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IL BIANCO E IL NERO/GIOVANI DI OGGI, UOMINI DI DOMANI

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

1
MAR
2018

“Non educare i bambini nelle varie discipline ricorrendo alla forza, ma come per gioco, affinché tu possa anche meglio osservare quale sia la naturale disposizione di ciascuno.” (Platone)

Le aggressioni da parte dei genitori a docenti e a Dirigenti Scolastici, ultimamente sono diventate notizie all’ordine del giorno e tristemente conosciute. Dibattiti televisivi, interventi da parte di noti psichiatri e denunce, non trovano alcun riscontro in questa società, nella quale il rispetto delle regole sta diventando sempre più obsoleto.
Suscitano indignazione e ci scandalizzano, d’altro canto, le immagini di quelle insegnanti che picchiano i bambini, apparentemente senza alcun motivo, solo perché vittime di un esaurimento nervoso o semplicemente per durezza d’animo.
Premesso che non intendo affatto giustificare la latitanza nell’impartire l’educazione da parte dei genitori e la brutalità di coloro che dovrebbero provvedere alla formazione dei nostri figli, ritengo che gli esempi che ho citato poc’anzi costituiscano le due facce di una stessa medaglia.
Oggigiorno, per svariate ragioni, soprattutto per colmare presunte carenze affettive causate dall’assenza per lavoro di madre o padre, si ritiene giusto assecondare ogni richiesta dei figli e, soprattutto, non rimproverarli o punirli quando non si comportano secondo le regole o non compiono il proprio dovere.
Risultato? La maggior parte dei giovani ha la presunzione di poter agire come ritiene più opportuno per soddisfare il proprio egoismo; c’è poca abnegazione, totale incapacità e indisposizione al sacrificio, sia in relazione allo studio che allo sport.
Il dramma è che questa evoluzione è diventata evidentissima negli ultimi anni. Tale fenomeno si è diffuso letteralmente a macchia d’olio e non c’è bisogno di aspettare troppo tempo per vedere i risultati di questa educazione sbagliata, priva di severità e di provvedimenti educativi che dovrebbero plasmare il giovane.
Tempo fa fu coniata l’espressione “Bamboccione”, definendo così erroneamente i poveri sventurati costretti a vivere con i genitori per mancanza di un lavoro fisso, impossibilitati ad elaborare un progetto di vita a lungo termine. In realtà i “Bamboccioni” saranno, un domani, proprio la maggior parte dei bambini di oggi, alcuni dei quali si mostreranno incapaci di perseguire tenacemente qualsiasi obiettivo.
Il fenomeno degli insegnanti maneschi, ad esempio, oggi trova una tale risonanza non perché questi episodi non siano mai accaduti in passato, ma perché il genitore non è più disposto nemmeno ad accettare che un precettore rimproveri o prenda misure adeguate per punire i comportamenti errati dei figli. E’ ovvio che la violenza gratuita, soprattutto quella verso i piccoli indifesi, sdegni e disgusti tutti, me compresa, ma quante volte si è sentito che un genitore ha picchiato l’insegnante o il Dirigente Scolastico solo perché aveva rimproverato o assegnato un voto basso al figlio?
Quando la mia generazione era in età scolare, molto spesso i docenti, erroneamente, picchiavano i ragazzi, ma nessuno di noi è mai andato a lamentarsi col genitore e tantomeno quest’ultimo è mai intervenuto esautorando il maestro o il professore.
Ribadisco e premetto che i metodi punitivi che si basano sull’uso di pene corporali da parte degli insegnanti siano da condannare, però che mezzi hanno oggi i docenti per arginare l’esuberanza stucchevole dei giovani, per incentivarli a compiere il proprio dovere o per insegnare loro che i risultati si ottengono col sacrificio? Le attuali leggi li hanno privati di qualsiasi possibilità e i genitori di manica larga, certo, non aiutano. Il brutto voto nel profitto o nella condotta non costituisce più un deterrente, perché ad esso non fa seguito un provvedimento adeguato né da parte della scuola, né da parte della famiglia.
Ebbene, pur disdegnando i metodi che infliggono pene corporali, al contempo ritengo che l’unica strada che i genitori e gli insegnanti possano perseguire è quella della severità e della “consapevolezza”. Bisogna stimolare il giovane ad assumersi le proprie responsabilità, solleticando il suo senso autocritico. Metterlo dinanzi al proprio operato e chiedergli di darsi una valutazione obiettiva.
Il lettore si domanderà come siano implicati gli Scacchi in tutto ciò. Ebbene, a loro rispondo che innanzitutto il Nobil Gioco impone il rispetto delle regole, poi che abitua all’abnegazione e al sacrificio e, soprattutto, l’analisi della partita dopo averla giocata, sviluppa le capacità autocritiche e insegna l’autocontrollo.
Parafrasando Vittorino Andreoli: “È bellissimo educare, significa tirare fuori e non imporre, come spesso si crede” ed è proprio questo che l’Itria Scacchi e i suoi istruttori si sono posti come obiettivo, perché l’educazione non è solo rispetto delle regole ma anche degli uomini.

Marika Chirulli Presidente
A.D. Itria Scacchi
Sede: Via Pergolesi n° 48
Presso Associazione Arma Aeronautica
Telefono: 339-1606512
e-mail: itriascacchi@libero.it
Sito: www.facebook.com/itriascacchisegreteria
Pagina Facebook: AD Itria Scacchi

 



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