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POSSESSIONI

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

7
DIC
2017

La possessione demoniaca. Evento patologico o sovrannaturale? Una questione in bilico tra fede e ragione.

Un tempo, prima che le spiegazioni scientifiche cominciassero a essere formulate, si credeva che le emozioni, specie quelle forti e irruente, avessero un’origine esterna all’uomo. Ad esempio, l’innamoramento era considerato opera di Cupido, tant’è che tutt’oggi si usa ancora alludere in senso figurato allo strapotere delle sue proverbiali frecce. E lo stesso discorso valeva pure per la paura, l’ira e l’odio, anch’esse considerate dagli antichi presenze esterne (e divine) che si presumeva si impossessassero, di tanto in tanto, del corpo dei mortali. E un discorso per molti versi analogo era invalso pure come spiegazione delle patologie, sia fisiche che psichiche. Gli dei omerici dispensavano salute e malattia a loro piacimento; e il Diavolo della Bibbia non fu da meno: è scritto che proprio egli indusse Giobbe in tentazione infliggendogli innumerevoli disgrazie e, appunto, malattie (Giobbe 2:7). O meglio, fu Dio stesso che glielo permise (Giobbe 2:6)… Ma, digressioni bibliche a parte, quel che ci interessa ai fini del nostro discorso è che forti emozioni e patologie venivano allora spiegate come effetto dell’intervento, sull’uomo, di forze a lui esterne, forze sovrannaturali, poco importa se divine o demoniache. Tutt’oggi in tante culture pre-scientifiche – dove non vige una netta distinzione tra anima, mente e corpo – molte alterazioni, fisiche o mentali, maligne (ad. es. possessione) o benigne (estasi meditativa, visioni spirituali etc.), ven­gono ancora ricondotte a un’origine sovrannaturale, ossia alla detta influenza di entità astratte,

Nella cultura cattolica odierna questo discorso, rivisto e corretto, interessa soprattutto il fenomeno delle cosiddette “attività diaboliche straordinarie” (infestazioni, ossessioni, vessazioni), tra cui spicca per notorietà la possessione demoniaca, il cui sospetto rimane circoscritto soltanto a delle manifestazioni psichia­triche ben precise, caratterizzate da sdoppiamento della personalità, eccitamento maniacale, abnorme avversione per il sacro, tendenze deliranti e linguaggio disorganizzato.

Da un punto di vista strettamente clinico questo quadro sintomato­logico può sottendere diverse condizioni. Innanzi­tutto non bisogna escludere a priori che in taluni casi la presunta possessione possa essere il risultato di una messinscena più o meno intenzionale, determinata, se non da un copione culturalmente definito, semplicemente dall’esigenza isterica di catturare l’attenzione altrui. In altri casi ancora, invece, la presunta possessione può risultare attribuibile a un fenomeno di natura dis­sociativa; quindi a uno stato temporaneo di alterazione della coscienza (trance); oppure a un fenomeno dis­sociativo più profondo, in cui coesistono nello stesso individuo molteplici identità tra loro contrapposte, a ognuna delle quali corrisponde uno specifico flusso di pensieri ed emozioni. Nei casi di psicosi, infine, la convinzione di essere posseduti da un’entità trascendente può strut­turarsi come delirio attraverso il quale l’individuo affetto cerca di spiegare a sé stesso quella sgradevole sensazione di sentirsi pervaso da vissuti ideativi ed emozionali tanto intensi e incontrollabili da sembrargli, appunto, esterni. In ogni caso l’identità diabolica – che sia frutto di psicosi, dissociazione, isteria o di teatralità più o meno ritualizzata – si presta sovente quale sfogo di contenuti libidici e ag­gressivi non altrimenti esprimibili nel contesto culturale dell’interessato.

La Chiesa d’oggi, consapevole della possibile influenza di tali processi più o meno patologici, affronta il tema controverso della possessione in maniera abbastanza ragione­vole e cauta, cercando di non travalicare il confine tra credenze ed evidenze, tra fede religiosa e ragione scientifica. Pertanto si avvale sovente della consulenza di esperti in psicopatologia (psicologi, psichiatri) che offrono ai sacerdoti un valido aiuto nell’inquadramento diagnostico dei casi di sospetta possessione, che assai spesso si scopre essere riconducibili a questioni più psichiche che spirituali.

In ogni caso è importante che l’aspetto religioso rimanga sempre distinto da quello psicologico e medico. Perché fede e ragione, sebbene volte entrambe al bene di chi soffre, devono giocoforza mantenersi nei rispettivi ambiti di competenza.



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