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Da gustare/ Strada mangiando

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

19
GIU
2015
Una storia lunga e non ancora interrotta, quella che fa dello street food un vessillo innalzato sulla migliore gastronomia italiana. Da questa settimana, per accompagnare l’attesa di Gnam, il festival europeo dello street food che si terrà a luglio a Martina Franca e Matera, proporremo alcune ricette tipiche che potrete ritrovare – e assaggiare -  durante l’evento.
 
Pani ca’ meusa
Sicilia
Scapolo o sposato, sempre buono è
Punta di diamante del cibo di strada palermitano è il  pani ca’ meusa, anticamente povero e ad appannaggio dei meno abbienti,.
Si tratta di una muffuletta – un panino morbido, profumato e aromatizzato in superficie dai semi di sesamo – condita con a meusa ovvero la milza di vitello. 
La milza viene prima bollita e poi affettata per essere fritta, rigorosamente, come vuole la tradizione, nello strutto o sugna. 
Procedimento che non richiede molto tempo e alla fine di questo, l’inevitabile domanda che si pone a chi è pronto a degustare il suo panino: schetto o maritato? Proprio così, perché il panino con la milza va servito schetto (scapolo) con il semplice limone spremuto sopra, o maritato (sposato) con formaggio e ricotta fresca.
 
Pita Gyros
Grecia
Molto più che un kebab
A prima vista potrebbe sembrare un kebab, il pita gyros invece, è un piatto greco che si differenzia dal cugino arabo per l'utilizzo della carne di maiale. 
Il gyros è la carne che viene infilzata in un grande spiedo verticale e cotta dopo esser stata marinata e condita con spezie e aromi.
La pita è una piadina che viene farcita con la carne, la salsa tzatziki, pomodori, patatine e cipolla.
Chiunque sia stato in Grecia lo ha sicuramente provato almeno una volta per strada take away o nelle classiche taverne servito al piatto.
 
 
Focaccia di Recco
Liguria
Sottile prelibatezza
Nel corso degli anni la Focaccia di Recco col formaggio è cresciuta di apprezzamento varcando in modo ormai così vasto i confini territoriali.
Un prodotto semplice e sano, con pochi ingredienti, lontano da ogni tipo di sofisticazione, eppure così difficile da riprodurre. Forse proprio per questo il riconoscimento IGP prosegue, grazie al forte legame del prodotto con il territorio, grazie alla manualità e alla naturalità con la quale i focacciai del luogo tirano le sfoglie, veri e propri veli che a vederli ci si chiede come facciano a maneggiarli, con quelle grandi mani, senza romperli.
Farina, formaggio fresco, olio extravergine, acqua e sale più un pizzico di segreto dell’essere focacciai recchesi (l’essere capaci!).
 
La paella
Spagna
Mare e orto 
 
L’origine della paella, come di tutti i piatti della cucina popolare di una specifica zona, non è altro che l’unione degli elementi di cui ciascun paese disponeva nei propri dintorni. Nell’area di Valencia c’era e c’è tuttora (anche se sempre meno) una ricca zona di orti da irrigazione che forniva verdure fresche ai suoi abitanti. Era inoltre comune allevare polli e conigli per il consumo familiare; i dintorni dell’Albufera e le limitrofi risaie fornivano il riso e offrivano la possibilità di aggiungere alla paella, di quando in quando, qualche elemento cinegetico. Se a questa favolosa dispensa aggiungiamo pesci e frutti di mare delle zone costiere, così come l’olio d’oliva proprio dell’area mediterranea, abbiamo tutti gli ingredienti con cui si realizzano la maggior parte delle paelle classiche. Ci mancherà solo un’altra cosa, il recipiente per cucinarli. E questo recipiente non è altro che la paella.
 
 


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