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Carlo Pignatelli /Riso, patate e nozze

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

16
OTT
2015
Stilista di abiti da sposa? Sì, ma anche chef. Se non fosse stato il creatore di moda che tutti conosciamo,avrebbe fatto il cuoco! Ce lo rivela in questa intervista esclusiva, fra ricordi della sua infanzia salentina e nuovi progetti in giro per il mondo
 
 
“Se non avessi fatto lo stilista avrei sicuramente scelto di fare lo chef. E per un banchetto di nozze punterei sui miei capisaldi pugliesi: parmigiana di melanzane e tegame di riso patate e cozze!”.
Inizia in maniera goliardica l’intervista con il maestro Carlo Pignatelli, da più di 45 anni ormai bridal designer famoso in tutto il mondo, una istituzione per i neo sposi e grande maestro dell’eleganza.
Lo incontriamo a Ostuni dove ha deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza, insieme ad amici, dopo la fatica delle presentazioni delle nuove collezioni sposa e sposo per il prossimo 2016 (il 17 aprile a New York e il 25 maggio a Milano).
 
Benvenuto nella sua Puglia, maestro. Aprile a New  York, Maggio a Milano. Presentazione delle nuove collezioni sposa e sposo per il prossimo 2016. In particolare a cosa si è ispirato per questa sua ultima collezione?
«Per quest’ultima collezione mi sono ispirato ad un nuovo uomo eclettico, che grazie ai dettagli sartoriali e i colori decisi sappia sempre influenzare l’eleganza. Mentre per la donna l’ispirazione nasce dai volumi ottocenteschi, dai giochi di trasparenze e dagli intrecci di materiali che creano quella sartorialità che fa distinguere un capo».  
 
Quali sono i tessuti, le linee e i colori che lei predilige? E quali le tendenze 2015-16?
«Per la donna i tessuti sono sempre più leggeri con declinazioni del bianco, dell’avorio, del rosa antico allo zaffiro. Per l’uomo i colori diventano decisi con stampe dalle fantasie originali. La tendenza è la ricerca sempre più della sartorialità su ogni capo».
 
Cosa ha realizzato per Expo 2015 a Milano?
«Abbiamo anticipato i tempi presentando le nostre collezioni prima dell’EXPO, in modo da poter far visionare a clienti e appassionati di moda i nostri capi presso la nostra showroom di Milano».
 
Le sue collezioni spaziano dal mondo maschile a quello femminile. Da un po’ di anni anche in quello degli accessori, profumi, bijoux e abbigliamento per piccoli. Facendo una graduatoria, cosa le piace di più disegnare? Dove si diverte di più?
«Ovviamente ho una particolare attenzione per le linee uomo, che diventano a loro volta ispirazione per le altre linee, da donna, sino ai bambini, sino ai gioielli che da qualche mese sono anche in vendita on line».
 
Verso quali tipologie di uomo e di donna si ispira Carlo Pignatelli?
«Essendo specializzati nella cerimonia, è inevitabile che la nostra ispirazione parte da chi nei secoli ha dettato le leggi dell’abbigliamento, cioè case reali e dinastie importanti».
 
Quando ha capito che i suoi capi piacevano tanto?
«La differenza che notavo nella scelta dei capi dei miei clienti, è quella dell’apprezzare i dettagli sartoriali, i tessuti più ricercati e meno banali; da li ho capito che la gente aveva bisogno di qualcosa di nuovo, qualcosa da indossare dove poter riconoscersi a differenza dei soliti modelli e colori abituali».
 
Il 1995 segna lo storico sodalizio con  la Juventus per cui disegna le divise ufficiali. Il campionato mondiale di calcio 1998 e quello europeo del 2000 la vedono ancora protagonista. E poi ancora le squadre del Torino, dell’Olympique Marseille e della Roma. Quale il binomio che intercorre tra il calcio e il fashion?
«Da sempre i calciatori sono i beniamini dei tifosi, che spesso vengono visti in campo e poco fuori. Così ho pensato che un abito sartoriale potesse esaltarsi addosso a chi ha un bel fisico come i calciatori. Da li è nata la collaborazione con le squadre di calcio».
 
La sua azienda dispone di 16 boutique monomarca, 6 show room e 500 punti vendita plurimarca distribuiti tra Europa, Asia ed Africa. Quali obiettivi si pone a questo punto della sua già brillante carriera?
«L’obiettivo più interessante per me è entrare sempre più in sintonia con i miei clienti, nonché con i nuovi clienti per far apprezzare sempre di più la sartorialità dei capi e la qualità del made in Italy. Sono contento che anche nei paesi non europei si apprezzi questo stile».
 
Lei ha origini pugliesi. Quanto ha contribuito la cultura della sua regione nel lavoro che fa?
«Tantissimo. Dedizione al lavoro, amore per la propria terra, passione per il proprio lavoro, tradizione sartoriale, gusto forte e deciso».
 
Come era la sua vita a Latiano?
«La mattina andavo a scuola, mentre il pomeriggio mi recavo a Brindisi per lavorare in sartoria. Questa era la mia vita a Latiano. Ricordo ancora con piacere gusti e sapori dei piatti tipici che mangiavo».
 
A Torino la sua prima sfilata nel 1980. A Milano nel 1993. Negli anni a cavallo di queste due date non è mai stato tentato dalla “Capitale della Moda?”
«Ero arrivato a Torino per salutare dei parenti. Mi piaceva tanto e poi rispetto a Latiano la vedevo una metropoli. Il caos di Milano non mi ha mai affascinato. Così decisi di rimanere qui, dove ancora oggi mi trovo benissimo».
 
Torna qualche vota in Puglia? Quali sono i suoi rapporti con il suo paese di origine?
«Con piacere, ogni anno torno in Puglia nei mesi estivi per trascorrere le vacanze con amici e parenti».
 
Fin qui le risposte dello stilista Carlo Pignatelli. 
Ogni lettore potrà leggere fra le righe delle risposte fornite il personaggio che ne emerge. 
A noi preme, in questa sede, sottolineare ancora una volta la presenza di un nostro conterraneo che si è affermato a livello internazionale nel campo della moda portando a livello mondiale soprattutto l’immagine ancora affascinante e per certi versi misteriosa della giovane sposa che indossa il tradizionale, ma sempre nuovo e ricercatissimo abito del giorno delle nozze.
Non da meno, anzi con maggiore successo e produttività, il suo estro si estrinseca verso l’abito dello sposo nelle sue variegate e raffinate sfumature dal punto di vista stilistico e cromatico.
Ma Pignatelli è anche l’uomo che ha legato la sua figura al mondo dello sport avendo, come già letto, prodotto la divisa ufficiale della nazionale e di blasonate squadre di calcio italiane e internazionali.
L’ultima osservazione, ma altrettanto importante come le precedenti, riguarda la passione del maestro per la nostra buona cucina. E all’uomo meridionale puoi togliergli tutto ma mai la sua identità di cittadino di una terra che vanta una propria lingua, radicate tradizioni e una cucina da favola.
 
 


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