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OLIO DI PALMA/ C´è chi dice no

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

14
AGO
2015
Per motivi etici, ambientali o salutari: tra chi lo demonizza e chi lo gusta senza farsi troppi problemi, cerchiamo di capire chi ha ragione. Ormai onnipresente nella lista degli ingredienti degli alimenti, fa male o no? Lo abbiamo chiesto anche alla biologa nutrizionista
 
Ultimamente contro l'olio di palma si è detto di tutto e tra i consumatori è scattata la sindrome da olio di palma. L'olio di palma così come l'olio di semi di palma o di palmisto fa parte degli oli vegetali saturi non idrogenati ricavati dalle palme da olio la cui produzione proviene per l'86% da Indonesia e Malesia. Dal frutto della palma da olio si ricava l'olio e dai suoi semi si ricava l'olio di palmisto. L'olio di palma è tra i principali oli vegetali, da sempre usato in vari settori, viene oggi molto utilizzato dalle industrie bioenergetiche e chimiche, da quelle cosmetiche, farmaceutiche, di mangimistica e alimentrari e in quest'ultimo settore, che più ci interessa in questo caso da vicino, lo troviamo un po' ovunque: nella margarina, nelle piadine, nella cioccolata in barattolo, nelle brioches, nelle barrette, nei biscotti e in tantissimi altri alimenti (provate a leggere la lista degli ingredienti sulle etichette). Chiaramente non sta a noi dire se l'olio di palma faccia male o bene ma recenti studi e analisi hanno evidenziato che il consumo di olio di palma (soprattutto se quotidiano), grazie al consistente contenuto di grassi saturi, è dannoso per la salute perchè porta a un aumento del colesterolo LDL (una sorta di "termometro" i cui valori determinano l'entità dei rischi cardiovascolari). La legge per fortuna ha deciso di aiutare il consumatore in quanto da dicembre 2014 le aziende sono obbligate ad apporre sull'etichetta di ogni prodotto la presenza dell'olio di palma nella lista degli ingredienti contrariamente a quanto avveniva in precedenza quando si leggeva un generico "olii e grassi vegetali". Una ricerca della Società Italiana di Diabetologia ha evidenziato che alcuni acidi grassi contenuti nell'olio di palma possono danneggiare e distruggere le cellule che producono insulina sottoponendo soprattutto le persone obese e in sovrappeso al serio rischio di ammalarsi di diabete. Chi non la pensa esattamente così è l'AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) che ha promosso una campagna per far conoscere meglio l'olio di palma illustrandone presunti effetti positivi e salutari. L'Associazione, nelle 24 pagine dell'opuscolo scaricabile dal sito, spiega un po' tutto sull'olio di palma e lo descrive come un prodotto sostenibile perchè rispetto agli altri oli ha una migliore resa in olio di fronte al minor utilizzo di palme riducendo così il rischio di deforestazione che invece è alto per la produzione degli altri oli vegetali. Lo illustra inoltre come non dannoso per la salute in quanto, sempre secondo l'Associazione, quasi il 90% dell'olio di palma importato in Italia viene utilizzato da settori non alimentari, inoltre non influenza i sapori e le flagranze, prolunga la durata dei prodotti riducendo gli sprechi, dona cremosità e croccantezza a determinati alimenti e non ultimo il suo utilizzo è economicamente favorevole per le aziende che riescono a realizzare prodotti a costi contenuti per sè e per i consumatori. Insomma, se ci rifacessimo a quanto indicato nella campagna dell'AIDEPI che ha il sapore di "messaggio promozionale" dei prodotti di qualche grossa azienda che rischia di vedere precipitare il suo fatturato, dovremmo dormire sonni tranquilli. Noi invece ci sentiamo di invitare i consumatori al ragionato e consapevole consumo di prodotti e alimenti ritenuti "a rischio" come quelli che contengono l'olio di palma e come ha consigliato il WWF nella Giornata Mondiale dell'Alimentazione, a prestare più attenzione ai prodotti che si portano a casa perchè per l'ambiente e per la salute è meglio scegliere prodotti "oil free".
Per avere un parere autorevole abbiamo contattato un'esperta, la dottoressa Piera D'Elia, patologa clinica, biologa e nutrizionista e le abbiamo fatto qualche domanda sull'argomento.
 
Al supermercato ormai la quasi totalità dei prodotti contiente olio di palma, in molti casi in alternativa spesso troviamo tra gli ingredienti lo strutto. In casi come questo cosa fa più male e in quali altri casi l'olio di palma è da evitare?
«I rischi sono legati all’eccessivo consumo di grassi saturi e non a una singola fonte alimentare. L’olio di palma si è diffuso quando si è cercata un’alternativa alla margarina ed è oggi molto utilizzato perché assicura una buona fragranza a tutti i prodotti da forno. Il suo elevato contenuto di grassi saturi può raggiungere anche il 50% nel caso dell'olio di palma, derivato dai frutti, e l'80% nell'olio di palmisto, derivato dai semi. L’ingrediente è ricco di acidi grassi saturi, il cui consumo eccessivo risulta correlato a un aumento del rischio cardiovascolare e non è purtroppo controbilanciato da un'adeguata presenza di acidi grassi polinsaturi benefici ritenuti in grado di tenere sotto controllo i livelli del colesterolo LDL. Sostituirlo è possibile, ma in pochi casi si ottiene un reale vantaggio per la salute perché le miscele di olio aggiunti sono anch'esse ricche di grassi saturi. Il valido sostituto sarebbe l'olio extravergine di oliva».
 
Nei prodotti di svezzamento esiste un reale rischio per la salute dei neonati?
«Nei prodotti da svezzamento è contenuto sotto forma di miscele di oli aggiunti al latte vaccino (soia, mais, girasole, girasole ad alto contenuto in acido oleico, palma, colza ecc). Il punto cruciale è che non ha alcun senso prendere un componente da solo, ma bisogna considera l'insieme».
 
Un suo consiglio ai consumatori?
«La salute si può prevenire e curare a tavola, per cui iniziamo!».
 
Dottoressa la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato.
«Grazie a voi».
 
Un pensiero finale lo rivolgiamo alle mamme: quando acquistate per i vostri figli cereali, creme, crackers, merendine e quant'altro credendo di fare loro del bene ma anche i prodotti per neonati come latte e biscotti, leggete l'etichetta e spendete qualche minuto in più della vostra vita scegliendo delle alternative più sicure per la salute dei vostri bambini. 
 
 


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