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IL BIANCO E IL NERO/ L´ORIGINE DEL NOBIL GIOCO E´ NEI CHICCHI DI GRANO

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

12
GEN
2017
“Non senza ragione del gioco degli scacchi non si conosce l'origine. Esso probabilmente preesisteva all'apparire dell'uomo sulla Terra e forse anche alla creazione del mondo. E se il mondo ripiomberà nel caos ed il caos si ridissolverà nel nulla, il gioco degli scacchi rimarrà, fuori dello spazio e del tempo, partecipe dell'eternità delle idee. (Massimo Bontempelli, La donna del Nadir, 1924).”
 
 
In una serata di Gennaio fredda, quando un manto bianco ricopre i tetti, le strade e le campagne, cosa c’è di meglio di una bella partita a Scacchi a scaldare le menti? Ancor più emozionante è narrare le favole ai bambini, magari seduti accanto ad un bel caminetto scoppiettante. Come si possa fondere Nobil Gioco e favole, al lettore sembrerà molto strano, invece è semplicissimo, perché l’origine degli Scacchi si perde nella leggenda.
Innanzitutto vorrei riportare due celeberrime frasi, una di Jorge Luis Borges che asserisce: “Dio muove il giocatore, che muove il pezzo. Ma quale “dio”, dietro “Dio”, questa trama ordisce di polvere e di tempo, di sogno e di agonia?” (da Scacchi, L'artefice, 1960), e l’altra di M. Burla “Gli scacchi furono inventati da Dio in un giorno in cui era particolarmente creativo e al contempo un po' infuriato con l'essere umano.” Da queste due espressioni si intuisce quanto complesso, affascinante e misterioso sia il gioco degli Scacchi; soprattutto si comprende ciò che Massimo Bontempelli ha scritto ne “La donna del Nadir”. Egli asserisce che del Nobil Gioco non si conosce l’origine, anzi che per la sua complessità, infinità e irresolubilità sia sempre esistito, rimanendo fuori dallo spazio e dal tempo, eterno come eterne sono le idee.
Bellissima questa prospettiva che si delinea dinanzi all’ascoltatore o al lettore, rende più affascinante ed intrigante il mistero sulle origini del gioco, al punto che tutte le fonti, dalla stampa della “Federazione Scacchistica Italiana” al blog de “Il Fatto Quotidiano”, narrano ben tre racconti differenti. Cercherò di rendere nel modo più fedele possibile una sintesi tratta dai suddetti documenti.
Da alcune testimonianze archeologiche risulta che l’antenato del Nobil Gioco sia il “Chatarunga”, seguito dal “Chatrang”, entrambi ideati in India fra il IV e il V secolo d.C. Successivamente, nel VI secolo, il Chatrang fu esportato in Persia dai conquistatori arabi, che lo denominarono “Shatranj”, per poi giungere in Europa.
Naturalmente i reperti sono stati tutti datati con il 14C per una maggiore precisione delle date e della storia, giacché alcune contraddizioni non tardarono ad emergere. Oggi con sicurezza si può asserire che gli Scacchi siano nati in India e lì abbiano trovato una buona diffusione, sino ad essere più tardi diffusi nei territori arabi ed europei. Addirittura dai dipinti e dai reperti sembra che esistesse una versione che si giocava con l’ausilio dei dadi; successivamente, invece, si valutò molto l’aspetto matematico del Nobil Gioco, trasformandolo in soluzioni di posizioni precostituite, come si fa oggi quando dopo le lezioni teoriche si passa alla pratica. 
La tradizione vuole che l’inventore del Chatarunga si identifichi in Sissa, figlio del re indiano Daher. Nelle varie leggende che mi accingo a narrare, quest’ultimo compare o nei panni di un ministro, o di un dignitario di corte o altro.
Un anonimo scrittore vissuto durante il Regno di Timur (1370-1405), che era un condottiero turco-mongolo, o forse negli anni seguenti, ci ha trasmesso mediante un’opera incompleta, queste tre diverse storie, riprese e raccontate da Arnous de Rivière (1830-1905), un famoso scacchista francese, nel volume: “Nuovo manuale illustrato del giuoco degli scacchi. Leggi e principi. Classificazione degli esordi e fini delle partite”.
Quello che segue è un breve riassunto della prima novella, tratto dal blog de “Il Fatto Quotidiano”.
“C’era una volta Sissa, primo ministro del giovanissimo figlio del re Fur, salito al trono dopo la morte del padre. Egli ha il compito di istruirlo velocemente nell’arte della guerra, e risolve il problema con un corso accelerato di Scacchi. Il monarca, imparato il gioco, ha la meglio anche lui sui suoi nemici e, tornato a casa, s’infatua del passatempo che l’ha salvato e, con lui, ha salvato il suo regno.”
Ebbene cari lettori questo è solo un brevissimo assaggio della trilogia che narra l’origine del gioco degli Scacchi. Forse è la meno appassionante, nonostante spieghi l’origine di una grande passione, ma è solo un preambolo delle vicende più interessanti che vi riferirò la prossima settimana nella mia rubrica.
(Continua nel numero 3 di ExtraMagazine del 20 Gennaio)
 


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