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IL BIANCO E IL NERO/ IL VIAGGIO DEI NOSTRI "PICCOLI GULLIVER" SULLA "SCACCHIERA DI BROBDINGNAG"

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

27
LUG
2017

Le favole sono da sempre il metodo utilizzato per far comprendere in modo semplice e indelebile dalla memoria una verità morale.
Un gruppo di insegnanti di Educazione Motoria ed Istruttori FSI hanno pensato di impiegare una scacchiera gigante, come teatro della rappresentazione di storie fantastiche, ovvero di fiabe, per insegnare ai piccoli il rispetto delle regole e la consapevolezza di sé.
Questo processo di apprendimento è degnamente coadiuvato dal Nobil Gioco.



Chi, tra coloro che hanno letto le avventure narrate ne “I viaggi di Gulliver”, scritto da Jonathan Swift, non ha immaginato di trovarsi nelle terre sconosciute di Lilliput e di Brobdingang e di essere un gigante nel primo caso ed un moscerino nel secondo.
Pensate cosa hanno provato i nostri “piccoli Gulliver” quando, proprio dinanzi ai loro occhi, abbiamo svolto una scacchiera gigante delle dimensioni di 5m x 5m. Sicuramente si saranno sentiti come tanti Lillipuziani!
La “Giocomotricità su scacchiera gigante” è un progetto nato nel 2000 come attività psicomotoria, ideata da Alessandro Pompa, presso alcune classi della scuola dell’infanzia. Nel mese di Maggio, questa sorta di “rivoluzione scacchistica”, ha trovato compimento in un manuale edito da “Le due Torri” e scritto in collaborazione da Claudia Pulzoni, Irene Pulzoni, Paola Russo e Alessandro Dominici. Essi affermano che l’intento sia quello di rendere i bambini protagonisti e consapevoli delle proprie competenze senso-motorie, attraverso il gioco e l’uso di una intelligenza attiva.
Innanzitutto è molto importante che sia la classe intera a partecipare alle attività proposte, poiché l’obiettivo principale è quello di favorire la cooperazione e la socializzazione dei bambini. Mediante l’interazione che si sviluppa, si generano rapporti di collaborazione nel pieno rispetto delle varie personalità ed etnie. Ovviamente tutto ciò insegna l’osservanza delle regole del gioco, che si tramuta nell’ottemperanza delle leggi che impone la vita nei vari contesti sociali.
Gli autori, per giungere in modo diretto ed efficace alla mente dei bambini, creano un contesto magico, fiabesco, infatti utilizzano filastrocche e favole e si servono di disegni e cartelloni colorati, pupazzi, palle, nastri e tamburello per ritmare gli esercizi.
Questo progetto permette ai piccoli, dai quattro ai sette anni, di assumere competenze in materia scacchistica, giacché imparano a muoversi sulla scacchiera seguendo le coordinate, anche alla cieca, e i movimenti di tutti i pezzi, sperimentandoli passo dopo passo. Certamente questi diventano dati acquisiti che non potranno mai dimenticare; sarà difficile vedere una mossa illegale o un pedone retrocedere da bambini che provengono da lezioni di Giocomotricità.
Tra le tante peculiarità, si sviluppa senza dubbio una maggiore consapevolezza e un miglior controllo del proprio corpo. Si coltiva l’immaginazione, dote essenziale per giocare bene a Scacchi, anche se potrebbe apparire strano poiché contrasta con le dinamiche logiche e di ragionamento necessarie. Si sollecita la conoscenza delle direzioni verticale, orizzontale e diagonale; si ottimizza la capacità di concentrazione e quella di “problem solving”. Infine, aspetto decisamente fondamentale, si impara a sviluppare una strategia, abilità importantissima per approcciare al Nobil Gioco. E’ fondamentale, durante una partita, avere un piano, giusto o sbagliato che sia, perché l’errore di valutazione si può correggere ma l’assenza di obiettivi e di finalità, ovvero di immaginazione e logica, difficilmente si possono trasmettere. Queste doti si possono solo sviluppare e modellare, a partire dalla più tenera età, attraverso attività ludiche e, nella fattispecie, attraverso il protocollo didattico proposto da: Claudia Pulzoni, Irene Pulzoni, Paola Russo e Alessandro Dominici.
(Continua sul numero 31 del 4 Agosto di ExtraMagazine)
 



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