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UNA STORIA DEI NOSTRI GIORNI

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

12
FEB
2016
Guardai prima l’orologio e poi rivolsi lo sguardo al telefono che stava squillando. Erano passate le dieci di sera e il mio primo impulso fu quello di lasciarlo squillare: si sarebbero stancati, ma invece di smettere il telefono continuò a squillare e allora, più per la curiosità di sapere chi fosse, che per conoscere il motivo della telefonata, alzai la cornetta:< Pronto. >< Avvocato è lei? >Rispose una voce sconosciuta.< Si, chi parla? >< Mi scusi, ho bisogno di parlarle. >< Ma chi parla? >< Mi chiamo Tommaso Stavarea.>< A quest’ora? Sto andando via. >Gli dissi, infastidito.< Per favore mi ascolti. >< Senta, io sto per uscire. Chiami la mia segretaria e prenda un appuntamento. >< No. Ho bisogno di vederla subito. >< Come le ho detto sto andando via. Mi ha trovato per caso. >< Le faccio perdere solo pochi minuti. Per favore. >< Dove si trova adesso? >Chiesi, per troncare la conversazione e nel frattempo trovare una soluzione.< Sono sotto il suo studio. >< Senta mi aspetti al bar all’angolo. >Ero solo e non volevo farlo salire.< Grazie avvocato. >
Entrando nel bar, a quell’ora quasi deserto, notai una persona che appena mi vide mosse verso di me.Era un signore sulla sessantina, non elegante ma dai modi distinti.< Buona sera. Cosa posso fare per lei? Non poteva aspettare domattina e prendere un appuntamento? >Chiesi.< No, ho bisogno di parlarle subito. Ho bisogno del suo aiuto. >Ormai rassegnato lo invitai a parlare del suo problema.La storia era semplice: la sua era una famiglia come tante, normale. Lui lavorava come autista-fattorino alla camera di commercio ed era ormai prossimo alla pensione; la moglie, una ex impiegata delle poste, era stata colpita da un ictus e da più di un anno non si alzava dal letto. Avevano una sola figlia, Elena. Ed era proprio di questa figlia che il signor Stavarea voleva parlarmi. Una mattina, infatti, uscito dall’ufficio per delle commissioni, l’aveva notata ferma ad una fermata dell’autobus, mentre lui pensava fosse a scuola. Preoccupato si era avvicinato per chiederle spiegazioni, ma prima di poterla raggiungere era già salita su una macchina di grossa cilindrata e svanita nel traffico. Tornato a casabuttò lì la domanda: - Com’è andata oggi a scuola?- Bene, perché? -Rispose la ragazza.- A che ora sei uscita? -Da dove? - Da scuola.-Insistette il padre.- Papà, a che ora vuoi che sia uscita. Alla solita ora. Alle tredici. Ma perché tutte queste domande? Nulla. Così, chiedevo. -Il padre non aggiunse altro, ma il giorno dopo non andò al lavoro. Si recò invece alla scuola della figlia e il preside, sentite le motivazioni, chiamò gli insegnanti di inglese e d’italiano, i quali, scuotendo la testa, gli fecero vedere il registro delle presenze e i voti del primo trimestre: risultava che a scuola ci andava saltuariamente e che i voti erano la logica conseguenza di quelle assenze. Quando la sera cercò di fare ancora qualche domanda la figlia infastidita gli rispose che andava tutto bene. Ma di notte rincasava sempre più tardi e ormai non faceva mistero nemmeno delle assenze a scuola. Il padre, preoccupato si improvvisò allora investigatore e così scoprì un’identità sconosciuta della figlia. Pedinandola ebbe conferma di ciò che temeva e che non avrebbe mai immaginato potesse accadere a sua figlia. Scoprì che frequentava degli spacciatori e che lei stessa faceva uso di sostanze stupefacenti e che per procurarsi le dosi quotidiane spacciava e a volte si prostituiva. 
Vedendo due grosse lacrime rigare il suo volto, chiesi:< E io cosa dovrei fare? >< Ci parli lei. >< A chi? >Chiesi stupito.< A mia figlia. >< E cosa dovrei dirle? >< Non so. Le dica che sta sbagliando. Che si è messa su una cattiva strada. Mi aiuti. A me non ascolta e la madre è in quelle condizioni.>< Sarebbe dannoso e soprattutto sbagliato. Un estraneo che si intromette nei fatti di una ragazza così giovane. No, è da escludere. Non si otterrebbe nessun risultato, anzi, sarebbe peggio. Alla sua età ci si confida solo con i propri coetanei e si diffida di tutti gli altri. Figuriamoci degli estranei, per giunta grandi e avvocati, poi. >< E cosa posso fare? >Mi chiese ansioso.< Mi dia il tempo di pensarci. Non precipitiamo le cose. Un passo falso provocherebbe degli effetti ancora peggiori. >< E se andassi alla polizia? Forse potrebbero aiutarmi loro. >Chiese ancora il signor Stavarea.< Se va alla polizia e racconta quello che ha detto a me, sua figlia vaa finire dritta in un centro per tossicodipendenti, se non proprio in un carcere minorile: spaccio, prostituzione, probabile associazione a delinquere. >< E allora? Non posso mica starmene con le mani in mano mentre mia figlia si sta rovinando. Lo capisce questo? >Mi interruppe, piangendo.< Certo che lo capisco. Mi dia un po’ di tempo. Per prima cosa parlerò con un medico, una psicologa. Mi farò consigliare da lei. Mi dia qualche giorno e intanto stia calmo e soprattutto non assilli la ragazza. >
Il mattino chiami Barbara, una mia ex, per chiederle un consiglio.< Si. Pronto. >< Ciao Barbara, come stai? >< Ciao Armando. Bene, grazie e tu? >< Bene. Senti…>< Sei di nuovo piombato in una crisi esistenziale o ti manco e per questo hai deciso di chiamarmi? >< No. Va tutto bene. Però avrei bisogno di un favore. Ti dovrei parlare di un cliente che ha un problema con la figlia.>Le raccontai tutto quello che sapevo sulla ragazza e poi attesi la sua risposta.< Allora vuoi parlare al medico, non a me. >< Dai, smettila. Quando possiamo vederci? >< Decidi tu. Io sono sempre disponibile per te, lo sai. >< Allora domani pranziamo assieme, ti va? >< Va bene. >< Ok. Allora ci vediamo domani al Sagittario verso le tredici, d’accordo? >< Speravo ti fosse rimasta un po’ di galanteria per venirmi a prendere. >< Ok. Va bene. Allora alle tredici, sotto casa. >< Vedi? Così va già meglio. >
Il giorno dopo all’una ero sotto casa sua che la stavo aspettando: < Sali tu. >< Non sei ancora pronta? >< Sali. >Insistette e in tavola trovai tutto pronto. < Perché ti sei voluta disturbare? >< Se dobbiamo parlare di lavoro è meglio farlo qui. Allora a che devo questo onore?< Una ragazza. >< Ah. Complimenti. E lo vieni a dire proprio a me. >< Cioè, Come ti ho anticipato, un mio cliente, il padre di questa ragazza, è venuto da me per chiedermi aiuto, un consiglio. Ha una figlia che va al liceo. Si droga e per racimolare i soldinon fa altro che spacciare e prostituirsi. Solita solfa. >< Avvocato tu sei andato subito al dunque, ma non sarebbe meglio parlare prima della parcella, o ti fidi di me? Ti avverto che il mio onorario negli ultimi tempi è cresciuto moltissimo, a dismisura. >Mi disse sorridendoe con quella vocetta ironica che conoscevo bene.,Tornai a chiederle, lasciando cadere l’ironia.< Fammi parlare con la ragazza e poi ti saprò dare una risposta. Devi trovare il modo di farmela incontrare senza insospettirla, però. >
Dopo qualche giorno Barbara mi chiamò per darmi dei ragguagli sull’incontro che aveva avuto con la ragazza. Infatti, con la complicità del padre, avevamo fatto in modo che la ragazza accompagnasse la madre ad una visita specialistica e in quell’occasione Barbara era riuscita, senza insospettirla, a farsi un quadro della situazione.< Ciao Barbara. >< Ho parlato con Elena. >< Allora che ne pensi? Sei riuscita capirci qualcosa? >< C’è poco da capire. Fa uso di stupefacenti; ha iniziato col fumo, è passata alle pasticche ed ora è alla cocaina. >< Come sei riuscita a farla parlare. >< E’ recuperabile? >< Forse. Ma se continua a frequentare l’ambiente attuale, no. >< lo immaginavo. >< No, perché la stanno trascinando sempre più in basso. In una spirale senza uscita. >< Che consigli ? >< Ho cercato di metterla a suo agio. Di farla parlare. Le ho detto che ero una psicologa e lei, dopo il primo momento di diffidenza, si è lasciata andare. Me lo ha detto lei che fa uso di cocaina. Ed è consapevole del pericolo che sta correndo frequentando quei tipi. Vorrebbe uscirne, però non sa come fare. Ha il timore che da un momento all’altro possa accadergli l’irreparabile e ha paura degli spacciatori.< Storie sentite e risentite. Tu cosa ne pensi? >< Ad Elena ho parlato chiaro e le ho detto dove sarebbe andata a finire se non ci mette rimedio. Ha detto di essere consapevole della gravità della situazione ed è stata lei a chiedermi aiuto. E mi ha assicurato che sarebbe tornata per curarsi. E in effetti questa mattina è tornata e tanto per non smentirsi, saltando le lezioni a scuola. E’ venuta da sola. Buon segno. Oggi si è aperta e abbiamo parlato più approfonditamente della volta scorsa. Mi ha raccontato del rapporto prima difficile ed ora inesistentecon la madre e il muro contro muro con il padre. >< Conclusione? >< Conclusione? Niente. Dobbiamo rivederci. Per ora le ho prescritto solo dei tranquillanti. < E al padre cosa posso dire? >< Digli che la tua amica psicologa l’ha presa in cura. Che la figlia reagisce bene. Di stare tranquillo, di avere fiducia e soprattutto pazienza. >< Grazie. Sei un angelo. >< Un angelo? Un angelo che ti costerà una fortuna. >Aggiunse ridendo prima di chiudere la comunicazione.
Un sabato mattinami chiamò un maresciallo:< Avvocato Nardi buon giorno. Sono il maresciallo Febbrari, disturbo? >< No, mi dica maresciallo >< Potrebbe venire qui in caserma, per assistere dei perdigiorno fermati questa notte? >< Di che si tratta? >< Al solito avvocato. Quattro ladruncoli presi in fragranza di reato. >< Sarò lì per le undici, va bene? >< Va benissimo, grazie. >Gli arrestati erano quattro ladri sorpresi a scassinare un bancomat ed essendo già stati difesi da me,avevano richiesto la mia presenza. Arrivando incaserma mi imbattei in una persona che appoggiandosi con la mano alla parete e tenendo nell’altra una busta di plastica, si stava trascinando verso l’uscita.< Signor Stavarea. >L’uomo si girò e riconoscendomimi salutò.< Buon giorno avvocato. >< Che ci fa qui signor Stavarea? >< Cosa ha ritirato? >< Borsetta, documenti, cellulare. >< Non ha saputo? >< No. Cosa dovrei sapere? >< Ne ha parlato anche la televisione.>< Non so nulla. Ma mi dica, perché è venuto a ritirare le cose di Elena? >< Perché sono intervenuti loro. >< E sua figlia dov’è? >A questa domanda chinò il capo e scoppiando a piangerel’uomo rispose:< Elena è morta. >< Morta? Quando? Come è successo? >Chiesi sbigottito.< Dicono overdose, alcool e altre porcherie messe insieme. >< Quando è successo? >< E sua moglie? >< Mia moglie non ne sa nulla. >
Lo presi sotto braccio e assieme ci avviammo verso l’uscita.< Posso aiutarla? >< Ormai è morta. >< Dove deve andare? >Gli chiesi. < Sto andando al cimitero. >< No grazie. Mi scusi, ma sento il bisogno di stare da solo. Per il suo disturbo passo uno di questi giorni, ma ora, abbia pazienza, devo andare. >< Non ha niente da regolare signor Stavarea. Stia tranquillo. Ora pensi a sua moglie. >< Lo farò. Ma lei ha bisogno di poco sa. Il problema adesso è il mio. >< Lo so. Deve farsi forza. Lo faccia per Elena. >< Ci proverò avvocato, ma non sarà facile. Arrivederci. >
Tornato a casaprovai a non pensarci più, ma non riuscendoci cercaidi distrarmi visionando i fascicoli di quei quattro fermatinella notte e poichiamai Barbara:< Pronto, Barbara. >< No grazie. Volevo solo salutarti. >< Grazie della telefonata. Ah, a proposito, sai Elena…>< Lo hai saputo? >< Cosa? No, volevo dirti che è una settimana che non si fa sentire e non sono nemmeno riuscita a mettermi in contatto con lei. Il cellulare è sempre spento. >< Lo so. >< Sai cosa? >< Che il cellulare è spento. >< E perché? >< Ti ho chiamata anche per dirti questo. >< Non capisco. >< La ragazza l’hanno trovata qualche giorno fa in casa di un tizio e la notte è morta in ospedale. Overdose…e questa mattina ho incontrato il padre che stava uscendo dalla caserma. Era uno straccio, poveretto. >
Mentre le stavo raccontando dell’incontro con il padre di Elena, attraverso il telefono mi giunsero i suoi singhiozzi.< Povera ragazza... >< E’ dispiaciuto anche a me. >< E lui? >< Lui? Il padre, dici? Il padre è ridotto che peggio non si può. Se lo avessi visto, è invecchiato di dieci anni. Prima la malattia della moglie e ora la morte della figlia lo hanno definitivamente distrutto. Non aveva che lei. Le voleva bene, anche se magari non riusciva a comunicarglielo. Stava per lasciare il lavoro per la liquidazione, perché voleva che la figlia si curasse in comunità. >
La morte di Elena aveva scosso entrambi ma aveva anche, in un certo qual modo, determinato un nostro riavvicinamento. Capii che in lei qualcosa era cambiando dalle continue attenzioni che mi riservava sempre più spesso e senza che nessuno di noi due potesse stabilire chi lo avesse iniziato, alla fine il discorsoscaturì spontaneo e naturale mentre stavamo cenando e il mattino successiva, sorseggiando il caffè e guardandoci negli occhi, decidemmo di riprendere insieme il cammino che avevamo interrotto anni prima.
 


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