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IL POLITICO ATTORE

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

26
OTT
2017

Questa settimana, in risposta ad un lettore, si parla di comunicazione politica. Mediatizzazione e implicazioni emotive.

Se non sbaglio una volta lei disse che il politico deve essere un po’ attore. Questo vuol dire che secondo lei il politico finge sempre e comunque?
Francesco


Un politico è innanzitutto un comunicatore. Nella biografia di tanti grandi protagonisti della politica odierna possiamo rinvenire esperienze giornalistiche, televisive e finanche attoriali. D’altronde, alcune scuole di formazione politica già prevedono in programma delle vere e proprie lezioni tenute da professionisti dello spettacolo. Fin qui siamo tutti d’accordo.
Ma, perché? Perché fondamentalmente esistono due modi di comunicare in pubblico: c’è chi parla alla ragione, c’è chi parla alle emozioni. Questa è una semplificazione, mi direte. È vero! Infatti, non esiste una modalità comunicativa puramente razionale e un’altra puramente emozionale: ogni buon comunicatore si muove sull’uno e sull’altro versante, magari darà più rilievo ad uno dei due, ma, anche volendo, non potrà mai trascurare l’altro.
La comunicazione razionale è argomentativa, tendente al ragionamento scientifico: si cerca di dimostrare con la logica una tesi basata, solitamente, su evidenze che provano determinati fatti.
La comunicazione emozionale, d’altro canto, possiede anch’essa una sua logica. Le emozioni, infatti, inducono per definizione una risposta adattiva ad un dato evento ritenuto problematico. Ad esempio, il signor X vede un leone, ravvisando in esso un pericolo si spaventa, quindi decide di cambiare strada. La paura, in questo caso, ha salvato la vita al nostro signor X. Essa, come tutte le altre emozioni, è funzionale alla sopravvivenza, all’adattamento: per questo si parla di risposta “adattiva”. Quindi, le risposte adattive elicitate dalle emozioni risultano immediate e irriflesse, ossia esse vengono gestite soprattutto dai primitivi circuiti subcorticali. Ciò implica un coinvolgimento secondario dalla corteccia cerebrale: la parte del cervello che presiede alla razionalità pura.
Tornando alle nostre competenze attoriali, le ricordo che tra gli scopi dello spettacolo, e più in generale dell’arte, troviamo proprio quello di dare piacere emozionando. Ovvio, le emozioni suscitate dalla fruizione artistica, scaturendo da un contesto artificiale, perdono il loro valore adattivo per divenire puro piacere. Per esempio, il signor X, al cinema, si spaventa, seppur poco, del leone che vede sullo schermo, ma non scappa, se ne compiace in maniera sottile.
La competenza attoriale, parte integrante dello spettacolo, consiste appunto nel saper suscitare nel pubblico delle emozioni attraverso l’utilizzo di opportuni accorgimenti: mimici, cinesici, intonativi etc. E anche il politico, nel proporre la propria versione della realtà, è tenuto, pena l’inefficacia, a drammatizzarla, quindi a connotare emotivamente la narrazione e l’argomentazione. Ad un determinato fatto viene associata un’emozione: disgusto, gioia, sorpresa, compassione, senso di giustizia etc. Emozione che possa motivare nella gente una risposta adattiva, ossia la mobilitazione di quelle risorse atte al fronteggiamento del problema stesso. Ad esempio, c’è un ingiustizia, il politico la evidenzia e la connota emotivamente, la gente, opportunamente sensibilizzata, avanza delle istanze per risolverla.
E, ultima ma non ultima, l’onestà intellettuale. Il politico, sempre dalla propria legittima posizione, deve, oltre che attenersi alla veridicità dei fatti, anche saper dosare responsabilmente la comunicazione razionale e quella emotiva: l’eccesso nella prima porta all’aridità del discorso; l’eccesso nella seconda, alla sregolatezza. Invece, le emozioni razionalmente educate sollecitano la riflessione sui temi, quindi l’azione assertiva in conformità alle regole del confronto democratico. Ragione ed emozione, mente e corpo, imprescindibili in ogni discorso umano, devono allora integrarsi armoniosamente, sorreggersi a vicenda, motivare la partecipazione collettiva così come già improntano l’agire dell’uomo equilibrato.



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