta gente sfiduciata, che non aveva alcuna intenzione di andare a votare, sono fiera di averne convinti tanti ad avvalersi di quello che non è solo un diritto, ma innanzitutto un dovere. Non si può dire “tanto siete tutti uguali” perché la differenza è evidente, il mio percorso politico è cristallino, è dall’età di sedici anni che milito a sinistra, senza mai cambiare casacca per opportunismo, non ho mai ricoperto cariche, non ho padri, padrini, sponsor e padroni che mi sostengono, se faccio un passo e se apro la bocca è perché voglio farlo e non perché devo tutelare l’interesse di qualcuno».
Tu che vivi sulla tua pelle il dramma dell’ILVA, come pensi che si possa risolvere?
«La provincia di Taranto dovrà affrontare delle sfide immani, dal punto di vista ambientale e occupazionale. L’unica soluzione possibile è tutelare l’ambiente e il lavoro insieme, senza compromessi. Occorre la volontà politica per farlo, per trovare le risorse, ambientalizzare e rilanciare la produzione di “acciaio pulito”. La tecnologia esiste, i soldi devono essere trovati e vanno spesi per l’ILVA e i lavoratori, e non dissipati con finte manovre di salvataggio che celano solo un inganno e una lenta eutanasia. Abbiamo già pagato troppo, la terra ionica ha dato tanto all’intera economia nazionale, non si può permettere che a malattia e morte segua la lenta agonia economica. Dobbiamo cercare al contempo di uscire dalla monocultura dell’acciaio, sviluppare l’industria turistica e culturale, far rinascere il comparto tessile e l’industria marittima riappropriandoci della centralità del porto di Taranto. Le istituzioni devono difendere con forza le vertenze dei lavoratori e non abbandonare le aziende che faticosamente resistono alla crisi, lottando seriamente contro l’evasione e la corruzione, attraverso bandi trasparenti, sburocratizzando i processi (gli imprenditori non possono continuare a perdere tempo dietro alle scartoffie, rimbalzando da un ufficio all’altro).
Bisogna continuare ad incentivare le aziende che assumono e finanziare ogni tipo di imprenditoria: femminile, giovanile, innovativa, degli over 50 che hanno perso il lavoro, dei diversamente abili con le loro famiglie, con progetti di finanziamento a fondo perduto. Occorre promuovere il praticantato retribuito negli studi professionali, per porre fine allo sfruttamento legalizzato dei giovani laureati. Fondamentale sarà anche promuovere la connettività gratuita e il potenziamento della banda larga per superare il Digital Divide».
 
Se fossi eletta, qual è l’ambito in cui spenderesti maggiormente le tue competenze?
«Per attitudine personale e caratteriale, sono sicura che mi batterei in primo luogo per la tutela delle fragilità, attraverso la lotta alla povertà e alla solitudine, potenziando la rete dei centri antiviolenza e dei consultori familiari, mettendo in campo interventi di protezione sociale delle persone con disabilità e delle loro famiglie, compreso il diritto allo studio, l’inserimento lavorativo, l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’assistenza medico sanitaria su misura. E’ necessario lottare contro la dispersione scolastica e investire nella prevenzione dell’obesità, della dipendenza da alcool, droga e gioco d’azzardo, perché per ogni euro speso in prevenzione se ne guadagnano quattro in spese sanitarie non sostenute nel futuro. Come dicevo all’inizio, come donna e come mamma, cercherei di prendermi cura degli altri».
 


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